DIGITAL SKILLS

Smart city, quali competenze servono a chi vuole lavorare per le città intelligenti

Le smart city hanno bisogno di esperti di Ict, sensoristica, piattaforme dati, applicazioni mobili e web. Ma anche di team multidisciplinari e interfunzionali, con hard skills e soft skills. Ecco lavori e professioni che scaturiscono dalle città del futuro

Pubblicato il 15 Mar 2023

smart city e nuove professioni

Le professioni necessarie per creare le smart city si inseriscono in ampio un ventaglio che include hard skill e soft skill e unisce più discipline, dall’informatica all’urbanistica, dall’ingegneria al design. I compiti continueranno ad evolvere in base alle innovazioni tecnologiche e di stile di vita, dando spazio a nuove professionalità.

Ma quanti nuovi professionisti serviranno? Per ora non lo sappiamo. Però sappiamo che quasi un comune italiano su tre (il 28%) ha avviato almeno un progetto di smart city nell’ultimo triennio, una percentuale che sale al 50% in quelli con oltre 15mila abitanti. Il dato emerso dal report di maggio 2022 dell’Osservatorio Smart City degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano segnala un interesse crescente per l’evoluzione delle città in chiave digitale e sostenibile, pur tra iniziative spesso frammentarie. Il 33% dei comuni investirà nelle città intelligenti entro il prossimo anno, grazie anche alla spinta del PNRR che prevede più di 10 miliardi di finanziamenti dedicati all’interno delle diverse missioni. Il raggiungimento dell’obiettivo smart city dipende però, oltre che dalle tecnologie e dalle risorse finanziarie, dalla presenza delle necessarie competenze. Vediamo quali.

Le competenze di base: dati, user experience, mobilità, green

Il prossimo Osservatorio Smart City del Polimi (edizione 2022/2023, si concluderà a maggio 2023) ha messo tra i suoi focus due grandi trend di innovazione: valorizzazione dei dati e piattaforme di gestione; e impatto e usabilità dei servizi. Queste aree definiscono anche le due principali tipologie di professionalità richieste dalle smart city: capacità di lavorare sui dati – raccoglierli, analizzarli e usarli per rendere la città più efficiente e creare servizi su misura – e sviluppo di piattaforme user-friendly, che rendono quei servizi intuitivi, accessibili, utili.

In particolare, le smart city si basano su un elevato livello di connettività per sostenere la Internet of things, ovvero gli oggetti connessi grazie ai sensori che raccolgono dati sulle infrastrutture e sulle abitudini degli utenti e permettono di disegnare politiche e servizi in linea con la domanda. Per questo le smart city avranno necessariamente bisogno di esperti di Ict, sensoristica, piattaforme dati, applicazioni mobili e web.

Ma il concetto di città intelligente va oltre le innovazioni tecnologiche e racchiude in sé anche un nuovo modo di vedere la realtà urbana, improntato sul benessere delle persone, sulla sostenibilità ambientale, l’efficienza energetica e la mobilità innovativa – tutti settori in cui si inscrivono nuove professionalità.

Infine, creare un ambiente urbano più intelligente è un compito multisettoriale. Per sviluppare un piano smart city efficace e implementarlo è necessario riunire figure di diversa provenienza e con diverse abilità e competenze, creando team multidisciplinari e interfunzionali.

Le professioni della smart city

Ecco alcuni dei professionisti essenziali per la smart city:

  • Esperti in Ict: si occupano dello sviluppo e della gestione dei sistemi tecnologici per le smart city. Tra le tecnologie chiave che devono conoscere ci sono: cloud, intelligenza artificiale e machine learning, computer vision, reti mobili, cybersicurezza.
  • Data scientist: analizzano i dati raccolti dalle città intelligenti e sviluppano modelli predittivi per migliorare le prestazioni delle infrastrutture. I dati permettono anche di analizzare le esigenze degli utenti/cittadini e migliorare l’offerta di servizi.
  • Esperti in mobilità: sono responsabili della progettazione e della gestione dei sistemi di trasporto pubblico e delle infrastrutture connesse, come i semafori intelligenti e le smart road. Devono collaborare con gli esperti dei dati per avere una migliore comprensione dei flussi di spostamento all’interno della città e pianificare di conseguenza la circolazione stradale (anche con aree a ingressi limitati o corsie preferenziali per alcuni veicoli) e l’offerta di trasporto pubblico.
  • Esperti in energia: sviluppano e implementano soluzioni per l’efficienza energetica e la produzione di energia pulita nelle città intelligenti.
  • Sviluppatori di app: sono un fondamentale anello della catena. La smart city deve saper offrire servizi cui è facile accedere o prenotarsi tramite applicazioni mobili. Per esempio, con app per trovare/pagare il parcheggio o per utilizzare in modo integrato la rete di trasporto pubblico e i servizi di car sharing pubblici e privati.
  • Esperti in esperienza utente (UX): altro elemento essenziale nella costruzione della smart city, questi professionisti sviluppano soluzioni tecnologiche che migliorano l’esperienza dei cittadini, curando l’interfaccia delle app per smartphone e di altri dispositivi di interazione con gli utenti.
  • Urbanisti digitali: uniscono la progettazione urbana tradizionale con le tecnologie digitali per creare spazi pubblici intelligenti e sostenibili.
  • Esperti in sicurezza: sviluppano soluzioni di sicurezza per le città intelligenti, come la sorveglianza video, il riconoscimento facciale e i sensori.
  • Aree adiacenti con competenze green: per esempio, esperti in economia circolare, riuso e riciclo. La digitalizzazione di settori come la gestione delle acque (per esempio, tramite sensori nelle reti idriche per la manutenzione predittiva e il controllo della dispersione) e lo smaltimento dei rifiuti (come i cassonetti intelligenti) contribuisce alla visione della smart city.
  • Aree adiacenti con competenze human: psicologi, sociologi, filosofi, studiosi del benessere sono importanti come i tecnici al fine di rendere la città vivibile, a misura di persona, capace di integrare una popolazione sempre più diversificata a cui garantire coesione sociale, pari opportunità e una buona qualità della vita.

