MOBILITÀ E TECNOLOGIA

Scoppia la pace tra Uber e i taxi: tutte le tappe di una guerra durata 9 anni

Da giugno sull’app di Uber si potranno chiamare anche i taxi, grazie a uno storico accordo con il consorzio ItTaxi. Si comincia da Roma. È la fine di una guerra cominciata nel 2013 con il debutto in Italia della società californiana. Qui la cronistoria

Pubblicato il 25 Mag 2022

Uber e i taxi, finisce nel 2022 una guerra durata nove anni. Il vincitore? L’innovazione tecnologica. A partire da giugno sulla app di Uber sarà possibile prenotare non solo corse su auto con conducente ma anche taxi, grazie a uno storico accordo con il consorzio ItTaxi, che segna un altro passo verso la mobilità integrata resa possibile dalle tecnologie digitali.

Ad annunciare la novità su LinkedIn è stato l’Head of Italy della società californiana, Lorenzo Pireddu. Il manager ha specificato che il servizio sarà inizialmente attivo su Roma e che quindi verrà esteso alle principali città italiane. “Siamo entusiasti di iniziare un nuovo capitolo di fiducia e cooperazione, perché crediamo fermamente che Uber e i Taxi siano meglio insieme!” ha scritto Pireddu.

Dall’arrivo in Italia nel 2013, i tassisti italiani hanno cercato in ogni modo di bloccare il radicamento nel nostro Paese della startup statunitense nata nel 2009 per chiamare un’auto con conducente da smartphone. Ma, dopo anni di contestazioni, battaglie legali e a volte anche scontri fisici, finalmente i due (ormai ex) nemici hanno capito che potevano stringere un’intesa favorevole a entrambi. Grazie all’accordo stretto con il consorzio itTaxi, a partire da giugno

L’Italia è uno di quei Paesi (e sono diversi in tutto il mondo) nei quali Uber ha avuto vita dura. Simbolo di disruption nella mobilità urbana e per lungo tempo startup più valutata al mondo, il suo innovativo servizio di ride-hailing ha inizialmente posto quesiti di natura normativa. Tra il 2014 e il 2015, la magistratura italiana ha emesso alcune sentenze che hanno dichiarato sostanzialmente fuorilegge il servizio. Anche se poi, nel 2017, un tribunale di Roma ne ha sancito la legalità. Preso atto delle difficoltà, l’azienda ha cambiato la sua strategia locale puntando inizialmente sul delivery di UberEats ed estendendosi fino ai veicoli in condivisione con il bike sharing elettrico. Giunta ora a un nuovo capitolo della sua vicenda italiana, è a tutti gli effetti uno dei player della smart mobility nelle nostre città.

Ma vediamo le principali tappe della Uberstory nel nostro Paese.

►Marzo 2013, Uber debutta ufficialmente in Italia.

Maggio 2014, è rivolta – I tassisti milanesi impediscono lo svolgimento di un dibattito al NextFest di Wired, costringendo l’allora country manager della startup americana, Benedetta Arese Lucini, ad allontanarsi sotto scorta. Una scena che si ripeterà più volte nei mesi a venire. Subito dopo gli autisti proclamano uno sciopero bianco. Dopo l’invito via Twitter del commissario europeo, Neelie Kroes, a non cadere nella trappola dei tassisti e a non “far sparire la tecnologia”, l’allora ministro dei Trasporti Maurizio Lupi afferma: “Davanti a qualunque applicazione o innovazione che eroghi servizio pubblico non di linea non autorizzato siamo in presenza di esercizio abusivo della professione”. Una chiara sentenza anti-Uber.

►Luglio 2014, primo ok dell’Antitrust – Dopo le aperture dell’allora Segretario generale della Presidenza del Consiglio Mauro Bonaretti (“Se Uber funziona, lasciamola andare. Non creiamo ostacoli all’innovazione”), arriva il pronunciamento dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm). In una lunga Segnalazione ai presidenti del Senato, della Camera, del Consiglio dei ministri e al Ministro per lo Sviluppo Economico si ricorda, in conclusione di una lunga disamina dei freni alla concorrenza in diversi mercati: “L’Autorità ha auspicato l’abolizione degli elementi di discriminazione competitiva tra taxi e Ncc in una prospettiva di piena sostituibilità dei due servizi”.

