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Da Industria 4.0 a Impresa 4.0: un anno di passaggio (e di ridimensionamento)

Il governo Conte ha confermato l’evoluzione verso il mondo delle medie e piccole imprese del piano nato nel 2016 per aiutare le industrie ad adeguarsi alla trasformazione digitale. Ma ha cancellato o ridotto alcuni incentivi, e forse spariranno quelli per la formazione. Ecco cosa è successo e come hanno reagito le aziende

Pubblicato il 29 Nov 2018

Industria 4.0

Per il piano Industria 4.0 in Italia questo è stato l’anno del passaggio all’Impresa 4.0 e del ridimensionamento: il governo Conte ha voluto porre l’accento su questa evoluzione e ha introdotto alcune modifiche al testo del Def, il documento di economia e finanza che sarà approvato in via definitiva entro la fine del 2018. Allo stato attuale, le nuove misure modificano le aliquote degli incentivi (iper e super ammortamento, nuova Sabatini) e potrebbero non prevedere più la proroga dei bonus di formazione 4.0, ipotesi che ha già suscitato le proteste degli imprenditori. Ma c’è maggiore attenzione alle piccole e medie imprese (pmi) e all’avanzamento del piano banda ultra-larga.

CHE COS’È IL PIANO INDUSTRIA 4.0

Il Piano Industria 4.0 è stato varato a settembre 2016 per aiutare le aziende ad adeguarsi alla quarta rivoluzione industriale, il processo che sta portando alla produzione industriale del tutto automatizzata e interconnessa. Presentato dall’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi e dall’allora ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, l’atteso piano del governo per l’Industria 4.0 era contenuto all’interno della legge di Bilancio 2017, approvata definitivamente dal Senato il 7 dicembre 2016. Obiettivo dell’iniziativa: mobilitare nel 2017 investimenti privati aggiuntivi per 10 miliardi di euro, 11,3 miliardi di spesa privata in ricerca, sviluppo e innovazione con focus sulle tecnologie dell’Industria 4.0, più 2,6 miliardi di euro per gli investimenti privati early stage. Il provvedimento proponeva un mix di incentivi fiscali, sostegno al venture capital, diffusione della banda ultralarga, formazione dalle scuole all’università con lo scopo ultimo di favorire e incentivare le imprese ad adeguarsi e aderire pienamente alla quarta rivoluzione industriale.

Che cos’è l’Industria 4.0 e perché è importante saperla affrontare

IL PIANO CALENDA: I PROVVEDIMENTI

Ecco le principali misure introdotte dal governo Renzi per aiutare le imprese a gestire ed accompagnare il cambiamento:

  1. Iper e Super Ammortamento –L’iperammortamento consiste nella supervalutazione del 250% degli investimenti in beni materiali nuovi, dispositivi e tecnologie abilitanti la trasformazione in chiave 4.0 acquistati o in leasing. Il superammortamento prevede la supervalutazione del 140% degli investimenti in beni strumentali nuovi acquistati o in leasing. Per chi beneficia dell’iperammortamento c’è la possibilità di usufruire dell’agevolazione anche per gli investimenti in beni strumentali immateriali (software e sistemi IT).
  2. Nuova Sabatini – Punta a sostenere le imprese che richiedono finanziamenti bancari per investimenti in nuovi beni strumentali, macchinari, impianti, attrezzature di fabbrica a uso produttivo e tecnologie digitali (hardware e software). Garantisce un contributo a parziale copertura degli interessi pagati dall’impresa su finanziamenti bancari di importo compreso tra 20.000 e 2.000.000 di euro, concessi da istituti bancari convenzionati con il MISE, che attingono sia a un apposito plafond di Cassa Depositi e Prestiti, sia alla provvista ordinaria.
  3. Credito d’imposta R&S – Consiste in un credito d’imposta del 50% su spese incrementali in Ricerca e Sviluppo, riconosciuto fino a un massimo annuale di 20 milioni di €/anno per beneficiario e computato su una base fissa data dalla media delle spese in Ricerca e Sviluppo negli anni 2012-2014. La misura è applicabile per le spese in Ricerca e Sviluppo che saranno sostenute nel periodo 2017-2020.
  4. Patent Box – È un regime opzionale di tassazione agevolata sui redditi derivanti dall’utilizzo di beni immateriali: brevetti industriali, marchi registrati, disegni e modelli industriali, know how e software protetto da copyright. L’agevolazione consiste nella riduzione delle aliquote IRES e IRAP del 50% dal 2017 in poi sui redditi d’impresa connessi all’uso diretto o indiretto (ovvero in licenza d’uso) di beni immateriali sia nei confronti di controparti terze che di controparti correlate (società infragruppo).
  5. Startup e PMI innovative – Le nuove imprese (startup) innovative godono di un quadro di riferimento a loro dedicato in materie come la semplificazione amministrativa, il mercato del lavoro, le agevolazioni fiscali, il diritto fallimentare. Larga parte di queste misure sono estese anche alle PMI innovative, cioè a tutte le piccole e medie imprese che operano nel campo dell’innovazione tecnologica, a prescindere dalla data di costituzione o dall’oggetto sociale.
  6. Fondo di Garanzia– L’obiettivo di questa disposizione è sostenere le imprese e i professionisti che hanno difficoltà ad accedere al credito. Consiste nella concessione di una garanzia pubblica, fino a un massimo dell’80% del finanziamento, per operazioni sia a breve sia a medio-lungo termine, sia per far fronte a esigenze di liquidità che per realizzare investimenti.

