IL REPORT

Finanza alternativa in crescita in Italia, alle PMI 4,23 miliardi di euro nel 2021

Il 4° Report sulla Finanza Alternativa per le PMI rileva un incremento del flusso di risorse del 58% tra il 2020 e il 2021. Private equity e venture capital tornano ai valori pre-Covid, minibond su del 17%, il crowdfunding galoppa a + 73%. Bene invoice trading e direct lending. Sono invece ai minimi le ICO

Pubblicato il 02 Dic 2021

Il flusso di finanziamento da canali alternativi al credito bancario per le PMI italiane. Evoluzione negli ultimi semestri (valori in € milioni)

Il mercato della finanza alternativa al credito bancario per le PMI (piccole e medie imprese) è cresciuto del 58% tra il 2020 e il 2021 fino a toccare quota 4,2miliardi di euro. Lo rileva il 4° Report sulla Finanza Alternativa per le PMI, presentato il 29 novembre 2021 da Giancarlo Giudici, professore ordinario del Politecnico di Milano e Direttore Scientifico dell’Osservatorio Crowdinvesting, nel corso dell’edizione 2021 dell’Alt-Finance Day – La giornata della Finanza Alternativa, organizzata da Innexta in collaborazione con School of Management del Politecnico di Milano, Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi e Unioncamere Nazionale.

QUI il 4° Report completo sulla Finanza Alternativa per le PMI

Vediamo meglio alcuni dei principali elementi emersi dal rapporto, partendo dal concetto di finanza alternativa.

Finanza alternativa o complementare: quali sono i suoi ambiti

L’obiettivo della ricerca era analizzare il mercato della finanza alternativa (o sotto alcuni punti di vista “complementare”) al credito bancario per le PMI. Dopo la crisi finanziaria iniziata nel 2008, in Italia si sono susseguiti numerosi provvedimenti legislativi per offrire nuovi canali di finanziamento alternativi e potenziare quelli esistenti, con l’obiettivo di incrementare la competitività dell’ecosistema delle PMI. Più di recente, si è aggiunta una certa attenzione sul tema dell’economia ‘reale’, ovvero al mondo imprenditoriale del ‘private capital’, le imprese non quotate. Le PMI sono definite dalla Raccomandazione 2003/361/CE della Commissione Europea come imprese autonome il cui organico risulta inferiore a 250 persone (requisito necessario) e il cui fatturato non superi € 50 milioni o il cui totale di bilancio annuale non sia superiore a € 43 milioni (basta uno dei due requisiti). Chiaramente non è facile discriminare le fonti di finanziamento delle PMI da quelle di altre imprese, perché molte di esse sono comuni anche alle grandi imprese. Gli ambiti specifici relativi alla raccolta di risorse finanziarie per le PMI italiane negli ultimi anni presi in esame dalla ricerca sono i seguenti:

1) i minibond, ovvero il ricorso al mercato mobiliare per il collocamento di titoli di debito come obbligazioni e cambiali finanziarie per importi fino a € 50 milioni;
2) il crowdfunding, ovvero l’opportunità di raccogliere capitale su portali Internet da soggetti retail, nelle varie forme ammesse (reward, lending, equity);
3) l’invoice trading, ovvero lo smobilizzo di fatture commerciali acquisite da soggetti non bancari attraverso piattaforme web;
4) il direct lending, il credito erogato da soggetti non bancari attraverso prestiti diretti;
5) le Initial Coin Offerings (ICOs), ovvero il collocamento di token digitali e in generale
di crypto-asset su Internet grazie alla tecnologia emergente della blockchain;
6) il private equity e venture capital, ovvero il finanziamento con capitale di rischio fornito da investitori professionali come fondi e business angel;
7) da quest’anno dedichiamo un capitolo specifico alla quotazione in Borsa su listini specifici per le PMI (SME Growth Market) come AIM Italia (ora Euronext Growth Milan).

