LAVORO DIGITALE

L’Intelligenza Artificiale metterà a rischio 10 milioni di posti in 10 anni: ecco quali

Una ricerca di CB Insights svela i lavori che entro il 2027 potrebbero sparire a causa della diffusione dell’automazione: cuochi, inservienti, colf ma anche addetti alle vendite nel retail. Più al sicuro infermieri e personale sanitario. Gli impieghi cancellati supererebbero quelli dell’ultima crisi economica

Pubblicato il 12 Ott 2017

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Nei prossimi 5-10 anni l’Intelligenza Artificiale metterà a rischio oltre 10 milioni di posti di lavoro, più di quanti sono stati cancellati negli Stati Uniti dalla crisi economica del 2007-2010. Lo sostiene un report di CB Insights, secondo il quale gli effetti dell’automazione, inizialmente avvertiti nella manifattura, stanno cominciando a farsi sentire anche in altri settori quali il retail, la ristorazione, l’e-commerce, il marketing e persino nello sviluppo di software.

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Il “padre” di questo concetto nell’età moderna può essere considerato Alan Turing, geniale matematico e scienziato inglese che dette un prezioso contributo alla fine della Seconda Guerra Mondiale decifrando per conto del governo britannico il codice di Enigma, la macchina usata dai tedeschi per inviare messaggi in codice. Nel 1950, a guerra finita, Alan Turing pubblicò “Computing Machinery and Intelligence”, testo in cui propone “il gioco dell’imitazione”, in seguito conosciuto come “Il test di Turing”.  Il motto di questo uomo di scienze è: “Una macchina è intelligente quando è in grado di far credere a un uomo di essere umana”. Da allora l’Artificial Intelligence (AI) è stata ulteriormente studiata, sviluppata, sperimentata e il suo mercato è gradualmente cresciuto in tutto il mondo.

In realtà l’espressione “intelligenza artificiale” racchiude in sé un numero molto ampio di tecnologie che evolvono rapidamente. Non esiste un’intelligenza artificiale generale e siamo ancora lontani da computer che “ragionano” come un umano. Oggi abbiamo a disposizione un’intelligenza ristretta, ossia soluzioni che sono in grado di svolgere molto bene un compito, come trascrivere la voce, tradurre testi, riconoscere oggetti in un’immagine, raccomandare acquisti e così via.

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L’impatto dell’Intelligenza Artificiale è e sarà sempre più rilevante per la Fabbrica 4.0, ovvero il nuovo modello di fabbrica totalmente automatizzato e interconnesso. Lo sviluppo della robotica sta trasformando questi luoghi di lavoro in ambienti dove i nuovi paradigmi del digitale quali cloud, analitycs e Internet of Things contribuiscono a riconfigurare i settori industriali, finendo così per trasformare anche ruoli e competenze.  Tutto questo sta avvenendo con incredibile rapidità. Ci è voluto quasi un secolo per passare dalla manifattura tradizionale figlia della seconda rivoluzione alla rivoluzione dell’informatica, che è stata ribattezzata terza rivoluzione industriale. Ma per il successivo passaggio dai personal computer all’attuale contesto fatto di miliardi di smartphone, reti e Internet of Things è stato impiegato appena un ventennio. E siamo già arrivati alla fase in cui avanzate reti neurali sono in grado di imparare, adattarsi e rispondere alle situazioni: nella Fabbrica 4.0, ma non solo. Anche altri settori stanno applicando l’Intelligenza Artificiale. Lo fanno multinazionali come CocaCola, lo fanno grandi marche automobilistiche impegnate nell’auto del futuro, super-automatizzata e connessa. Lo fa il mondo della ristorazione: Eatsa, per esempio, è una catena di ristoranti totalmente automatizzati che sta spopolando negli Usa.

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Questo vento di disruption travolgerà alcune professionalità e ne metterà a rischio altre. Già nel 2016, durante il  World Economic Forum, summit mondiale dell’economia, era stata presentata la ricerca “The Future of the Jobs” dalla quale era emerso che, nei prossimi anni, fattori tecnologici e demografici influenzeranno profondamente l’evoluzione del lavoro, portando alla creazione di 2 nuovi milioni di posti, ma contemporaneamente alla scomparsa di altri 7, con un saldo netto negativo di oltre 5 milioni di posti di lavoro. Questo in linea generale.

Prendendo in esame, in particolare, il mondo dell’automazione, CBS Insights ha previsto che saranno circa 10 milioni i posti di lavoro persi entro 5-10 anni a causa dell’AI.

Al primo posto cuochi e inservienti, seguiti al secondo posto dagli addetti alle pulizie e, al terzo, da facchini e magazzinieri. Tutti impieghi ad alto rischio di estinzione, in quanto potrebbero essere facilmente rimpiazzati dai servizi forniti dai robot. Un medio livello di rischio è previsto per i venditori nel settore retail. Anche loro potrebbero, almeno in parte, essere sostituiti, magari dalle macchine erogatrici di prodotti o semplicemente dalla piena affermazione delle vendite online. Lo studio calcola che sono in pericolo 5 milioni di retail workers nei prossimi 10 anni. Molto basso, invece, il rischio di perdere il lavoro a causa dell’automazione per i camionisti e per i lavoratori nell’edilizia. Bassissimo per infermieri e addetti al settore sanitario, dove evidentemente i robot ancora non sono considerati adeguati al ruolo.

In totale, evidenzia la ricerca, la robotica contribuirà alla perdita di un numero di posti superiore a quelli cancellati dalla recente crisi economica mondiale, che negli Usa ne ha visti sparire 8,7 milioni.

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