IL RECORD

A Wall Street Amazon vale 1000 miliardi: ecco tutti i business del colosso di Jeff Bezos

Amazon ha toccato lo storico record di capitalizzazione di mercato raggiungendo Apple. Come? Anche grazie alla sua strategia di espansione nei più vari settori: dall’editoria ai video, dal fintech all’health. E da qualche tempo il colosso dell’ecommerce punta sempre di più sui negozi fisici…

Pubblicato il 05 Set 2018

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Amazon ha toccato lo storico record di 1.000 miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato, raggiungendo Apple nell’esclusivo club delle società che valgono questa cifra. Il colosso fondato da Jeff Bezos è volato a Wall Street fino a raggiungere e superare la fatidica quota dei 2.050,27 dollari per azione. Anche se rispetto ad Apple ha un utile di “soli” 5,5 miliardi contro i 58,7 della mela morsicata, come fa notare su Linkedin il professore Umberto Bertelé.

Fondata nel 1994 in un garage di Seattle (Stato di Washington, Usa) da Jeff Bezos, Amazon oggi è un gigante con oltre 200 miliardi di dollari di vendite annuali e più di 575.000 dipendenti: di ogni dollaro speso online negli Stati Uniti, 49 centesimi sono spesi su Amazon. Quotata in Borsa nel 1997 (raccolse solo 54 milioni di dollari, per una valutazione della società di 438 milioni), è sopravvissuta alla bolla di Internet.  Il primo utile annuale è arrivato nel 2003, poi negli ultimi anni ha accelerato: dal 2015 i titoli hanno triplicato di valore fino a raggiungere il record di 2.050,50 dollari e superare i 1.000 miliardi. Grazie ad Amazon Jeff Bezos è diventato l’uomo più ricco al mondo, con una fortuna quasi pari a quelle di Bill Gates e Warren Buffett messi insieme: il suo 16% nella società vale circa 160 miliardi di dollari.

Da e-commerce di libri, Amazon è sconfinata nei più vari settori: dall’editoria alla produzione video, dal fintech (tecnologia applicata alla finanza) all’health, scommettendo su Intelligenza Artificiale, cloud e altre tecnologie innovative. E, ultimamente, il gigante online che ha contribuito a spazzar via molti retailer fisici sembra paradossalmente puntare sempre più sui negozi. Vediamo tutte le aree in cui è attiva Amazon.

GLI INIZI DI AMAZON: L’E-COMMERCE

In principio furono i libri. Dopo che, nell’aprile 1995, Amazon comincia a vendere libri su Internet, Jeff Bezos avrebbe potuto puntare a diventare il più grande bookstore online del mondo. Si accorge invece che, con gli strumenti a sua disposizione – dalla gestione degli inventari ai motori in grado di fornire suggerimenti all’utente – può fare un passo ulteriore. Tre anni dopo, nel 1998, si lancia nel campo della musica e dei cd, mettendo a disposizione oltre 125mila album di 60 generi diversi. Altri due anni e, nel 2000, nasce l’Amazon Marketplace: venditori terze parti cominciano a proporre di tutto sulla piattaforma, dai giochi all’elettronica. Da allora Amazon conquista il primato dell’e-commerce nel mondo occidentale, mentre sul fronte orientale si erge il gigante cinese Alibaba.

AMAZON E IL CLOUD

Avviato nel 2002, Amazon Web Services è stato il motore di crescita del colosso statunitense negli anni più recenti. Piattaforma di servizi cloud che offre computing power, database storage e altre funzionalità in prevalenza a piccole e medie imprese, AWS dovrebbe generare 25 miliardi di ricavi nei prossimi 12 mesi.  Ad oggi è l’unità più profittevole di Amazon: vale il 65% di tutte le entrate operative della compagnia. Questo margine di profitto consente all’azienda la flessibilità di investire in altre aree dove magari i profitti non sono ugualmente significativi.

AMAZON E IL DELIVERY

Nel 2005 Amazon dà vita a Amazon Prime, servizio di spedizione a pagamento a iscrizione annuale che prevede numerosi vantaggi, tra cui un numero illimitato di spedizioni gratuite con consegna in un giorno lavorativo su oltre un milione di articoli. Nel 2015 Amazon lancia, in Italia per la sola città di Milano e per alcuni comuni del hinterland milanese, il servizio Prime Now, grazie al quale gli iscritti ad Amazon Prime possono vedere recapitati a casa propria i prodotti acquistati attraverso una app dedicata nel giro di un’ora, con un costo di spedizione di 6,90 euro. Oltre che in Italia, il servizio è disponibile in alcune città degli Stati Uniti, del Regno Unito e del Giappone.

