STARTUP INTELLIGENCE

Digital Workplace, ecco le startup che aiutano chi lavora a integrare spazio fisico e digitale

L’Osservatorio Smart Working degli Osservatori Digital Innovation del Polimi ha realizzato una mappa delle startup in ambito Digital Workplace, l’insieme di dispositivi, applicazioni e infrastrutture digitali integrate che consentono di lavorare meglio in qualsiasi momento e da qualsiasi luogo. Qui le loro testimonianze

Pubblicato il 29 Mar 2019

Sace e il CarrerGPs

Con il termine “Digital Workplace” si definisce l’insieme di dispositivi, applicazioni e infrastrutture digitali integrate coerentemente che consentono alle persone e ai team di lavorare in modo più efficace ed efficiente in qualsiasi momento, senza limiti di luogo e da diversi device, senza che sia compromessa la sicurezza delle informazioni.

Il 21 marzo, presso l’Arena di PoliHub, Alessandra Gangai e Valerio Langè, Ricercatori dell’Osservatorio Smart Working, hanno presentato la ricerca relativa alla mappatura dell’ecosistema startup in ambito Digital Workplace, in occasione del Pitch Workshop organizzato dall’Osservatorio Startup Intelligence  in collaborazione con PoliHub, il cui obiettivo è quello di far incontrare giovani realtà innovative (sia startup che pmi) e grandi corporate interessate al fenomeno della Open Innovation.

Nel dettaglio sono state analizzate 464 startup (di cui 34 italiane), classificate in base a tre macroaree legate alle esigenze che il Digital Workplace soddisfa.

La prima funzionalità analizzata è la sicurezza, in cui rientrano quelle soluzioni volte a garantire la protezione e la riservatezza dei dati aziendali nonché la salvaguardia delle persone. Le startup che operano in questa categoria raccolgono la maggior parte dei finanziamenti, complessivamente oltre un miliardo di dollari. Al Workshop hanno presentato la loro soluzione 4 startup. Iooota, presentata da Luca degli Esposti, Founder e Amministratore Delegato, ha sviluppato Jarvis, una soluzione per integrare elementi di intelligenza artificiale ed elaborazione del linguaggio naturale nella gestione degli spazi; Apio, come ci ha raccontato il CEO Alessandro Chelli, offre un sistema operativo in Cloud per l’internet of things (ApioOS), che controlla e monitora oggetti, processi e servizi; Morpheos, presentata dal CTO Nicola Picone, integrando sensoristica e software, consente il controllo di impianti e il monitoraggio di parametri ambientali anche da remoto; Wesii, raccontata da Mauro Migliazzi, CEO e Founder, e Roberto Barletta, sviluppa droni in grado di monitorare le condizioni di strutture, impianti e coltivazioni.

La seconda categoria, produttività, raccoglie tutte quelle soluzioni che mirano a supportare lo svolgimento delle attività lavorative in modo più efficiente ed efficace in qualsiasi momento e luogo. Tra queste,  Askdata, presentata dal Chief Commercial Officer Danilo Piatti, ha sviluppato un’applicazione che consente di analizzare e condividere dati tramite il linguaggio naturale; SweetHive, come ci ha raccontato il CEO Danilo Rea, è un’app per l’implementazione lean di processi di digital transformation con risultati graduali e misurabili.

Il terzo e ultimo cluster raccoglie infine tutte quelle soluzioni tecnologiche di comunicazione e collaborazione atte a migliorarne l’efficacia e l’efficienza dell’interazione tra le persone senza vincoli di tempo e spazio e senza la necessità della compresenza fisica. Di seguito le due startup che si sono presentate al wrkshop per questo ambito. Eclettica, presentata da Gennaro Tesone, Presidente, grazie alla soluzione eMars, consente ad uno o più operatori esperti di vedere da remoto le azioni svolte dall’operatore locale e guidarlo nella risoluzione di problematiche suggerendo le specifiche azioni risolutive; GlassUp, come ci ha raccontato Donato Gagliardi, Marketing Manager, è una startup specializzata nella realtà aumentata che sviluppa e offre smartglass per fornire informazioni agli operatori.

Dall’analisi delle startup emergono alcune tendenze particolarmente rilevanti, efficaci nel rispondere in modo nuovo ad esigenze consolidate o a fronteggiarne di nuove. Tra queste, l’uso di credenziali biometriche e l’integrazione tra spazio fisico e digitale, cui si aggiungono l’impiego della realtà aumentata, specie per la collaborazione da remoto, e l’utilizzo dell’intelligenza artificiale. La trasformazione digitale, di cui il Digital Workplace è conseguenza, amplifica e potenzia la produttività delle organizzazioni, dei team e degli individui. La tecnologia si fa così carico di attività a scarso valore aggiunto, mentre le persone, con più tempo ed energie a disposizione, possono dedicarsi ad attività a più alto valore.

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Cristina Marengon
Cristina Marengon

Research Analyst presso Osservatori Digital Innovation

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