Davvero il Nobel Krugman sostiene che la laurea non serve per fare soldi?
Un articolo di Corriere.it lancia la provocazione. Ma l’economista nel suo blog dice un’altra cosa: i salari dei laureati hanno smesso di crescere ma sono sempre più alti di chi non ha studiato. Dietro una polemica politica sui divari retributivi con i “neo-con”
di Lucia Tajoli
Pubblicato il 10 Mar 2015

E per capire e contestualizzare l’intervento, è utile guardare anche uno dei testi che hanno fatto partire il dibattito, che riguarda invece la questione (molto seria e controversa) degli effetti della tecnologia sul mercato del lavoro.
Krugman dice che i salari di chi ha almeno un titolo di studio superiore (di livello universitario) hanno smesso di crescere, e non dice affatto che sono allineati o più bassi di altri salari. E infatti, anche guardando il grafico del blog originale riportato sul Corriere si nota che il trend di crescita in USA si è fermato, ma comunque il livello dei salari dei laureati è rimasto decisamente più alto rispetto al passato. Quindi senz’altro non dice quanto riportato nel titolo.
Ma approfondendo un poco, è possibile anche dare l’interpretazione corretta della posizione di Krugman in questa breve nota. L’intervento di Krugman è in realtà un attacco a un documento e un convegno in cui veniva data come giustificazione al crescente divario salariale e di ricchezza in USA la differenza di skills e di formazione, piuttosto che altri fattori, tesi portata avanti dal fronte neo-con (riassumibile in “se non hai soldi e ricchezza è perché non hai fatto abbastanza per meritarteli”). Questa giustificazione ai divari retributivi è contestata da Krugman, dato che lui ritiene che ci siano molti altri meccanismi molto meno “giustificabili” (in USA e in altri paesi) che portano ad una diseguale distribuzione della ricchezza e dei redditi.
Analisi sui livelli di formazione e sull’impatto di questa sul differenziale salariare in vari paesi sono forniti dall’OECD sul proprio sito. In particolare sono riportati e discussi dati sul “premio salariale” ampiamente positivo percepito dai laureati. Si può essere d’accordo o meno con Krugman ovviamente, ma la questione è troppo seria per essere liquidata con un titolo troppo ammiccante.
* Dipartimento di Ingegneria Gestionale, Politecnico di Milano