![Il dispositivo Beast](https://d3alc7xa4w7z55.cloudfront.net/upload/images/06_2014/dispositivo-beast-140609145702.jpg)
La valigia è pronta. Ora manca solo la conferma definitiva da parte dei preparatori atletici della nazionale di calcio prima che Vittorio Haendler (27 anni), Lucio Pinzoni (27) e Tommaso Finadri (31) prendano il primo aereo. Destinazione Brasile, dove i tre ragazzi seguiranno i Mondiali di Calcio, non dagli spalti degli stadi ma direttamente dalle panchine degli azzurri. Perché loro sono i tre ideatori di Beast, il sensore che permette a un atleta, a un trainer o a un team di monitorare le performance di allenamento sul proprio smartphone, analizzando ogni singolo movimento in tempo reale e con dati ad alta precisione. Basta applicare un magnete dotato di algoritmo che riconosce i movimenti dell’atleta direttamente sugli attrezzi della palestra o sul corpo umano: in tempo reale forza, potenza e velocità dei movimenti vengono registrati sullo smartphone.
Un congegno tecnologico innovativo che non è passato inosservato a Demetrio Albertini, vicepresidente della FIGC, al punto da considerarlo fondamentale nella fase di preparazione che la nazionale italiana di calcio sta sostenendo per la coppa del mondo FIFA 2014.
E pensare che “all’origine di Beast c’è un mix di ingegno, fortuna e passaparola” racconta Lucio Pinzoni. “Siamo tutti originari di Desenzano del
![Gli ideatori di Beast](https://d3alc7xa4w7z55.cloudfront.net/upload/images/06_2014/ideatori-beast-140609145740.jpg)
Garda, amici da una vita, abbiamo frequentato insieme la Facoltà di Ingegneria Aerospaziale del Politecnico di Milano condividendo la passione per la tecnologia e per lo sport. L’idea di creare un sensore come Beast è di Tommaso, che voleva utilizzarlo per i suoi allenamenti personali in quanto fa parte della Nazionale Italiana di Football Americano. Ha condiviso l’idea con noi e insieme abbiamo sviluppato un sensore in grado di misurare le performance sportive” racconta. “All’inizio del 2013 abbiamo partecipato a Switch2Product, la competition del Politecnico di Milano, che ci ha aperto le porte di Polihub, l’incubatore d’impresa del Politecnico, e alla fine dello scorso anno abbiamo fondato la società Beast Technologies Srl”.
Ma, come dicono tutti i neoimprenditori, la sola idea non basta. A spianare la strada del successo del sensore Beast è stata la dea bendata. “Tommaso stava utilizzando Beast per i suoi allenamenti in palestra. Lo ha fatto conoscere agli amici, lo ha mostrato ai curiosi e poi è partito il tam tam del passaparola. Finché le voci sono arrivate all’orecchio dei preparatori atletici della nazionale di calcio che hanno contattato Polihub per conoscerci e vedere da vicino il dispositivo” continua il giovane ingegnere. “Colpiti dalla semplicità del meccanismo e dalla possibilità di utilizzarlo ovunque, hanno deciso di adottare il sensore per la preparazione degli azzurri durante i Mondiali” conclude Pinzoni.
E mentre su Indiegogo è partita la campagna di crowdfunding per il sensore Beast, il primo goal dei campionati mondiali di calcio è stato segnato proprio dalla tecnologia, che dimostra come neanche il mondo dello sport possa restare indifferente agli effetti dell’innovazione.