STARTUP INTELLIGENCE

Startup italiane: 8 su 10 vogliono essere sostenibili (ma incontrano difficoltà)

Secondo un’indagine dell’Osservatorio Startup Intelligence, più di 8 aziende su 10 perseguono già obiettivi di sostenibilità, sia dalla nascita sia in seguito a un cambio di strategia. Ma riscontrano forte difficoltà nell’ottenere certificazioni, definire ruoli o pubblicare bilanci di sostenibilità

Pubblicato il 30 Set 2022

Startup e sostenibilità (Photo by Benjamin Davies on Unsplash)

Le sfide riguardanti sostenibilità e transizione ecologica rappresentano per imprese, startup e Pubbliche Amministrazioni elementi di forte attenzione che non riguardano più solamente il futuro prossimo, ma impattano in modo significativo il presente. In questo panorama, l’innovazione – e in particolare quella digitale – può configurarsi come strumento fondamentale per affrontare le sfide e cogliere in modo rapido ed efficace le opportunità derivanti. Parlare di innovazione significa necessariamente porre forte attenzione nei confronti dell’ecosistema imprenditoriale e delle startup, cioè quegli attori che più di tutti incarnano la capacità di adattarsi al cambiamento e cogliere, anche in maniera repentina, opportunità e nuovi spazi di mercato.

L’Osservatorio Startup Intelligence del Politecnico di Milano ha avviato un’indagine per valutare l’approccio da parte dell’ecosistema startup italiano nei confronti dello sviluppo sostenibile, analizzandone la percezione e gli approcci concreti intrapresi. I risultati saranno presentati nel dettaglio in occasione del Convegno annuale dell’Osservatorio, in programma il prossimo 30 novembre. Vediamo qualche anticipazione.

Oggi più che mai, anche in conseguenza ad una crisi energetica che non sta risparmiando nessuno, transizione e sostenibilità sono temi al centro dell’attenzione per l’ecosistema imprenditoriale italiano, che si sta attivando con iniziative concrete volte a identificare e supportare le realtà innovative più promettenti. Basti pensare a Tech4Planet, il secondo Polo Nazionale di Trasferimento Tecnologico annunciato di recente da parte di CDP Venture Capital Sgr. Tech4Planet nasce per favorire l’accesso al mercato e la crescita di nuove imprese dedicate alla sostenibilità ambientale, in particolare nei settori energytech, circular economy, sustainable manufacturing, smart mobility e water management.

Ne è ulteriore esempio Encubator, il programma costituito da PoliHub e rivolto a spinoff universitari, spinoff di centri di ricerca e a startup early stage in grado di offrire soluzioni negli ambiti della sostenibilità. Il programma si rivolge a ricercatori, scienziati e inventori che si impegnano a individuare nuove soluzioni per accelerare la transizione energetica verso un modello «carbon free», per rendere più sostenibili le città e i modi di muovere persone e merci, e per ridurre ogni tipo di spreco verso un modello di economia circolare rispettosa del pianeta.

Ma quanto è diffusa la spinta nei confronti di approcci e obiettivi di sostenibilità da parte delle startup italiane? Secondo l’indagine condotta dall’Osservatorio Startup Intelligence, più di 8 aziende su 10 persegue già obiettivi di sostenibilità, che sia dalla nascita della startup stessa o in seguito a un cambio di strategia. Di contro, si registra interesse ma forte difficoltà nell’ottenere certificazioni, definire ruoli o pubblicare bilanci di sostenibilità che possano fungere da indicatori oggettivi del percorso perseguito dalla startup. In Italia un esempio è la startup Up2You, certificata B Corp, che promuove la cultura dello sviluppo sostenibile e possiede al suo interno un Chief Sustainable Officer.

Da un lato si evince quindi una spinta che è più di tipo culturale e di mindset, rispetto alla definizione di approcci strutturati e misurabili. Dall’altro lato la naturale scarsità di risorse che caratterizza le startup rende complesso dedicare tempo e sforzi all’ottenimento di certificazioni e riconoscimenti, le quali richiedono spesso competenze e conoscenze specifiche e verticali.

Le startup sono ben consapevoli di come perseguire obiettivi di sostenibilità non rappresenti solamente una scelta motivata da senso di moralità e dalla volontà di contribuire ad un processo di trasformazione che coinvolge tutti. Si tratta infatti di una decisione che impatta in modo sempre più diffuso le scelte dei consumatori finali – e vale anche per le imprese consolidate – così come rappresenta un criterio importante per le scelte degli investitori, istituzionali e non. Per questo motivo da un lato si rende necessario definire adeguati metodi per comunicare esternamente gli sforzi compiuti, dall’altro è fondamentale misurarsi con indicatori e certificazioni riconosciute a livello internazionale, per guidare le strategie e rendere oggettivi e riconoscibili gli obiettivi raggiunti.

In questo contesto è imprescindibile il supporto da parte di imprese, Pubbliche Amministrazioni e soprattutto da parte delle Istituzioni. Si tratta di sfide globali che possono essere affrontate, e cavalcate, solamente agendo con logiche di ecosistema, in cui attori diversi forniscono il proprio contributo e sono motivati ad operare in collaborazione per perseguire obiettivi comuni.

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Filippo Frangi
Filippo Frangi

Ricercatore presso Osservatori Digital Innovation

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