Vediamo dunque quali dati emergono in estrema sintesi dal 4° Report sulla Finanza Alternativa per le PMI.

Finanza alternativa 2021: il quadro generale

I mercati del private equity e venture capital tornano ai valori pre-Covid, confermandosi i maggiori canali alternativi al credito bancario per le PMI italiane. Segue l’invoice trading che, nonostante un lieve arretramento registrato nel primo semestre 2021, legato ai ritardi nei depositi dei bilanci 2020 e dall’uscita dal mercato di alcune piattaforme, registra un incremento del 7,5% rispetto al 2020.

Crescono anche il mercato dei minibond, con un aumento del 17% rispetto allo scorso anno, e quello del crowdfunding, in particolare il lending, con un incremento del 73% rispetto allo scorso anno.

Nel Report una novità per l’ambito del direct lending, che da quest’anno considera i portali che erogano credito su Internet attingendo esclusivamente da investitori professionali, per cui i dati non risultano comparabili con quelli presentati lo scorso anno: il trend del settore è comunque positivo, con una crescita raddoppiata rispetto al primo semestre 2020.

Ai minimi il flusso di ICOs (Initial Coin Offerings), dove non sono state condotte operazioni significative da team italiani, mentre si affermano i collocamenti di NFT (Non Fungible Tokens).

In ultimo si evidenzia che la raccolta che le PMI hanno effettuato sul mercato borsistico, in particolare su Euronext Growth Milan, erede di AIM Italia, è aumentata del 66% rispetto al periodo precedente.

Ecco tutti i dettagli per ciascuna forma di finanza alternativa.

Minibond: un mercato che continuerà a crescere

L’industria dei minibond continua nella direzione di una crescita stabile e progressiva fin dal 2013. Le PMI non finanziarie italiane emittenti di minibond fino al 30 giugno 2021 sono state 444; fra queste, ben 37 si sono affacciate sul mercato per la prima volta nel primo semestre 2021. Il controvalore collocato negli ultimi 12 mesi coperti dalla ricerca è stato di € 455,0 milioni, di cui € 342,6 milioni nel secondo semestre 2020 e € 112,4 milioni nel primo semestre 2021 (con un aumento tendenziale del 17% rispetto allo stesso periodo del 2020). Considerato che ogni anno i volumi del secondo semestre sono sempre superiori a quelli del primo semestre, si evidenzia un bilancio positivo. Si tratta di un mercato importante fra tutti quelli analizzati, che continuerà a crescere sostenuto dai progetti di basket bond esistenti ed annunciati. Nell’ultimo anno il 76,6% dei minibond collocati era coperto da una qualche forma di garanzia.

Crowdfunding: ottimo tasso di crescita

L’equity crowdfunding (ovvero il collocamento di quote del capitale di rischio su portali autorizzati da Consob) ha visto un ottimo tasso di crescita negli ultimi anni, anche grazie all’estensione a tutte le PMI di questa opportunità, inizialmente riservata a startup e PMI innovative. Sono 742 le aziende italiane che hanno provato a raccogliere capitale di rischio sulle piattaforme Internet autorizzate fino al 30 giugno 2021, portando a successo 588 campagne. Si tratta in gran parte di startup innovative, ma sono arrivate anche altre PMI con le operazioni in ambito real estate. Negli ultimi 12 mesi osservati la raccolta è stata pari a € 127,7 milioni, con un incremento del 67% rispetto al periodo precedente. Nel primo semestre 2021 la raccolta è stata di € 65,4 milioni, con un aumento tendenziale del 70% sul 2020. I portali autorizzati ad oggi sono ben 54.

