INNOVAZIONE E COVID-19

Moderna, un vaccino che è il trionfo del biotech e della startup culture

Il vaccino Moderna contro il Covid-19 è stato approvato dall’agenzia europea dei farmaci. Dietro c’è una storia esemplare di innovazione: un ricercatore di Harvard, un venture capitalist lungimirante, big del pharma che fanno open innovation, un modello aziendale ispirato al “pioneering”

Pubblicato il 07 Gen 2021

Photo by Hakan Nural on Unsplash

“Stiamo di fatto hackerando il software della vita”, dice Tal Zaks, ex Sanofi, direttore medico di Moderna, la società basata a Cambridge, Massachusetts il cui vaccino contro il Covid-19 è stato approvato, il 6 gennaio 2021, dall’EMA, l’agenzia europea per i medicinali, e subito dopo dall’Aifa: sarà quindi presto disponibile anche in Italia.

Tutti i vaccini sono frutto della ricerca ma quello di Moderna è un trionfo del biotech e della startup culture, per come è stato sviluppato, per il modello adottato, per la natura dell’azienda che lo sta portando sul mercato. Una storia che conferma la potenza dell’innovazione quando viene perseguita con determinazione.

Vaccino Moderna, da dove arriva

Moderna, infatti, è una scaleup del biotech cresciuta in un distretto di riferimento, quello di Boston, finanziata da un venture capitalist americano di origine armena e accelerata dall’investimento di un colosso del Pharma, la britannica AstraZeneca. Sì, la stessa azienda di cui stiamo aspettando un altro vaccino. Perché i vaccini non sono tutti uguali.

Cominciamo dalla storia di ModeRNA Therapeutics, che nasce tra il 2010 e il 2011 quando il biologo Derick Rossi con l’aiuto di alcuni ex compagni di Harvard ottiene un investimento della società di venture capital Flagship per sviluppare la sua ricerca sulla modifica del mRNA (da qui il nome ModeRNA con le ultime tre lettere in maiuscolo), sulla molecola in grado di portare informazioni al nostro DNA, per dirla semplicemente: m, quindi, sta per “messenger”.

Dietro il vaccino Moderna c’è un boss del venture capital

In quegli anni il biotech è ancora materia per pochi adepti e non attira ancora gli investimenti arrivati negli ultimi anni. Ma dietro Flagship c’è uno che se ne intende di scommesse sul futuro: Noubar Afeyan, venture capitalisti e serial entrepreneur che “produce” startup da tre decenni, founder e CEO di Flagship Pioneering, società di venture capital basata a Cambridge, Massachusetts.

Nato a Beirut, laureato in ingegneria biochimica al MIT, Afeyan è un personaggio noto nel biotech system, un boss del venture capital con una forte propensione peer le scommesse: “L’idea su cui è nata, che il corpo umano può essere guidato per produrre le medicine che gli servono, era considerata stravagante e futuristica allora”, ricorda. Ma su questa “stravagante idea” è stata costruita in poco meno di 10 anni un’azienda che adesso ha oltre mille dipendenti e vale quasi 50 miliardi di dollari al Nasdaq, dove è quotata dal 2018.

Moderna, un’azienda con la cultura delle startup

Dietro il vaccino Moderna c’è un’azienda che non è più una startup, ovviamente, ma che ha mantenuto la cultura di una startup. Del resto arrivare alla distribuzione di un vaccino con il 94.5% di efficacia nei clinica trial in circa 11 mesi è un risultato sorprendente, frutto di una difficile combinazione di velocità e rigore.

Qual è la caratteristica di questa startup culture? “Non aver timore di provare cose che non sono mai state provate” sintetizza Mr.Afeyan, che su questo concetto ha costruito il suo percorso professionale ma anche il brand della sua compagnia a cui ha aggiunto la parola “pioneering”. Che cosa vuol dire? “Andare in un posto mai abitato prima e renderlo abitabile”.

C’è quindi nella storia di Modena un dato culturale, importante quanto la ricerca biotech e l’innovazione concentrata sin dall’inizio su una singola area: le terapie e i vaccini del mRNA.

Nella cultura aziendale di Moderna c’è un altro aspetto molto interessante per chiunque si intenda di innovazione all’interno di una impresa, grande o piccola che sia: il modello piattaforma. I ricercatori applicano la tecnologia biotech mRNA a più di 20 programmi contemporaneamente. Non si comincia un nuovo progetto solo quando se ne completa, con successo o fallimento, o si decide di annullare un altro. Ma si lavora contemporaneamente su molti fronti, spostando eventualmente le risorse secondo gli stadi di avanzamento o l’urgenza che si presenta inaspettatamente.

Moderna, un caso di open innovation

Moderna nasce come un’esplorazione: è possibile creare un farmaco efficace all’interno del paziente? All’inizio non c’erano vaccini in programma e tutto viene fatto in casa, visto che Afeyan entra in società ed è di fatto un co-founder. Solo in un secondo momento si comincia a pensare a investitori esterni.

Non è facile trovare chi è disposto a rischiare su quella “idea stravagante” e alla fine il venture capitalist porta la startup verso le “partnership industriali” che vista dal lato delle corporate porta a importanti operazioni di Open Innovation. L’azienda che scommette di più è AstraZeneca che investe circa 300milioni di dollari, valutando nel 2014 la startup 3milioni. Poi si aggiungono altri bei nomi del Pharma come Merck, Alexion e Vertex. L’IPO del 2018 conferma che avevano tutte visto bene.

Come funziona il vaccino Moderna

Moderna non aveva mai pensato ai vaccini ma il sistema trovato per modificare il “messaggero” permette di produrre una molecola che ci aiuta a contrastare l’attacco del Covid-19.

Il vaccino viene annunciato il 16 novembre 2020 e si chiama mRNA-1273. Come funziona? “Invece di dare la proteina, diamo le istruzioni su come produrre la proteina. Come lo stesso corpo della persona contagiata può produrre il vaccino”: spiega Tal Zaks.

Il vaccino è il risultato dell’applicazione di un principio che ha guidato Moderna sin dalla nascita: usare l’mRNA per stimolare una risposta immunitaria negli esseri umani. E non è l’unico prodotto da Moderna: l’azienda ha lavorato su 10 vaccini umani parallelamente a 10 prodotti non vaccinali.

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Giovanni Iozzia
Giovanni Iozzia

Ho studiato sociologia ma da sempre faccio il giornalista e seguo la tecnologia . Sono stato direttore di Capital, vicedirettore di Chi e condirettore di PanoramaEconomy.

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