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Iren e le startup, Enrico Pochettino (Innovazione): una call e i primi due investimenti entro l’anno

Una struttura dedicata a riporto della Presidenza, un fondo di corporate venture capital e una call in scadenza il 9 settembre. «Abbiamo cominciato nel 2016, la velocità è fondamentale», dice il responsabile del Dipartimento Innovazione della multiutiity. Taglio degli investimenti: da 200mila euro a 2 milioni

Pubblicato il 05 Set 2018

Un termovalorizzatore Iren

Cambiare completamente l’approccio. Vedere le startup non più come un potenziale fornitore, ma come un partner da affiancare con reciproco vantaggio. È il percorso compiuto nel giro di un paio di anni da Iren, la multiutility basata a Torino che ha lanciato una call per startup in scadenza il 9 settembre ma ha fatto molto di più: un fondo di corporate venture capital da 20milioni di euro per startup del cleantech. Una svolta decisa per la società guidata da Massimiliano Bianco che ha superato i 3 miliardi di fatturato (3,69 nel 2017) con un utile netto in crescita (237 milioni). Una svolta prevista dal piano industriale 2018-2022 e preparata anche a livello organizzativo.

Massimiliano Bianco (Ceo Iren): “Per le smart city è fondamentale l’open innovation”

IREN: UNA STRUTTURA DEDICATA ALLA RELAZIONE CON LE STARTUP

«Siamo sempre stati molto attivi sui progetti europei di Horizon 2020, con un’alta percentuale di finanziamento, uno su due proposti contro una media europea del 20%», racconta Enrico Pochettino, Head of Innovation and Internationalization Department. «Quello che ci mancava era un rapporto strutturato con le startup». È il lavoro che adesso fa il dipartimento da lui guidato, un’unità diversa dall’IT e a diretto riporto della Presidenza. Nasce con quella di Francesco Profumo e dal 2016, con il suo successore Paolo Peveraro, ha concentrato l’attenzione sull’innovazione in Italia. Una piccola struttura, sette persone che lavorano a stretto contatto con le aree di business e con un ruolo fondamentale: creare e definire le relazioni con le startup per poi chiamare in causa i tecnici e le figure commerciali dell’azienda.

Ovviamente le aree di interesse sono quelle di una grande multiutility: ambiente, energia elettrica, tecnologie legate alla depurazione delle acque o al trattamento dei rifiuti. In una sola parola economia circolare. «Noi abbiamo qualcosa di più di un venture capital», sottolinea Pochettino. «Una startup con una nuova tecnologia o un prototipo non può testarli se non ha licenze specifiche. Noi abbiamo competenze e licenze, asset che permettono alle startup di sviluppare il loro progetto come non potrebbero fare da sole. Eppoi abbiamo la base clienti su cui fare proof of concept e testare il grado di soddisfazione. Oltre a questo ci mettiamo anche il cash. Crediamo quindi di poter essere attraenti per le startup di qualità».

Enrico Pochettino, Head of Internationalization and Innovation di Iren

IL VANTAGGIO DI INVESTIRE SULLE STARTUP

Pochettino ha un percorso professionale di stampo finanziario ma vicino ai processi di innovazione. È stato responsabile merger&acquisition dal 2010 al 2014 ma, dice, «so che adesso devo fare in maniera diversa». Che significa entrare nell’equity delle startup in tempi ragionevoli e non quelli abituali del M&A. E non solo. «Il nostro obiettivo è investire in quote di minoranza delle startup mentre con l’M&A si punta al controllo del target con l’obiettivo dell’incorporazione. Adesso invece l’obiettivo è entrare nel capitale di una piccola impresa innovativa per poter beneficiare della sua crescita, lasciandola libera di agire». Il vantaggio? Industriale prima di tutto, diventando magari i primi clienti. E poi finanziario con lo sviluppo della startup.

Corporate venture capital: che cos’è e chi lo fa (in Italia e all’estero)

COME INVESTIRÀ IL CORPORATE VENTURE CAPITAL DI IREN

Come investirà il fondo Iren? Farà investimenti seed fra i 100 e i 200mila euro più una parte di servizi, ma nel caso di scaleup il taglio potrà crescere fino a 2 milioni di euro. «Entro la fine dell’anno contiamo di chiudere i primi due investimenti», anticipa Pochettino che sottolinea la velocità di movimento che la compagnia ha manifestato. «Nel 2017 abbiamo fatto la prima call con Intesa Sanpaolo. Con la startup che ha vinto, Enerbrain, abbiamo sperimentato la loro tecnologia in alcuni edifici di Torino e adesso stiamo trattando un accordo di partnership. Potrebbero entrare nel deal flow del nuovo fondo. Hanno vinto il premio a dicembre e abbiamo cominciato la sperimentazione a gennaio…». Da lì si è cominciato a ragionare sul fondo di corporate venture capital lanciato quest’estate. La carta della velocità è fondamentale, secondo Pochettino, nella relazione con le startup come nel posizionamento di Iren, che tra l’altro è leader italiano nel teleriscaldamento.  «Il settore ambientale ha bisogno di tantissima tecnologia e non ci sono ancora grandi player in grado di rispondere a questa domanda. Il nostro messaggio è chiaro: viene da noi, siamo strutturati, abbiamo le competenze per lavorare in fretta, poi pensiamo alla negoziazione sull’equity».

OPEN INNOVATION, CAMBIARE LA CULTURA INTERNA

L’open innovation ha anche un fronte interno. «Bisogna cambiare logica. Se ragiono da ingegnere, inserisco nei mie progetti solo tecnologia già validata e così escludo ogni possibilità di lavorare con una startup», osserva Pochettino. «Noi, invece, gestiamo la relazione con le nuove imprese innovative in maniera agile, con contratti veloci. Quindi lavoriamo insieme per la verifica del progetto. Quando la tecnologia è validata, la passiamo agli ingegneri. Sono approcci diversi, ma vanno integrati. Ad un certo punto l’innovazione deve fermarsi e passare alla produzione».

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Giovanni Iozzia
Giovanni Iozzia

Ho studiato sociologia ma da sempre faccio il giornalista e seguo la tecnologia . Sono stato direttore di Capital, vicedirettore di Chi e condirettore di PanoramaEconomy.

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