Per quanto riguarda le piattaforme di lending, che erogano prestiti finanziati o co-finanziati dai piccoli risparmiatori su Internet, esse hanno canalizzato denaro alle PMI italiane per € 310,8 milioni nell’ultimo periodo annuale (€ 79,9 milioni nel secondo semestre 2020 e € 230,9 milioni nel primo semestre 2021). L’incremento è del 73% rispetto all’anno scorso (ma in realtà sarebbe maggiore considerando che alcune piattaforme sono da quest’anno incluse nella categoria direct lending) mentre quello tendenziale considerando solo gli ultimi 6 mesi è del 338%. In questa categoria sono state censite 21 piattaforme attive di cui 14 focalizzate sul comparto immobiliare. Un elemento importante da segnalare per il mondo del crowdinvesting (equity e lending) è l’entrata in vigore del nuovo regolamento europeo ECSP.

Completa il quadro il reward-based crowdfunding; si parla di campagne di piccolo importo (condotte soprattutto su portali USA come Kickstarter) che imprese italiane hanno lanciato per raccogliere denaro offrendo in cambio prodotti e ricompense non monetarie. Indichiamo in € 5,1 milioni la raccolta effettuata negli ultimi 12 mesi, con una buona crescita grazie ad alcune singole campagne di successo.

Invoice trading: incremento del 7,5% nel 2021

Le piattaforme di invoice trading italiane hanno mobilitato per le PMI € 1,24 miliardi negli ultimi 12 mesi (€ 712,2 milioni nel secondo semestre 2020 e € 531,6 milioni nel primo semestre 2021). L’incremento è del 7,5% rispetto all’anno scorso ma nei primi 6 mesi di quest’anno si registra un arretramento, legato sia ai ritardi nei depositi dei bilanci 2020 sia all’uscita dal mercato di alcune piattaforme, già sostituite peraltro da nuovi player che però non erano ancora pienamente operativi al 30/6/2021. In totale gli operatori censiti in questa data risultavano essere 12. Va notato che il ciclo di investimento in questo ambito è molto più breve, trattandosi della cessione a investitori professionali di fatture commerciali a scadenza mediamente 3-4 mesi, che vengono spesso utilizzate come sottostante per operazioni di cartolarizzazione. Molte delle risorse conteggiate sono quindi state reinvestite più volte nell’arco del periodo e le stesse imprese hanno ceduto più fatture nel tempo. Si può stimare che questo canale di finanziamento sia stato adottato da un buon numero di PMI italiane ed è certamente lo strumento relativamente più utilizzato fra tutti quelli considerati. Il comparto dovrebbe crescere nei prossimi mesi, considerando anche l’arrivo di nuove risorse da fondi specializzati nell’investimento in crediti commerciali.

Direct lending: oltre 570 milioni negli ultimi 12 mesi

Qui si fa riferimento all’opportunità per soggetti non bancari (in particolare fondi di credito) di erogare prestiti diretti alle imprese. Si tratta del segmento dove è più difficile raccogliere informazioni esaustive, perché non pubblicamente disponibili. Nuovi fondi continuano ad arrivare sul mercato e hanno cominciato a investire, spinti anche dalla nascita di ELTIF e di PIR alternativi. Da quest’anno consideriamo in questa categoria anche i portali che erogano credito su Internet attingendo esclusivamente da investitori professionali, come Azimut Direct e Credimi. I dati quindi non sono comparabili con quelli di un anno fa. Il contributo che è arrivato da questo segmento può essere stimato in € 570,7 milioni per gli ultimi 12 mesi, con una buona crescita nel primo semestre 2021 (€ 307,8 milioni) rispetto ai 6 mesi precedenti (€ 262,9 milioni) e ancora di più rispetto al primo semestre 2020, con valori più che raddoppiati.

