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Crowdfunding ed equity crowdfunding, che cosa sono e come funzionano

Si tratta di una colletta 2.0: un insieme di persone conferisce denaro per finanziare un progetto attraverso siti internet dedicati. Ecco le differenze tra i 4 modelli (donation, reward, lending ed equity) e che cosa prevede il regolamento della Consob

Pubblicato il 13 Ago 2016

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56 milioni e 782mila euro raccolti nel 2015 contro i circa 30 milioni del 2014: una crescita, quella del fenomeno del crowdfunding, che, secondo il “Crowdfunding in Italia – Report 2015” dell’Università Cattolica di Milano, in italia sfiora il 195%. Secondo lo studio, nella stragrande maggioranza dei casi i fondi sono stati raccolti con uno dei modelli “classici” di crowdfunding, ma inizia a essere rilevante anche l’ultima frontiera del settore, l’equity crowdfunding, il cui valore lo scorso anno ha raggiunto 1.637.631 euro (il 2,88% del totale).

Crowdfunding, tutte le piattaforme attive in Italia (e come usarle)

Ma che cos’è di preciso il crowdfunding, e come funziona? Semplificando molto, si tratta di una sorta di colletta 2.0: il termine infatti indica il procedimento attraverso il quale un insieme di persone (crowd, cioè folla) conferisce denaro (funding) per finanziare un progetto o un’iniziativa. Il tutto utilizzando siti internet dedicati a questo modello di finanziamento. Mentre in molti Paesi del mondo il fenomeno non è soggetto a leggi o regolamenti specifici, l’Italia – primo Paese europeo a farlo – si è dotata di un regolamento approvato dalla Consob nel giugno 2013 e modificato lo scorso febbraio. La normativa è però relativa solo al cosiddetto equity crowdfunding, attraverso il quale si finanziano le startup innovative ricevendo in cambio una quota di partecipazione nell’impresa.

I MODELLI DI CROWDFUNDING. Benché a livello globale le forme di crowdfunding siano molteplici, i modelli che si sono affermati nel corso degli anni sono sostanzialmente quattro: donation, reward, lending e, ultimamente, anche l’equity. Ma si sta diffondendo anche un ulteriore modello, chiamato royalty based, grazie al quale finanziando un’iniziativa si riceve in cambio una parte dei profitti.

donation crowdfunding. Si tratta del modello più semplice e più antico: consiste nell’effettuare donazioni (generalmente a enti e organizzazioni del settore non-profit) per sostenere cause sociali o attività di diverso genere. In questo caso, il crowdfunder (cioè il donatore) non ottiene nessun tipo di ritorno.

reward crowdfunding. Questo modello è il più diffuso nel mondo (funziona su questo principio, ad esempio, Kickstarter.com, una delle piattaforme più note al mondo nel settore), e consiste nel finanziare un progetto ricevendo in cambio una ricompensa non in denaro, come un prezzo promozionale per il prodotto che si sta finanziando, oppure un autografo, o una maglietta personalizzata dell’iniziativa.

lending crowdfunding. Lo sviluppo del crowdfunding ha portato anche all’introduzione di questo modello, che consiste in un prestito di denaro tra privati (chiamato anche social lending o P2P lending) senza far ricorso alle banche, ottenendo quindi tassi più agevolati rispetto ai finanziamenti tradizionali.

equity crowdfunding. È il modello più recente di crowdfunding, e anche il più articolato e complesso: si tratta di un finanziamento “dal basso” al capitale d’impresa, e il crowdfunder ottiene una quota di partecipazione nella startup innovativa (l’unica impresa finanziabile in Italia con questo modello di investimento) diventandone quindi soci a tutti gli effetti.

► COME FUNZIONA L’EQUITY CROWDFUNDING. Lo scorso febbraio la Consob ha diffuso una riforma del regolamento per semplificare le procedure ed ampliare la platea degli investitori. Finora erano le banche a verificare l’appropriatezza dell’investimento rispetto alle conoscenze e all’esperienza dell’investitore, con la riforma queste verifiche possono essere effettuate dagli stessi gestori dei portali. In altre parole non è più necessario, per le piattaforme che faranno richiesta alla Consob, l’obbligo di far transitare gli investitori per importi sopra soglia (ovvero 500 euro per persona fisica e 5000 euro per persona giuridica) presso un intermediario finanziario (banca o Sim) per la compilazione del questionario MiFID ai fini dell’appropriatezza. In pratica, dunque, per favorire lo sviluppo dell’equity crowdfunding e agevolare l’accesso ai finanziamenti da parte delle startup, il Regolamento prevede una esenzione dall’applicazione della disciplina sui servizi di investimento: per le persone fisiche 500 euro per ogni singolo ordine e 1.000 euro complessivi annuali; per le persone giuridiche 5.000 euro per ordine e 10.000 euro complessivi annuali.
In questo articolo pubblicato su StartupBusiness è reperibile una guida all’uso dell’equity crowdfunding in Italia.

Il 6 agosto Consob e Cndcec (Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili) hanno pubblicato L’equity-crowdfunding Analisi sintetica della normativa e aspetti operativi, una guida sull’equity crowdfunding con tutto quello che devono sapere startup e pmi innovative da un lato e investitori dall’altro.

Ecco le slide principali dell’analisi. Qui puoi trovare il testo completo.

Potenziali offerenti e investitori:

 

I benefici e gli oneri tipici di un’operazione di equity-crowdfunding per l’impresa emittente:

Ecco gli step che portano dalla semplice visita di un utente generico su un portale di equity crowdfunding, allo sviluppo di una “conversione”, ossia alla decisione d’investire: in gergo questo percorso, si chiama “funnel” e assume la forma di un imbuto perché il numero di contatti/opportunità si assottiglia mano a mano che si approfondiscono i contenuti della proposta imprenditoriale e può essere rappresentato con a fianco gli impulsi che spingono a procedere al livello successivo:

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Concetta Desando
Concetta Desando

Due menzioni speciali al premio di giornalismo M.G. Cutuli, vincitrice del Premio Giuseppe Sciacca 2009, collaboro con testate nazionali.

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