Caso ITATech, Assobiotec comunica e rassicura: un nuovo fondo italiano e Sofinnova investirà solo in Italia

L’Associazione delle imprese biotech lancia due notizie: ci sarà un fondo per il trasferimento tecnologico dedicato all’Italia e il 100% delle risorse affidate al player francese tornerà qui. Non resta che attendere i dettagli da Cassa Depositi e Prestiti, che controlla la piattaforma con una dotazione di 200 milioni

Pubblicato il 02 Nov 2017

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Dieci giorni dopo la segnalazione fatta da Economyup, un’interrogazione parlamentare con risposta del ministro dell’Economia Piercarlo Padoan e molte telefonate dietro le quinte, la prima reazione ufficiale sul caso ITATech arriva da Assobiotec, l’associazione delle imprese italiane del biotech che fa parte di Federchimica, quindi Confindustria. EconomyUp aveva raccontato che una parte consistente della dotazione (200 milioni) della piattaforma creata da Cassa Depositi e Prestiti (Cdp) e Fondo Europeo degli Investimenti (Fei) per sostenere il trasferimento tecnologico, cioè la capacità di generare imprese dalla ricerca scientifica, potrebbe finire a un fondo francese, Sofinnova, lo stesso che in passato ha ricevuto altri soldi dal Fondo Italiano d’Investimento (FII), SGR controllata da Cassa Depositi e Prestiti. Nessuna smentita, la conferma indiretta del presidente del FII Innocenza Cipolletta, le rassicurazioni in Parlamento del ministro Padoan.

CDP, FEI, FII, ITATech, tutte le sigle (e le relazioni) del venture capital pubblico

Subito dopo la pubblicazione dell’articolo di EconomyUp, Assobiotec aveva inviato una lettera ai vertici di  Cassa Depositi e Prestiti e a una serie di dirigenti e consiglieri dei ministeri dell’economia, dello sviluppo economico, dell’istruzione e della salute. “Abbiamo ritenuto opportuno aprire un dialogo con le Istituzioni competenti su notizie di stampa relative alla assegnazione di parte delle risorse che ITAtech avrebbe destinato agli investimenti in area Scienze della Vita”, scrive in una nota stampa il presidente di Assobiotec Riccardo Palmisano, che si rammarica per la pubblicazione della lettera nonostante riconosca che la questione sia stata sollevata proprio “in relazione alle notizie di stampa”.

Ma andiamo alle buone notizie affidate alla nota di Assobiotec, anche se non dipendono certo dall’Associazione: “Abbiamo approfondito il dialogo con le Istituzioni e con i principali stakeholder interessati, portando a casa importanti chiarimenti. Innanzitutto abbiamo avuto garanzie che le risorse saranno affidate a un fondo dedicato all’Italia e gestito da professionisti italiani”. Quindi vuol dire che prossimamente nascerà un nuovo fondo dedicato alle Scienze della Salute e finanziato con capitali pubblici, di cui ancora non si sa nulla. Non è neanche dato sapere da chi Assobiotec abbia avuto queste garanzie.

Riccardo Palmisano, presidente Assobiotec
Seconda notizia: “Abbiamo saputo che il fondo con cui ITAtech sta interloquendo si impegnerebbe a investire in Italia non il 90%, come previsto dalle regole definite da ITAtech, ma il 100% delle risorse che saranno conferite”. Quindi Sofinnova, il fondo innominato, prendendo per buono il condizionale reinvestirà tutti soldi in Italia. Molto bene, anche se bisognerà vedere quanto sarà vincolante questo impegno. Nel 2012, quando furono affidati 15 milioni dal FII, nel comunicato diffuso in quell’occasione si leggeva che Sofinnova si sarebbe impegnata “a dedicare una significativa parte dei nuovi capitali raccolti a investimenti in startup italiane”. Non andò proprio così e certamente le clausole contrattuali lo permettevano. Ma nonostante l’impegno comunicato e disatteso, l’operazione fu replicata con un nuovo investimento di 20 milioni di cui sono tornati in Italia solo 6.

C’è poi da capire come verranno investiti questi soldi pubblici. Panorama.it, riprendendo la questione sollevata da EconomyUp, ha scritto che Sofinnova “in Italia ha un’unica collaborazione con la Fondazione Telethon, nel cui consiglio di amministrazione siede, fra gli altri, l’amministratore delegato di Cdp Fabio Gallia”. “Assobiotec lavora da anni per costruire un ecosistema più favorevole ad attirare investimenti in ricerca e innovazione nel Paese”, scrive ancora Palmisano nella nota. “Grazie ad analisi, dibattiti e confronti con interlocutori nazionali e benchmark internazionali a tutti i livelli abbiamo individuato una serie di elementi chiave su cui intervenire per migliorare il sistema paese: tra questi un ruolo importante è fin da subito apparso essere il trasferimento tecnologico, area in cui l’Italia è oggi decisamente arretrata”. Telethon rientra nel perimetro degli “elementi chiave”?

Fabio Gallia, amministratore delegato di Cassa Depositi e Prestiti
La nota di Assobiotec, comunque, si concetra sul caso ITATech e non dà risposte sul pregresso, sui capitali affidati dal Fondo Italiano Investimento a Sofinnova. Perché non tocca all’Associazione rispondere, ovviamente, ma a Cassa Depositi e Prestiti, che per il momento tace. Eppure la questione non è da poco. Non tanto e non solo per i capitali pubblici veicolati all’estero ma per la questione più strategica della governance di queste importanti leve di competitività.  Cdp è un “Istituto di promozione nazionale” che dovrebbe lavorare per sostenere la crescita del Paese, ha bilanci straordinari, quasi ingiustificati per la sua missione (oltre 2miliardi di utili nel primo semestre 2017) ma, almeno sul fronte del venture capital, non sembra avere una linea chiara su come governare le risorse a disposizione una vota affidate a un gestore. Forse non basta un player italiano o un generico impegno sull’Italia per fare il bene dell’Italia.

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