Politica economica
Firpo (Mise): «Ok a agevolazioni startup per Pmi innovative e nuove imprese»
Il capo della segreteria tecnica del ministero dà il suo placet alle proposte lanciate da Baban (Confindustria) e Palmieri(Fi): «Giusto farlo, la normativa in vigore era pensata per stimolare l’innovazione nell’industria, non solo nelle startup»
di Luciana Maci
Pubblicato il 04 Dic 2014

Palmieri, nella sua proposta, non parla di imprese innovative ma di imprese tout-court.
Io continuerei a caratterizzarle per le policy relative all’innovatività. Penso alla proposta di Baban che ha chiesto di estendere le agevolazioni previste per le nuove imprese a tutte le pmi innovative, ricordando che sono circa 20mila in Italia le aziende sane che investono in innovazione.
Pmi o anche grandi aziende?
Trattandosi di un regime di aiuti, meglio limitarlo alle piccole e medie imprese. Quelle grandi sanno stare sulle proprie gambe da sole.
Ma lo Stato avrà i soldi per la copertura finanziaria del provvedimento?
All’interno della norma complessiva sulle startup innovative sono previsti diversi provvedimenti che o sono a costo zero oppure costano pochissimo allo Stato.
Qualche esempio?
La disciplina sulle srl in deroga al codice civile: in sostanza la società ha i costi di una srl ma può operare come una spa. L’articolo 26 del Decreto Legge 18 ottobre 2012 n. 179 detta una serie di deroghe alla disciplina civilistica della società a responsabilità limitata, di cui può avvantaggiarsi la startup innovativa, tra cui per esempio l’estensione di 12 mesi del periodo del rinvio a nuovo delle perdite o l’opzione del ricorso al pubblico risparmio per facilitare l’accesso al capitale di rischio. Tutte agevolazioni che non graverebbero sulle casse pubbliche. Poi c’è la parte della normativa che disciplina le attività lavorative, in particolare quella che consente di poter usare in maniera del tutto liberalizzata i contratti a termine.
In cosa consiste?
Le startup innovative possono, nel limite massimo di quattro anni dalla loro costituzione, assumere dipendenti con contratto a tempo determinato, con durata tra 6 e 36 mesi, senza specificare le “ragioni di carattere tecnico, produttivo, organizzativo o sostitutivo” alla base del contratto, come devono invece fare le altre imprese. Anche in questo caso trasferire la norma alle pmi innovative non avrebbe costi. Costi invece ci sarebbero se decidessimo di estendere a tutte le pmi innovative i benefici fiscali concessi alle startup. Questo è un punto su cui riflettere.
Politica, Confindustria, Mise: tutti insieme per rivedere la legge.
Noi ci crediamo perché, ripeto, la normativa in vigore era stata pensata per tutto il comparto industriale, non solo per le startup.