Tutela digitale, come proteggere la reputazione sul web con una startup

Nell’era della digitalizzazione, l’identità digitale di aziende e privati è esposta a insidie che possono impattare negativamente la reputazione web, e diventa necessario proteggere la propria immagine online. I fondatori di Tutela Digitale spiegano come funziona la piattaforma che “elimina i contenuti negativi dalla rete”

Pubblicato il 15 Lug 2020

BNP Paribas e l'identità digitale

Quanto può costare una notizia fuorviante, una parola sbagliata o un passo falso sui social? Nell’era del digitale l’identità virtuale di aziende e privati è continuamente esposta ad una serie di insidie che possono impattare negativamente la loro reputazione, fino ad arrivare a scomode crisi d’immagine che richiedono interventi drastici.

Controllare la propria presenza online, però, è possibile: è qui che entrano in gioco società specializzate nel diritto all’oblio, capaci di monitorare ed eliminare a colpi di click i contenuti che ledono alla reputazione online.

Tutela Digitale fa proprio questo.

Come nasce è Tutela Digitale

L’azienda nasce nel 2017 dall’idea di due giovani imprenditori italiani, Sveva Antonini e Gabriele Gallassi.

“Prima di fondare Tutela Digitale io e Gabriele lavoravamo per Red Points, una realtà spagnola che monitora il web per contrastare i casi di pirateria e contraffazione” spiega Antonini. “Abbiamo iniziato a portare questi servizi nel mercato italiano, ma ci siamo resi conto che le esigenze dei clienti erano altre. È nata così la nostra realtà, che si occupa di tematiche legate alla reputazione online di individui e aziende”.

Oggi in Tutela Digitale lavorano 11 giovani professionisti con competenze che spaziano dall’ambito legale al SEO, passando per la brand reputation e i crimini informatici.

I servizi per la protezione dell’identità digitale

Come ha spiegato Gallassi, il punto di forza principale di Tutela Digitale è Linkiller, una “piattaforma che elimina i contenuti negativi dalla rete”, monitorando attivamente “più di 10 mila fonti tra server provider, piattaforme social e gruppi editoriali”. La procedura è semplice: i clienti di Tutela Digitale possono segnalare la presenza di contenuti non graditi trovati online, e l’azienda si occuperà della loro rimozione in tempi brevi chiedendo l’applicazione del diritto all’oblio, il rispetto del copyright o della privacy.

Strettamente collegato alle operazioni di Linkiller è Linkmonitor, un software di social listening e web monitoring che scandaglia più di 150 milioni di fonti online con l’obiettivo di reperire informazioni in tempo reale sulla reputazione di persone, marchi o anche singoli prodotti.

Le aziende che hanno avuto una crisi reputazionale, o i privati che leggono contenuti negativi sul proprio conto, possono poi fare affidamento su Linkbetter: un servizio con cui Tutela Digitale riesce a riabilitare la web reputation tramite la creazione di contenuti ad hoc, che seguono a pieno le regole SEO e vengono quindi indicizzati in maniera ottimale. “Con Linkbetter ricostruiamo la reputazione online di aziende e privati, cercando di mettere in luce gli aspetti positivi rispetto a quelli che possono essere lesivi per l’immagine del cliente” spiega Gallassi.

Fondamentale – anche se spesso sottovalutato – è infine l’aspetto preventivo nella gestione della reputazione online: “Tramite Linkmonitor teniamo sotto controllo il web per conto dei nostri clienti. Non appena mappiamo una problematica, attiviamo immediatamente le misure di tutela” spiega Sveva Antonini, che in Tutela Digitale guida propria il dipartimento di affari legali.

In tre anni di attività l’azienda ha rimosso dal web più di 3.500 articoli, con una percentuale di successo dell’85%. “Nel futuro vogliamo sviluppare le collaborazioni in ambito B2B, sfruttando anche l’importanza che può avere la prevenzione” dice Antonini. A lungo termine, poi, i due co-founder puntano sui progetti internazionali: “Abbiamo intenzione di espanderci, anche perché sul web non ci sono barriere geografiche”.

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Laura Loguercio
Laura Loguercio

Primo ho studiato Filosofia, poi ho scoperto il mondo del digitale. Scrivo di società, ma con un occhio per l’innovazione.

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