Flop politici
#Ubergate, l’innovazione non ha paura dei Lupi
La risposta del ministro dei Trasporti alla rivolta dei tassisti è agghiacciante: l’innovazione non autorizzata è abusiva. La questione non riguarda più un’app americana. Ma la capacità dell’Italia di stare al passo con i cambiamenti imposti dalla tecnologia digitale. Che viaggia anche senza tassisti
di Giovanni Iozzia
Pubblicato il 22 Mag 2014

Non è bastato quindi il segnale di apertura del premier Matteo Renzi, che in un tweet ha scritto di trovare il servizio di Uber “meraviglioso”, a illuminare le menti incerte di una classe politica preoccupata più difendenre l’esistente che di governare il cambiamento.
Uber dovrebbe ringraziare i tassisti milanesi per la straordinaria campagna di comunicazione che hanno regalato. Chi non sapeva che cosa fosse e a che cosa servisse l’app adesso lo sa. Telegiornali, programmi di intrattenimento, giornali: tutti a discutere se è lecito o no prenotare un autista con lo smartphone. Ma la questione non riguarda più Uber, perché altre applicazioni ci sono già o arriverranno per offrire servizi simili. Il tema è: vogliamo immolare sull’altare degli interessi temporanei di una categoria le opportunità di crescita, e di sviluppo di nuovi servizi, che la tecnologia digitale può offrire? In questi giorni Facebook sta lanciando nuovi servizi finanziari atrraverso la sua piattaforma. Dobbiamo attenderci la rivolta delle banche? E cosa dovrebbero fare i commercianti di fronte agli editori che si mettono a vendere profumi e borsette online? La serrata contro il Corriere della Sera?
Il digitale sta abbattendo confini e recinti. La scelta a questo punto è subire il cambiamento o gestirlo. Lasciarlo in mano a operatori internazionali che possono anche fare a meno dell’Italia o cavalcarlo per ridare spinta all’economia nazionale e mantenerla del circuito globale. E’ una scelta politica, di politica economica. Quella che manca all’Italia da decenni. L’innovazione non ha paura dei Lupi. E viaggia anche senza tassisti