Tutte queste professionalità sono spesso correlate. Per esempio, non basta l’esperto di Ict se non c’è anche il data scientist. A loro volta, queste due figure da sole non fanno ancora una smart city senza lo sviluppatore di app, l’esperto in user experience o il progettista urbano. E la città intelligente non può essere progettata intorno alle persone senza un professionista con competenze human, capace di dirigere l’azione verso l’obiettivo della vivibilità.

Formazione e progetti europei

Per la loro caratteristica multidisciplinare le professionalità per la smart city non possono essere accorpate in un unico percorso di studi. Si tratta anche di competenze nuove, spesso in via di definizione e in costante evoluzione, per cui non esiste un vero e proprio curriculum per il professionista della smart city. Ci sono, invece, rami di specializzazione per chi ha già una formazione in un settore correlato, dalla matematica all’ingegneria, dall’informatica all’architettura, dalla filosofia alle scienze sociali, dall’urbanistica al design.

In Italia e all’estero, per creare le professioni giuste per le smart city, sono disponibili alcuni Master universitari in competenze legate direttamente alla smart city. Tra i primi a proporli ci sono stati il dipartimento di Design del Politecnico di Milano e la Scuola di Nuove Tecnologie dell’Accademia di Belle Arti di Brera, attraverso il Consorzio inter-universitario Ard&nt Institute, l’Università di Pisa e il Politecnico di Torino (Management della smart city). Tra i Master attivi quest’anno c’è, tra gli altri, quello della School of Management dell’Università Lum (Public and innovation management, smart city). Esistono anche singoli corsi di formazione online, gratuiti o a pagamento, nonché specifiche certificazioni offerte da organizzazioni e istituzioni per ambiti come l’energia, la mobilità e la sicurezza.

Ci sono poi i progetti europei volti a definire e ad accorpare l’offerta formativa. Tra questi, SMACITE è un progetto di 3 anni (01/06/2022 – 31/05/2025) coordinato dall’Università di Patrasso (Grecia) e cofinanziato dall’Unione europea il cui obiettivo è “colmare il divario di competenze delle smart cities progettando e testando un programma di istruzione e formazione professionale. Il programma utilizzerà un curriculum nuovo e multidisciplinare che combina competenze digitali, soft skill, green skill e conoscenze imprenditoriali”. Il consorzio SMACITE riunisce 12 organizzazioni provenienti da Grecia, Bulgaria, Italia, Spagna e Belgio. Tra i risultati attesi del progetto ci sono la mappatura delle competenze e dei profili di lavoro per le smart city, la definizione di un “curriculum smart cities che combina abilità e competenze tecniche e non tecniche e promuove percorsi di apprendimento personalizzati” e creazione di nuove risorse per la formazione delle competenze abilitanti per la smart city (incluso un MOOC).

Un altro progetto europeo è Skills4cities co-finanziato dal programma Erasmus + che conduce attività di formazione e certificazione. L’obiettivo è preparare un background formativo per le risorse umane dedicate ai progetti di smart city. Il progetto include una mappatura delle competenze, che saranno via via più chiare con conseguente messa a punto dei curricula e materiali formativi per il personale pubblico, i dirigenti, gli esperti e tutti i professionisti delle smart city.

Un punto di riferimento nel settore è lo Smart cities council, che si pone come “rete obiettiva e neutrale per condividere conoscenze e stimolare la crescita di capacità e competenze”. Lo Smart Cities Council esiste dal 2012 e “sviluppa e applica la scienza, i dati, la tecnologia e l’ingegneria per rendere il mondo un luogo più sicuro, sostenibile, resiliente e inclusivo” sulla base dei valori di vivibilità, occupabilità e sostenibilità. Ha anche una Smart cities academy per aiutare a formare le nuove professioni per le smart city.

In Italia, per le professioni necessarie alle smart city, c’è lo SmartCommunitiesTech, il Cluster Tecnologico Nazionale dedicato alle tecnologie per le smart communities. Gli aderenti sono una rete nazionale di attori territoriali, industriali e di ricerca che collaborano allo sviluppo di progetti di innovazione rivolti alle smart cities and communities. Il cluster ha promosso l’anno scorso tra gli aderenti un questionario online con lo specifico obiettivo di conoscere proprio dagli addetti ai lavori le competenze di cui più hanno bisogno nel percorso di innovazione verso le città intelligenti.

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Patrizia Licata
Patrizia Licata

Giornalista professionista freelance. Laureata in Lettere, specializzata sui temi dell'hitech e della digital economy, dell'energia e dell'automotive. Scrivo dal 2007 anche per CorCom, parte del gruppo Digital360

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