Petazzi (Musement): «Assumeremo 15 persone, Jobs Act permettendo»

La startup che propone l’acquisto digitale di esperienze di viaggio personalizzate era a Unbound Digital a Londra. Il ceo spiega cosa ha prodotto questa iniziativa e annuncia l’ampliamento dell’organico. «Prenderemo programmatori, designer ed esperti di turismo, ma aspettiamo le nuove norme sul lavoro»

Pubblicato il 01 Dic 2014

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Alessandro Petazzi, ceo di Musement

Nella foto di gruppo delle startup italiane che hanno partecipato all’Unbound Digital di Londra c’era anche Musement, che opera nel settore del turismo, proponendo pacchetti di viaggio personalizzati attraverso l’acquisto digitale di “esperienze”, come musei, parchi, tour enogastronomici.

Un’azienda in crescita: EconomyUp parlato con il ceo Alessandro Petazzi, dopo il viaggio a Londra (per Unbound e pochi giorni prima per Silicon Valley comes to Uk), e ha rivelato che il personale di Musement raddoppierà. Jobs Act permettendo.

Petazzi, che figura ha fatto l’Italia a Londra?
«Viste tutte insieme, così, le startup italiane fanno un bell’effetto visivo. Eravamo accanto all’ecosistema israeliano e non sono un ingenuo, so che c’è una differenza enorme, eppure a Londra non si è vista. Abbiamo fatto un bell’impatto».

Cosa portate da Londra di concreto?
«Sono partite delle collaborazioni con altre startup italiane, che non posso anticipare, però al di là di questo tra le giovani aziende innovative c’è un tipo di confronto che al livello di grandi imprese non esiste. Una condivisione di pratiche, di esperienze, di piccoli “segreti” nel rapportarsi al mercato e ai clienti che per le grandi industrie è impossibile. Anche per questo è bello lavorare in una startup»

Musement, per il suo tipo di business, ha uno staff internazionale. Come convince uno straniero a venire a lavorare in una startup italiana?
«Non è facile convincere qualcuno che lavora all’estero a venire a lavorare in una startup italiana. Diciamo che provo a non toccare il mercato del lavoro, perché non ci sono molte attrattive. Però l’idea che fa presa su un professionista straniero è che qui si può davvero fare la differenza. In Silicon Valley si è sempre uno dei tanti, l’Italia è ancora una terra di innovazione tutta da scoprire, e questo è il tipo di ambizione che vado a sollecitare per attrarre talenti».·

Di quanto contate di crescere come organico?
«Al momento, per Musement lavorano 15 persone. La nostra idea è di crescere e raddoppiare l’organico. Vorremmo arrivare a 30 persone, assumerne altri 15, e in questo caso siamo tutti sospesi ad aspettare cosa sarà del Jobs Act, quando sarà approvato, quando si conosceranno i regolamenti attuativi».

Quindi Musement vuole assumere 15 persone e non può finché non viene approvata la legge?
«Diciamo che non ha senso assumere qualcuno oggi se poi a febbraio cambiano regole e condizioni. Quindi restiamo in attesa, ma con l’intenzione di fare queste assunzioni. Ma se la politica non si muove…».

Che tipo di figure prenderete?
«Programmatori, designer ed esperti del settore turismo. Dobbiamo diventare più veloci e più specifici».

Per la vostra crescita, quanto conta Expo? Avete anche vinto il bando App4Expo, a ottobre. Un segnale importante?
«SuApp4Expo ho ancora dei dubbi su quale potesse essere il vero significato. Comunque l’Expo per noi è ovviamente importante, venderemo i biglietti, come tanti altri, ma la nostra piattaforma proverà a giocare sul terreno per il quale è più forte, costruire pacchetti integrati che intercettino il visitatore di Expo e lo portino a trattenersi in Italia: per visitare i laghi, la Franciacorta, i musei di Torino. E sono solo alcuni esempi»:

Che 2015 vi aspettate per Musement?
«Dobbiamo triplicare il nostro fatturato, che vorrebbe dire superare i 2 milioni di euro, almeno. In questo momento siamo padroni del nostro destino. Abbiamo avuto i finanziamenti, ora tocca a noi, dobbiamo crescere, e superata quella soglia, gli orizzonti cambieranno completamente».

E per l’Italia?
«Per l’Italia è difficile essere ottimisti. Diciamo che è giusta tutta questa attenzione alle startup, ma il 2015 e gli anni successivi dovranno essere quelli delle scale-up, la fase successiva, quella decisiva, in cui una startup crea davvero posti di lavoro e incide sull’economia».

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