ICOs e token offerings: offerte ridotte ai minimi

Attraverso le Initial Coin Offerings (ICOs) è possibile raccogliere capitale su Internet offrendo in sottoscrizione token digitali e disintermediando completamente piattaforme terze e circuiti di pagamento tradizionali. Grazie alla tecnologia blockchain, i token consentono ai sottoscrittori di accedere a prodotti e servizi, a volte di partecipare attivamente al progetto imprenditoriale. Sono spesso scambiati su piattaforme specializzate e questo rende labile il confine fra le ICOs e la sottoscrizione di investimenti finanziari. La consultazione avviata da Consob per studiare una possibile definizione e regolamentazione del collocamento di ‘cripto-attività’ non ha ancora generato risultati in termini di nuove opportunità. Nel frattempo il flusso delle offerte si è ridotto ai minimi (non abbiamo infatti individuato negli ultimi mesi operazioni significative condotte da team italiani) mentre si affacciano sul mercato nuove modalità che potrebbero avere sviluppi interessanti come le Initial Exchange Offerings (IEOs) e le Security Token Offerings (STOs). Negli ultimi tempi si affermano i collocamenti di NFT (Non Fungible Tokens) ma con ancora limitate applicazioni in ambito industriale. Il tema della ‘tokenizzazione’ degli asset finanziari rimane comunque di grande attualità.

Private equity e venture capital: ritorno ai flussi pre-Covid

Benché attivo da tempo, il mercato italiano del private equity e soprattutto del venture capital è ancora sotto-dimensionato rispetto alla situazione di Germania e Francia. Si fa riferimento agli investimenti effettuati da soggetti professionali nel campo del private equity e del venture capital, sottoscrivendo capitale di rischio di imprese non quotate, con l’ambizione di contribuire attivamente alla crescita dell’azienda in modo attivo, per poi ottenere una plusvalenza al momento dell’exit (ovvero la dismissione della partecipazione con la cessione a terzi o con la quotazione in Borsa). Con riferimento alle statistiche periodiche pubblicate dall’associazione di riferimento AIFI, limitiamo l’attenzione alle sole operazioni di early stage ed expansion, dove tipicamente l’investimento viene effettuato con un aumento di capitale e con l’apporto quindi di nuove risorse. Al contrario, le operazioni di buyout riguardano più che altro cessioni di partecipazioni ad altri investitori. Ipotizzando che tutte le operazioni nei due sotto-comparti riguardino PMI (il che non è scontato), da luglio 2020 a giugno 2021 abbiamo un flusso di € 1,22 miliardi, tornato ai valori pre-Covid grazie soprattutto al contributo del secondo semestre del 2020. In particolare mostra una buona performance l’investimento early stage. Nel primo semestre 2021 il dato è molto positivo (€ 593 milioni) rispetto allo stesso periodo del 2020 (€ 102 milioni) e lascia ben sperare. Infatti, le prospettive sono buone grazie alla raccolta che i fondi dedicati stanno conducendo.

Quotazione in Borsa

Infine evidenziamo la raccolta che le PMI hanno effettuato sul mercato borsistico, in particolare su Euronext Growth Milan, lo SME Growth Market di Borsa Italiana, che ha preso l’eredità di AIM Italia. A fine giugno 2021 il mercato ha raggiunto la soglia di 146 società quotate, con una raccolta (considerando gli aumenti di capitale condotti alla quotazione o anche successivamente, ed escludendo le SPAC) che è pari a € 131,4 milioni nel secondo semestre 2020 e € 106,5 milioni nel primo semestre 2021; quest’ultimo dato ha segnato un deciso recupero rispetto allo stesso periodo del 2020. In totale le risorse veicolate alle imprese negli ultimi 12 mesi sono pari a € 237,9 milioni, con un aumento del 66% rispetto al periodo precedente.

Lo sviluppo della finanza alternativa (o complementare) al credito bancario in Italia – conclude il rapporto – sta continuando generato vantaggi tangibili nei tempi e costi di accesso al capitale, in una fase ancora delicata per l’economia. Le filiere analizzate nella ricerca hanno consentito a tante PMI italiane, fino a pochi anni fa escluse da questa opportunità, di incrementare la propria competitività e ottenere vantaggi non solo in termini di maggiore inclusione e diversificazione delle fonti, ma anche di accresciute competenze manageriali, visibilità sul mercato, maggiori opportunità di investimento.

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