Davvero il Nobel Krugman sostiene che la laurea non serve per fare soldi?

Un articolo di Corriere.it lancia la provocazione. Ma l’economista nel suo blog dice un’altra cosa: i salari dei laureati hanno smesso di crescere ma sono sempre più alti di chi non ha studiato. Dietro una polemica politica sui divari retributivi con i “neo-con”

Pubblicato il 10 Mar 2015

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L'economista Paul Krugman

Il 9 marzo il Corriere della Sera nel suo sito on line intitolava “La laurea non serve per fare soldi. La tesi controcorrente di Krugman”. Lo scopo del titolo era ovviamente quello di attirare l’attenzione, obiettivo raggiunto dal momento che l’articolo ha acceso il dibattito fra diversi studenti. Ma per capire questo intervento di Krugman su competenze, formazione e salari, è necessario leggere il testo originale sul suo blog.

E per capire e contestualizzare l’intervento, è utile guardare anche uno dei testi che hanno fatto partire il dibattito, che riguarda invece la questione (molto seria e controversa) degli effetti della tecnologia sul mercato del lavoro.

Krugman dice che i salari di chi ha almeno un titolo di studio superiore (di livello universitario) hanno smesso di crescere, e non dice affatto che sono allineati o più bassi di altri salari. E infatti, anche guardando il grafico del blog originale riportato sul Corriere si nota che il trend di crescita in USA si è fermato, ma comunque il livello dei salari dei laureati è rimasto decisamente più alto rispetto al passato. Quindi senz’altro non dice quanto riportato nel titolo.

Ma approfondendo un poco, è possibile anche dare l’interpretazione corretta della posizione di Krugman in questa breve nota. L’intervento di Krugman è in realtà un attacco a un documento e un convegno in cui veniva data come giustificazione al crescente divario salariale e di ricchezza in USA la differenza di skills e di formazione, piuttosto che altri fattori, tesi portata avanti dal fronte neo-con (riassumibile in “se non hai soldi e ricchezza è perché non hai fatto abbastanza per meritarteli”). Questa giustificazione ai divari retributivi è contestata da Krugman, dato che lui ritiene che ci siano molti altri meccanismi molto meno “giustificabili” (in USA e in altri paesi) che portano ad una diseguale distribuzione della ricchezza e dei redditi.

Analisi sui livelli di formazione e sull’impatto di questa sul differenziale salariare in vari paesi sono forniti dall’OECD sul proprio sito. In particolare sono riportati e discussi dati sul “premio salariale” ampiamente positivo percepito dai laureati. Si può essere d’accordo o meno con Krugman ovviamente, ma la questione è troppo seria per essere liquidata con un titolo troppo ammiccante.

* Dipartimento di Ingegneria Gestionale, Politecnico di Milano

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