LA STORIA

Godot: così una startup giapponese vuole cambiare i comportamenti umani usando l’AI “iper-personalizzata”



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Fondata a Osaka nel 2022, con un hub a Vienna, la realtà innovativa basata sul “behavioral change for good” usa strumenti di AI per monitorare le campagne sanitarie sociali e individuare contenuti personalizzati per convincere gli individui ad abbandonare abitudini a rischio. L’intervista al co-founder

Pubblicato il 27 giu 2024

Luciana Maci

Coordinatrice editoriale EconomyUp



Go Suzui, cofounder di Godot
Go Suzui, cofounder di Godot

Si può cercare di convincere un cittadino a smettere di fumare attraverso campagne sociali e pubblicità istituzionali, ma se non si riesce a fare leva su quello che può veramente indurlo a cambiare comportamento, è tempo e denaro sprecato. Bisognerebbe essere dentro la sua testa, e questo non è mai stato possibile. Ma oggi, con l’intelligenza artificiale, lo è un po’ di più. È proprio questo che si propone di fare Godot, startup deeptech giapponese che usa l’AI per il “behavioral change for good“, cioè, in estrema sintesi, per individuare quali sono gli elementi più persuasivi nei confronti di ogni singolo individuo e metterli in atto. “La nostra startup – spiega a EconomyUp il Co-Founder e Managing Director di Godot, Go Suzui – sta sviluppando una piattaforma AI che diagnostica la diversità dei programmi di promozione della salute. Spesso questi programmi utilizzano approcci unici per tutti, ma il processo decisionale delle persone e la motivazione a cambiare comportamento per diventare più sani possono variare notevolmente. Questa divergenza non può essere spiegata solo da età, genere o etnia. La nostra AI prima diagnostica il servizio di promozione della salute e poi valuta la sua equità”.

Come è nata Godot

Fondata a luglio 2022 a Kobe, in Giappone, “Godot” è stata chiamata così dal celebre testo di Samuel Beckett, “Aspettando Godot”. “Il messaggio principale dietro il nome della nostra azienda – dice Suzui, 32 anni – è di non aspettare sempre qualcun altro, ma di essere protagonisti della propria vita”. La società è stata costituita da Suzui con Ken Moriyama, imprenditore seriale, e Megumi Ichimiya, che abita negli Stati Uniti e si è laureata alla Johns Hopkins School of Public Health con un Master in “Science in Public Health (Social and Behavioral Sciences)”.

Dal 2023 Godot opera come hub di ricerca e sviluppo a Vienna, in Austria, ha un progetto di R&D con l’Università locale e lavora con Ars Electronica Future Lab, laboratorio per sistemi del futuro. “Abbiamo scelto Vienna anche perché, con la sua storia, cultura e tradizione negli studi di psicologia, è ideale per il nostro lavoro. Inoltre la presenza di uno dei nostri co-fondatori nella capitale austriaca ha reso la scelta più naturale. Anche se è un mercato di dimensioni limitate, la consideriamo una porta d’ingresso per altri paesi europei. Abbiamo progetti di espansione in futuro, per esempio verso il Sud-Est asiatico, dove intendiamo affrontare problemi collegati alle malattie infettive. Collaboriamo anche con startup tedesche”.

QUI UN ARTICOLO SULL’ECOSISTEMA DELLE STARTUP IN AUSTRIA

Cosa fa Godot

Sviluppa una piattaforma chiamata NudgeAI per la progettazione, l’audit e la personalizzazione dei servizi aziendali. L’azienda è specializzata nello sviluppo di prodotti di scienza comportamentale basati sull’IA (intelligenza artificiale) che possono superare le limitazioni cognitive e i pregiudizi, permettendo alle società clienti di prevenire il disimpegno degli utenti e migliorare il benessere individuale.

La startup ha completato il round di finanziamenti pre-seed e ora si sta preparando per il round seed: il primo seed round, a luglio 2022, è stato pari a 1,42 milioni di dollari e un’analoga cifra è stata versata a giugno 2023 per un early stage round.

Intanto ha già realizzato progetti per istituzioni pubbliche. “Per esempio – spiega il Managing Director a EconomyUp – abbiamo lavorato con la città di Osaka in Giappone in vista dell’Expo 2025. Il nostro gruppo target era costituito da cittadini che non avevano mai fatto uno screening per il cancro. Abbiamo utilizzato la nostra AI per diagnosticare il loro servizio di screening per il cancro e il nostro motore di personalizzazione per la comunicazione individuale tra il governo e i cittadini. Di conseguenza, il tasso di adesione allo screening per il cancro è aumentato al 45,5% tra coloro che non erano mai stati sottoposti a screening prima. Abbiamo anche ottenuto la diagnosi precoce di alcuni casi, il che ha contribuito a salvare vite e a ridurre l’onere economico per il Giappone”.

La personalizzazione dei messaggi

“Abbiamo due componenti principali nella nostra piattaforma” prosegue l’intervistato. “Una è la generazione di contenuti, che è funzionale e basata su articoli di scienza comportamentale e messaggi personalizzati. Usiamo un metodo “picture-to-approach”, dove generiamo una grande quantità di contenuti e iteriamo in base alle reazioni individuali. Ad esempio, nel nostro progetto nella città di Osaka, abbiamo inviato messaggi multipli ai cittadini per incoraggiarli a smettere di fumare. I messaggi erano personalizzati in base alle loro reazioni, a partire da avvertimenti sulla salute e progredendo verso messaggi più personalizzati, come l’impatto sui membri della famiglia. Se questi non funzionavano, offrivamo servizi o prodotti per aiutarli ad abbondare il vizio”.

L’ecosistema delle startup in Giappone

Fino a poco tempo fa il Giappone non era considerato terra di startup, ma di recente il vento è cambiato. Il governo ha deciso di investire maggiori risorse nell’ecosistema, non solo in termini di finanziamenti ma anche di risorse umane. Le autorità locali e centrali stanno ora spingendo per l’open innovation tra imprese e startup. Inoltre aziende come Google e Microsoft stanno investendo nel sistema giapponese, inclusi GPU e data center. Il governo metropolitano di Tokyo ospita conferenze come TechCrunch, dove partecipano diverse startup internazionali. “Sebbene la cultura delle startup in Giappone non fosse stata prevalente in passato a causa di una mentalità avversa al rischio – conclude il giovane imprenditore – questo sta cambiando grazie al supporto governativo e all’educazione all’imprenditorialità nelle università”.

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