Il nuovo turismo

Startup, come invitare i turisti a pranzo

Gastromama, fondata dallo sviluppatore Daniele Di Gregorio con la moglie Daniela Furlan, è una piattaforma che permette a chi viene in Italia di gustare i piatti tradizionali presso le famiglie. I fondatori: “L’idea è venuta leggendo che i brasiliani raccontano spesso di essere delusi dalla nostra cucina”

Pubblicato il 09 Lug 2014

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Daniele Di Gregorio e Daniela Furlan, co-fondatori di Gastromama

A volte le startup sono una faccenda sentimentale. Prendete Gastromama, un servizio italiano che apre le cucine delle nostre case ai viaggiatori, creato dallo sviluppatore Daniele Di Gregorio, 47 anni, e da sua moglie Daniela Furlan, 34 anni, expat brasiliana a Roma. Daniele e Daniela sono alla seconda esperienza insieme, ormai potremmo definirli startupper seriali di coppia. I due avevano già lavorato insieme a un altro progetto, che come Gastromama metteva insieme le capacità tecniche di lui, la provenienza di lei e la passione per i viaggi di entrambi. Si tratta di un sito chiamato Dicas de Roma, una piattaforma in portoghese nata quasi per hobby e costruita per presentare Roma e le sue attrattive ai turisti brasiliani.

“Daniela aveva tanti amici brasiliani che le chiedevano informazioni su cosa fare e dove andare a Roma. Invece di mandare decine di mail a tutti, abbiamo aperto Dicas de Roma”, racconta Daniele. Nel giro di qualche anno, il sito, nato come un piccolo forum per informare gli amici di Daniela, è diventato un punto di riferimento e oggi intercetta il 40% del mercato turistico brasiliano diretto verso la capitale italiana. Nel 2012, forti del successo e delle informazioni raccolti con Dicas de Roma, Daniele e Daniela hanno fondato Gastromama.

C’è un altro dettaglio, che nasce dall’esperienza dei due coniugi, che ha plasmato Gastromama: “La nostra idea nasce da una considerazione che potrebbe stupire: tutti i viaggiatori brasiliani, di ritorno a casa, raccontano di essere quasi sempre delusi dalla cucina italiana. È un paradosso, perché la gastronomia è uno dei punti di forza del turismo in Italia. Ma chi arriva a Roma, a pranzo o a cena viene spesso ‘deportato’ in grandi ristoranti turistici dove si mangia malissimo”.Ed ecco che nasce Gastromama, la piattaforma che vuole rovesciare questo paradigma, il turista ‘deportato’, e far incontrare la cucina locale tradizionale e i viaggiatori che arrivano in cerca di un’esperienza autentica a tavola.

Il modello è ambizioso, aprire le sale da pranzo delle famiglie a chi vuole provare un’esperienza diversa dal ristorante, sulla falsariga di quanto fa su una scala molto più grande Airbnb con gli alberghi. “Ma noi puntiamo sulla qualità. Non abbiamo grandi numeri, ma l’autorevolezza di poter sempre garantire agli utenti un’esperienza autentica”, racconta Di Gregorio, che con Gastromama è anche tra i soci fondatori dell’Associazione Startup Turismo.

Il primo passo per l’evoluzione della loro startup è stata l’iscrizione al Founder Institute, l’incubatore di Palo Alto. Gastromama è stata selezionata con altre 11 startup italiane per accedere ai servizi di mentorship dell’incubatore californiano. Hanno studiato il mercato e stanno lavorando per trovare un investitore, ma al momento sono ancora nella fase di autofinanziamento: “Dobbiamo dimostrare di poter fare traction e attrarre viaggiatori, altrimenti il nostro modello di marketplace è facilmente replicabile. Per ora il piano è rafforzare il traffico”.

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punti di forza sono la conoscenza e il radicamento nel mercato turistico brasiliano: “Hanno una classe media ancora in forte ascesa, con un potere d’acquisto interessante e la capacità di spendere anche i risparmi di un anno in due settimane di viaggio”. I cuochi di Gastromama inseriscono la loro proposta gastronomica sulla piattaforma (che funziona via web o su un’app), organizzando eventi aperti in date precise.

Non c’è un tariffario, e il rimborso spese viene deciso liberamente da chi prepara la cena: “Stiamo molto attenti a non sembrare ciò che non vogliamo essere: non siamo una rete di ristoranti, chi si iscrive a Gastromama non lo fa per costruirsi un lavoro, ma per fare network ed entrare in contatto con gente da tutto il mondo. Ci può essere un guadagno, ma va considerata un’attività ricreativa e non continuativa”.

Questa strettoia legale permette ai cuochi di Gastromama di non essere soggetti a tutta una serie di obblighi che spettano a ristoranti e catering, primo tra tutti quello della certificazione Haccp. “La legislazione al momento è incompleta, e quando succede in Italia viene interpretata in modo restrittivo, per questo siamo molto attenti a questo aspetto, per non uscire fuori dal consentito”.

L’obiettivo di Gastromama è l’autorevolezza. Per questo motivo, opera solo sul mercato italiano e l’iscrizione per i cuochi non è automatica. “Vogliamo sempre conoscere e valutare chi crea un’offerta sulla piattaforma”. Tra gli accordi su cui punta la startup, c’è quello con l’Associazione cuochi a domicilio per una proposta esclusiva per Gastromama. Per quanto riguarda i viaggiatori, la maggior parte viene dal Brasile, ma stanno anche crescendo gli utenti americani e inglesi. La piattaforma funziona trattenendo una commissione del 15% sulla transazione.

Ma Daniele e Daniele sono fedeli all’idea di startupper seriali di coppia, e hanno già in cantiere un terzo progetto, appena nato: espandere Dicas De Roma e farne un modello per spiegare il mondo ai turisti brasiliani, che ormai conoscono bene. Come si chiama? Dicas do Mundo, ovviamente.

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