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Fintech & Insurtech 2020, la maturità dopo il Covid

Mercoledì 2 dicembre viene presentato l’annuale Report dell’Osservatorio Fintech & Insurtech del Politecnico di Milano. Il direttore Filippo Renga anticipa a EconomyUp alcune tendenze di un anno importante per l’innovazione finanziaria: di fronte all’emergenza sono caduti molti alibi e le startup ora contano di più

Pubblicato il 26 Nov 2020

Photo by Jonas Leupe on Unsplash

“The future of finance is digital”. Il distico scelto per aprire il programma dell’annuale convegno dell’Osservatorio Fintech & Insurtech del Politecnico di Milano, citando la Commissione Europea che cosi scriveva lo scorso settembre, sintetizza perfettamente la fase che sta attraversando l’industria dei servizi finanziari: una laboriosa ma rapida trasformazione verso modelli, processi e servizi digitali.

Il 2020 è stato un anno certamente importante per il fintech. Hanno preso forma leader europei (e penso a Nexi), scaleup italiane hanno raggiunto livelli di maturità impensabili (l’operazione da 93 milioni su Satispay è rilevante non solo per l’entità della cifra ma per la qualità degli investitori internazionali), sono nate nuove startup con un livello di competenze e capitali insoliti per lo scenario italiano (guardiamo il caso AideXa). C’è quindi grande attesa per il momento di razionalizzazione che viene dal lavoro dell’Osservatorio Fintech & Insurtech (clicca qui per avere più informazioni sul convegno)

Il Covid nel 2020 è stato un catalizzatore decisivo. “Ha spinto la digitalizzazione sul fronte consumer e sue quello delle aziende, dove ha fatto cadere tanti alibi”, osserva Filippo Renga, direttore dell’Osservatorio, che anticipa a EconomyUp alcune tendenze emerse nel lavoro di raccolta dati e analisi fatto dal team di ricercatori che guida.

Negli incumbent, soprattutto tra le banche, di fronte alla necessità di trovare canali di relazione con i clienti alternativi alle agenzie sono venute meno le resistenze all’adozione di servizi digitali. E, fatto ancora più importante, sono aumentati gli investimenti sulle tecnologie. “L’emergenza sanitaria ha dimostrato che si può fare, che funziona e in molti casi conviene”, dice Renga. “È stata come una sorta svolta culturale che non potrà non dare i suoi frutti”.

Il primo risultato, già evidente, è la corsa alle partnership. “La crescente consapevolezza della complessità del tema e la combinazione fra PSD2 e pandemia ha indotto molti player tradizionali a stringere accordi con fintech internazionali e italiane”, ricorda Renga che ci anticipa un dato: la maggioranza delle partnership strette dalle startup sono state fatte con operatori finanziari, sia a livello globale sia in Italia. La conferma di quella tendenza del mercato verso l’Open Finance (vedi l’alleanza fra Enel X e Tink , piattaforma svedese sulla quale ha investito anche Poste Italiane)

Filippo Renga, direttore dell’Osservatorio Fintech & Insurtech del Politecnico di Milano

E le startup? “Non abbiamo riscontrato una particolare tensione nel fintech e nell’insurtech. Le startup hanno confermato la loro capacità di resilienza, hanno investito in tecnologia quando serviva e hanno cambiato modello di business quando necessario”, risponde Renga. A livello globale negli ultimi due anni ne sono state finanziate 2500 con almeno 1 milione di investimento ciascuna. Nel 2020 il Report dell’Osservatorio segnala un inevitabile rallentamento ma, avverte Renga, “abbiamo visto una crescita del ruolo delle startup. Gli attori del mercato le guardano e le considerano con una diversa attenzione anche perché erano già pronte su tanti temi diventati prioritari con la pandemia, come l’identità o i pagamenti digitali”.

Basta scorrere l’agenda del Convegno del 2 dicembre per comprendere che il fintech è ormai la dimensione contemporanea della finanza. Non a caso dopo l’apertura del direttore scientifico dell’Osservatorio Marco Giorgino (qui puoi vedere una sua videointervista a EconomyUp) ci sarà il debutto di Alessandra Perrazzelli, vicedirettrice di Banca d’Italia, nel suo ruolo di responsabile del nuovo ufficio dell’autorità centrale che apre a Milano proprio a inizio dicembre per seguire l’innovazione del settore. Ci sono i new comer come Enel X e Illimity, ovviamente le startup ma anche gli incumbent come Vittoria (per le assicurazioni) o Credem e Mediolanum (per le banche).

Il fintech si avvia quindi verso una “normalizzazione” che prevede il consolidamento di un ecosistema e una rinnovata responsabilità per gli incumbent. Fa riflettere un dato contenuto nel Report: quando si tratta di far gestire i propri risparmi personali, il 70% degli italiani si rivolge ancora agli attori tradizionali. “Teniamo conto che è stata indagata una fascia di età molto ampia, fra i 18 e i 74 anni. Ma possiamo dire che in una situazione di incertezza generale, cerchi maggiore certezze”, commenta Renga. “Il trust delle banche è ancora molto forte”. E con l‘open banking? “Il 2020 è stato un anno di spinta. È cominciata a entrare acqua nel mulino del fintech”, conclude Renga. “Gli effetti ampi e tangibili li vedremo certamente nel 2021”.

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Giovanni Iozzia
Giovanni Iozzia

Ho studiato sociologia ma da sempre faccio il giornalista e seguo la tecnologia . Sono stato direttore di Capital, vicedirettore di Chi e condirettore di PanoramaEconomy.

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