Il Piano Calenda ha previsto due nuove entità: i Digital Innovation Hub, centri da costituirsi sul territorio, “appoggiandosi” a Confindustria e a R.ETE. Imprese Italia, per aiutare le pmi italiane nella trasformazione verso l’Industria 4.0; e i Competence Center, realtà che fanno riferimento ad alcune università italiane con l’obiettivo di intensificare le relazioni tra ricerca e industria.

PIANO INDUSTRIA 4.0: UNO “SHOCK POSITIVO”

Il piano Industria 4.0 “ha rappresentato uno shock positivo per la manifattura italiana” scrive in questo articolo Giovanni Miragliotta, co-direttore dell’Osservatorio Industria 4.0 del Politecnico di Milano. “Le aziende – prosegue – sono tornate ad investire in modo cospicuo dopo anni di quasi immobilità (+9% nel 2017) e a far crescere il valore aggiunto manifatturiero (+2,1% nel biennio 2016-17). Le aziende dell’offerta, anche grazie al Piano, hanno visto incrementi del loro mercato dell’ordine del 30%. L’Italia della manifattura digitale ha vissuto, a partire dal settembre 2016, un momento di grande euforia, al punto che intitolammo la Ricerca 2016-2017 del nostro Osservatorio “la grande occasione””.

DA INDUSTRIA 4.0 A IMPRESA 4.0: COSA FA IL GOVERNO CONTE

Il settembre 2018 il vicepremier e ministro del Lavoro Luigi Di Maio ha confermato, almeno a parole,  i provvedimenti previsti dal piano di Carlo Calenda (iper e super ammortamento, nuova Sabatini, contratti di sviluppo, credito di imposta per investimenti in ricerca e sviluppo). Di Maio ha tuttavia voluto porre l’accento sull’evoluzione del piano Industria 4.0 verso l’Impresa 4.0. Cosa che peraltro era già stata fatta alla fine del mandato dal suo predecessore Calenda. “Stiamo cercando – ha detto l’attuale vicepremier – di sburocratizzare l’accesso al Piano e renderlo sempre più a misura di piccole e medie imprese. Si è soliti parlare di Industria 4.0, ma in realtà è sempre più Impresa 4.0”. Di Maio si è poi soffermato sul tema della formazione: “Il sistema di formazione del personale va potenziato. Introdurremo nuove misure anche per la formazione degli imprenditori, che ne hanno bisogno per restare al passo con i tempi”.

Poi però il governo di Lega e Movimento 5 Stelle è intervenuto introducendo alcune limitazioni al Piano Industria 4.0.  Nel testo del Def , il documento di programmazione economico-finanziaria attualmente in circolazione, emerge il depotenziamento delle misure del piano Impresa 4.0. Ecco i tre punti rivisti dai legislatori:

  1. L’assenza totale del super ammortamento per i beni generici (parzialmente sostituito dalla mini IRES al 15% sugli utili reinvestiti)
    2. La riconferma del beneficio dell’iper ammortamento con le aliquote al ribasso, al fine di incentivare le piccole e medie imprese
  2. La cancellazione degli incentivi per la formazione in tema di Industria 4.0.

Fino al 31 dicembre, comunque, l’esecutivo può effettuare eventuali modifiche correttive del Def.

La riformulazione degli incentivi è stata letta da gran parte del mondo imprenditoriale come un depotenziamento del Piano Industria 4.0. Non è stata gradita neppure la cancellazione di incentivi alla formazione nelle aziende. Su questo ultimo tema, però, gli industriali sperano che il governo ci ripensi. Il 23 novembre scorso il presidente di Confindustria digitale, Elio Catania, intervenendo a un convegno sulle opportunità dell’Industry 4.0, ha detto: “Su Industria 4.0 ci sono alcuni capitoli aperti, tra cui quello della formazione, e il nostro auspicio è che facciano parte degli emendamenti alla manovra perché sono degli aspetti cruciali per il sistema delle imprese”.

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Luciana Maci
Luciana Maci

Giornalista professionista dal 1999, scrivo di innovazione, economia digitale, digital transformation e di come sta cambiando il mondo con le nuove tecnologie. Sono dal 2013 in Digital360 Group, prima in CorCom, poi in EconomyUp. In passato ho partecipato al primo esperimento di giornalismo collaborativo online in Italia (Misna).

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