SUPERMERCATI SENZA CASSE

Amazon Go: cos’è, come funziona e quali innovazioni porta nei supermarket

Amazon Go, il supermarket 4.0 senza cassieri né casse inaugurato nel 2018 a Seattle, non ha funzionato come doveva: dopo 5 anni sono stati chiusi 8 punti vendita su 29. Ma come funziona? Qui i dettagli sulla tecnologia e la sua breve storia

Pubblicato il 21 Mar 2023

L'interno di Amazon Go (foto: www.amazon.com)

Amazon Go, il supermercato iper-tecnologico senza casse né cassieri, non sta funzionando. Dopo il lancio nel 2018 negli Stati Uniti, e gli annunci di espansione in Europa mai diventati realtà, nel 2023 è arrivata la prima, brusca frenata: dal primo aprile, 8 punti vendita su 29 saranno chiusi. La multinazionale dell’eCommerce, che negli ultimi mesi ha licenziato complessivamente almeno 27.000 persone nelle more della crisi che sta colpendo le Big Tech, ha deciso di disfarsi di circa un terzo dei supermercati hi-tech aperti solo cinque anni fa.

Cosa non ha funzionato? QUI alcune ipotesi.

Ma vediamo come funziona Amazon Go e quali innovazioni tecnologiche ha voluto portare nella grande distribuzione organizzata, per poi ripercorre brevemente la storia di 5 anni di supermercati futuristici e hi-tech.

Amazon Go, dentro il supermercato senza casse e senza commessi: ecco come funziona

Come funziona Amazon Go

Per fare la spesa è sufficiente scaricare l’app di Amazon Go, creare un conto Amazon e utilizzare lo smartphone per identificarsi all’ingresso del negozio, tramite la scansione di un codice.  Da quel momento si possono prelevare i prodotti che si desiderano: il supermercato controlla la spesa di ogni cliente grazie a sensori posti sugli scaffali e a centinaia di telecamere posizionate sul soffitto, e provvede automaticamente a conteggiare ciò che è stato acquistato grazie a un sistema di intelligenza artificiale basato sul machine learning. Quando si esce, si riceve il conto della spesa direttamente sullo smartphone, senza alcun controllo e senza dover passare QR o codici a barre su nessun tipo di cassa.

Quali sono le tecnologie utilizzate

Il progetto ha impegnato i digital innovation officer e i tecnici in 5 anni di prove, test e sviluppo. Sono stati impiegati mobile experience, sensori, pagamenti digitali, cloud, Internet of Things, Intelligenza Artificiale, tag RfiD, BI e analitiche per raccogliere qualsiasi tipo di informazione che possa svelare ogni dettaglio del viaggio del consumatore: non solo che cosa compra ma anche come cammina, cosa guarda, cosa tocca, cosa prende, cosa fa quando è incerto o cambia idea. Il sistema realizzato è talmente efficiente che, se qualcuno preleva un prodotto e poi lo rimette sullo scaffale anche innumerevoli volte perché non si sa decidere, sensori e telecamere lo capiscono e lo comunicano all’applicazione, che storna  immediatamente il prodotto dalla lista. Lo stress test lo hanno fatto in prima persona le famiglie degli stessi dipendenti di Amazon, che per un anno hanno fatto da cavie, aiutando i tecnici a correggere eventuali problemi. Ad esempio, persone con corporatura e aspetto simili che nello stesso momento acquistavano lo stesso prodotto o persone che, dopo aver preso un prodotto, lo rimettevano su uno scaffale diverso. 

Storia di Amazon Go: 5 anni di sperimentazioni

Amazon Go a Londra: un progetto mai partito

Dopo l’avvio negli Stati Uniti, si era parlato del lancio a Londra del primo store di questo tipo in Europa. Più precisamente, a ottobre 2018, il Sunday Times ha riferito dell’intenzione di Amazon di acquisire un numero significativo di punti vendita nel Regno Unito per poter aprire i nuovi supermercati senza casse. Sempre secondo questa testata, l’azienda stava cercando locali di dimensioni comprese tra 400 e 500 metri quadri. L’idea era puntare su un numero esteso di negozi invece che su magazzini troppo grandi: Amazon Go consente infatti di risparmiare tutto lo spazio dedicato alla casse, che può essere convertito in superficie sfruttabile. In seguito si è parlato dell’area di Oxford Circus per l’inaugurazione del nuovo store. Ma l’apertura londinese non c’è mai stata.

A gennaio 2019 l’agenzia Reuters riportava che il supermercato 4.0 di Amazon sarebbe arrivato presto anche negli aeroporti statunitensi. La multinazionale fondata da Jeff Bezos avrebbe preso contatti con lo scalo di Los Angeles e il San Jose International Airport. Ad oggi nessuna novità in proposito.

Il progetto (fallito) di 56 spazi

Amazon aveva pianificato di aprire 56 location entro la fine del 2019 e 156 entro il 2020. Obiettivo finale: arrivare a 3.000 supermercati tech entro il 2021. Ma questo non è avvenuto.

Il rallentamento nell’espansione di Amazon Go è stato attribuito a numerosi fattori: i costi di sviluppo del progetto, la difficoltà di far scalare la tecnologia in luoghi più vasti e più trafficati degli attuali, le preoccupazioni sul basso tasso di adozione fuori dai centri urbani, la necessità di individuare spazi con soffitti molto alti per collocarvi le telecamere, la necessità di avere sempre nelle vicinanze un magazzino ecc. ecc.

D’altra parte, nel frattempo, alcuni competitor in Europa si sono attrezzati per fronteggiare l’annunciato arrivo del colosso americano. Da Tesco (UK) a Carrefour (Francia), da Shufersal (Israele) ad Auchan e Conad in Italia, tutti hanno cominciato a testare o implementare tecnologie sviluppate da startup per avvicinarsi sempre di più al modello di supermercato senza casse.

A inizio 2023 si contavano 29 Amazon Go. Al momento ce ne sono 21 (avendone chiusi 8), tutti negli Stati Uniti e tutti in grandi aree metropolitane.

È possibile che il gigante del commercio elettronico si sia reso conto che Amazon Go non è un progetto così sostenibile come ipotizzava inizialmente e che voglia tentare tecnologie diverse per la grande distribuzione? Lo scopriremo solo nei prossimi mesi.

(Articolo inizialmente pubblicato nel 2018 e aggiornato al 21/03/2023)

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Luciana Maci
Luciana Maci

Giornalista professionista dal 1999, scrivo di innovazione, economia digitale, digital transformation e di come sta cambiando il mondo con le nuove tecnologie. Sono dal 2013 in Digital360 Group, prima in CorCom, poi in EconomyUp. In passato ho partecipato al primo esperimento di giornalismo collaborativo online in Italia (Misna).

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