Media & imprenditoria
#2015Up, l’anno delle startup in tv con Shark Tank
Per la prima volta in Italia è andato in onda un programma con protagoniste le nuove realtà imprenditoriali. Francesco Saviozzi, docente Bocconi: «In questo modo si comunica anche con i non addetti ai lavori. E i talenti hanno una grande occasione di visibilità»
di Luciana Maci
Pubblicato il 23 Dic 2015

Certamente è stato uno degli eventi dell’anno nel mondo delle startup. “Quando un fenomeno approda in tv – dice a EconomyUp Francesco Saviozzi – significa che si sta consolidando a livello di grande pubblico e che quindi non è più qualcosa da addetti ai lavori ma sta diventando popolare. È stato inoltre interessante per come è riuscito a mostrare la pura adrenalina della relazione tra investitore e startup. Certo, in tv le cose sono sempre un po’ mediate, ma l’adrenalina c’era e si avvertiva”.
Non sono solo le potenzialità di divulgazione a colpire il docente della Bocconi, ma anche la possibilità per le startup di ottenere una grande visibilità e, di conseguenza, di farsi pubblicità. “Sbaglia chi pensa che Shark Tank sia l’evoluzione del gioco a premi o della Lotteria Italia. Oltre a essere un banco di prova, anche se con regole particolari – prosegue – è potenzialmente un’interessante possibilità di comunicazione e di pubblicità perché l’imprenditore riesce a ottenere nei pochi minuti a sua disposizione un’esposizione mediatica che difficilmente avrebbe in altro modo”.
Farsi pubblicità va bene, ma non deve essere l’unico obiettivo. “Insieme abbiamo ascoltato una settantina di pitch, molti con idee imprenditoriali molto valide, ma solo su pochi abbiamo deciso di investire” ha raccontato a EconomyUp l’unica giudice donna del programma, Mariarita Costanza, imprenditrice a capo di Macnil, azienda di Information Technology con sede a Gravina, in Puglia, “Abbiamo valutato, oltre alla validità del progetto e alla possibilità di portarlo sul mercato, anche la persona. Molti ragazzi sono arrivati a Shark Tank con l’unico obiettivo di sbarcare in tv per farsi pubblicità. Quando abbiamo avanzato la possibilità di fare un contratto hanno rifiutato soltanto a causa di piccole modifiche fatte alle loro condizioni. In questo talent – ha sottolineato l’imprenditice – contano soprattutto tre cose: una buona idea e la capacità di credere nel progetto; buona dialettica e capacità di esporre il progetto in maniera efficace; infine conta l’umiltà. Perché è vero che noi investitori siamo lì per offrire soldi, ma non solo. Offriamo consigli e suggerimenti derivati da anni di esperienza”.
►Qui l’intervista a Mariarita Costanza
Un altro giudice, Gianluca Dettori, fondatore di d-pixel, società di venture capital tecnologico, ha detto a EconomyUp: “Non è solo questione di soldi. A volte la televisione può portare alla banalizzazione dei contenuti e dare messaggi fuorvianti. Ma noi abbiamo scelto di andare in tv, affrontando alcuni rischi che l’esposizione mediatica può comportare, per valutare progetti sui quali investire, come se quegli stessi startupper si fossero presentati da noi in ufficio. Alla fine è irrilevante che la trasmissione sia andata in onda o meno, il nostro lavoro è un altro”.
►Qui l’intervista a Gianluca Dettori
Fabio Cannavale, già fondatore e presidente di eDreams.it e oggi presidente di Bravofly Rumbo Group – gruppo basato in Svizzera che a marzo scorso ha acquisito tutte le attività di lastminute.com e che oggi offre servizi a oltre 10 milioni di viaggiatori – ha aggiunto: “Nell’edizione americana di Shark Tank e in genere nelle altre edizioni la media di investimenti andati a buon fine dopo la due diligence è di circa il 35%. Noi stiamo vedendo cose positive e sono certo che supereremo la media”.
►Qui l’intervista a Fabio Cannavale