Settembre 2014, arriva l’app dei taxi – I tassisti si attrezzano nella lotta contro Uber e lanciano IT Taxi, applicazione gratuita che mette in contatto tassisti e clienti in tutta Italia per prenotare, pagare e giudicare il taxi. Un’innovazione tecnologica partorita dal mondo delle vetture bianche che appare come la risposta all’innovazione disruptive di Uber. Ma

Maggio 2015, stop a UberPop – Il Tribunale di Milano dispone il blocco di UberPop su tutto il territorio nazionale con inibizione dalla prestazione del servizio. Il servizio di ride sharing dell’app Uber, che consente a chiunque di utilizzare la propria auto per dare passaggi in città, diventa off limits in Italia.

I giudici accolgono il ricorso presentato dalle associazioni di categoria dei tassisti per “concorrenza sleale”. Il 28 maggio 2015, un nuovo pronunciamento dell’Antitrust ribadisce che Internet “rappresenta un grande fattore di sviluppo economico che non può essere fermato, ma occorrono regole per definire soluzioni equilibrate fra i vari interessi in gioco”.

4 giugno 2015, ok a Uber dall’Autorità dei Trasporti – L’Authority invia una segnalazione a governo e parlamento con la quale vengono proposte una serie di modifiche alla norma sui trasporti pubblici non di linea, la 21 del 1992, andando incontro a tutti gli attori coinvolti. A partire dalla cosiddetta sharing economy, che sta imponendo in tutto il mondo una presa di posizione del legislatore. L’ Autorità propone di “far emergere questo mercato, affinché domanda e offerta di servizi possano incontrarsi in modo trasparente e nel rispetto delle regole applicabili all’attività economica”.

Giugno 2015, il tribunale di Milano conferma la sospensione di UberPop – Il giudice rigetta la richiesta di sospensiva dell’ordinanza dello scorso 26 maggio presentata da Uber. UberPop diventa definitivamente illegale.

Luglio 2015, il tribunale di Milano boccia anche UberBlack – Arriva una bocciatura ufficiale anche per il servizio “classico” di Uber, quello che consente di chiamare da smartphone autisti dotati di licenza Ncc (noleggio con conducente).

► Agosto 2015, cambio al vertice – Benedetta Arese Lucini, presa di mira dai tassisti anche con insulti personali, lascia la guida di Uber Italia. Arriva Carlo Tursi, già general manager di Uber Roma.

► Novembre 2015 – L’Antitrust torna a pronunciarsi ufficialmente a favore di Uber. “Il legislatore – sollecita l’Autorità – intervenga con la massima sollecitudine al fine di regolamentare, nel modo meno invasivo, queste nuove forme di trasporto non di linea, in modo da consentire un ampliamento delle modalità di offerta del servizio a vantaggio del consumatore”.

► Aprile 2017, Uber è proibita in Italia – Da aprile l’app per chiamare un autista da smartphone non sarà più attiva in Italia: lo stabilisce una sezione del Tribunale di Roma a seguito di un ricorso dei tassisti per concorrenza sleale, che dichiara valido il divieto a partire dal 16 aprile. Ma già da venerdì 14 aprile viene accolto il ricorso di Uber e ottenuta la sospensiva. La società californiana annuncia battaglia, ma intanto vira sul food delivery, annunciando l’espansione del servizio UberEats.

► Venerdì 26 maggio 2017 un tribunale di Roma stabilisce che Uber Black è legale e può tornare a operare a Roma e Milano.

► Ottobre 2019 –  Uber Italia ha un nuovo Country Manager, Lorenzo Pireddu. A sei anni dal lancio in Italia, l’incarico che prima è stato di Benedetta Arese Lucini, in seguito impegnata nella sua startup Oval, e poi di Carlo Tursi, viene assegnato a Pireddu, all’epoca 36 anni, già top manager in GotU.io, società di tecnologie di marketing.

La nomina si inquadra nella rinnovata strategia di Uber che vede mettere in campo nuovi servizi e implementare quelli già esistenti, per contribuire a promuovere una nuova e integrata forma di mobilità, “nel pieno rispetto delle normative vigenti nel nostro Paese”, sottolinea l’azienda.

Dopo l’avvento della pandemia, che ha un forte impatto sul servizio taxi, le trattative tra Uber e i taxi si intensificano. Infine, il 24 maggio 2022, la notizia: Uber e i tassisti d’ora in poi lavoreranno insieme. L’innovazione tecnologica ha vinto.

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Luciana Maci
Luciana Maci

Giornalista professionista dal 1999, scrivo di innovazione, economia digitale, digital transformation e di come sta cambiando il mondo con le nuove tecnologie. Sono dal 2013 in Digital360 Group, prima in CorCom, poi in EconomyUp. In passato ho partecipato al primo esperimento di giornalismo collaborativo online in Italia (Misna).

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