AMAZON E L’HEALTH

Il valore del mercato farmaceutico negli Stati Uniti è stimato intorno ai 450 miliardi di dollari. Non sorprende dunque che Amazon abbia deciso di tenerlo d’occhio. La prima mossa è stata a giugno scorso, quando ha deciso di acquistare per un miliardo di dollari PillPack, una startup che è una farmacia online in grado di offrire medicine pre-dosate e consegne a domicilio. In questo modo il colosso di Jeff Bezos punta ad aggiudicarsi le licenze farmaceutiche praticamente in ogni Stato dell’Unione. Il deal però non è ancora chiuso. La multinazionale sta inoltre esplorando molte altre aree nell’healthcare, per esempio la vendita di forniture a dottori e ospedali, la gestione di ospedali per i propri dipendenti e la revisione dei registri medici.

Quest’anno Amazon si è alleata con Berkshire Hathaway e JPMorgan in una joint venture mirata a ridurre gli oneri assistenziali a carico dei loro dipendenti negli Stati Uniti.  Obiettivo: sviluppo e adozione di tecnologie in grado di aumentare la trasparenza e semplificare il labirinto dei servizi medici statunitensi.

Amazon: dopo i prestiti alle aziende con Bank of America, i conti correnti con JP Morgan

AMAZON E IL FINTECH

Sempre più frequenti le iniziative di Amazon nel campo del fintech. A metà febbraio 2018 è stata annunciata una partnership tra Amazon e la seconda banca americana per numero di clienti, Bank of America (BofA). Obiettivo: sviluppare la divisione Amazon Lending, lanciata nel 2011 per erogare denaro alle piccole aziende che già vendono prodotti o servizi attraverso il canale di e-commerce.

Grazie all’intesa con BofA, Amazon ridurrà il rischio e avrà più facilmente accesso a capitali, ma con un ingresso graduale nel mondo del risparmio. La strategia prevede l’erogazione di prestiti compresi tra i mille e i 750mila dollari a piccole imprese, concedendo fino a un anno di tempo per la restituzione e con tassi che possono variare dal 6% al 14%.

Un mese dopo è uscita un’indiscrezione: Amazon starebbe trattando con vari istituti di credito per proporre prodotti simili a un conto corrente. L’indiscrezione è arrivata dal Wall Street Journal, secondo il quale le trattative includono JP Morgan. Il conto corrente che nascerebbe dall’intesa tra i due soggetti sarebbe destinato a coloro che ancora non ne dispongono, soprattutto giovani. Il Wsj precisa tuttavia che il progetto è ancora in fase embrionale e potrebbe anche concludersi con un nulla di fatto.

Il gigante dell’e-commerce ha inoltre stretto un accordo con TGI Fridays, catena di ristoranti diffusa in tutto il mondo ma particolarmente popolare negli Stati Uniti, per offrire sistemi di pagamento sul cellulare. L’operazione, scrive Stefano Tresca in questo articolo, è apparentemente banale, il pagamento con il cellulare non è una novità, ma Amazon ha una marcia in più rispetto ai suoi concorrenti. Innanzi tutto la fiducia: la gente si fida a pagare con Amazon perché ha già pagato in passato. Ma soprattutto Amazon di questi consumatori conosce vita, morte e miracoli. (…) Con tutti questi dati, conclude Tresca, Amazon potrà fornire prestiti intelligenti ai negozianti e ai ristoranti, con un’operazione simile a quella che sta facendo Just Eat nel Regno Unito.

AMAZON E I VIDEO

Partito a settembre 2006, Amazon Video consente di scaricare migliaia di trasmissioni televisive e film. Nel 2010 ha debuttato Amazon Studios, la divisione che sviluppa fumetti, film e show televisivi. Il contenuto è appunto distribuito attraverso Amazon Video, servizio di video streaming che vede in campo concorrenti come Netflix, Hulu e l’imminente Disney Plus. Il primo film originale distribuito da Amazon è Chi-Raq di Spike Lee nel 2015. Per lo sviluppo di film e serie televisive viene utilizzato anche un modello di crowdsourcing: le sceneggiature sono presentate attraverso il web, vengono esaminate e valutate da altri lettori e/o dal personale di Amazon. Di recente Amazon ha allargato il tiro sui contenuti nella guerra con Netflix: starebbe puntando ad acquisire negli Usa la catena di sale cinematografiche Landmark Theatres. Una mossa che permetterebbe al gigante dell’e-commerce di controllare più anelli della filiera cinema, compreso il passaggio nelle sale.

AMAZON E L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Come rileva Cnbc, Amazon non ha mai nascosto l’intenzione di volersi trasformare in una powerhouse di Intelligenza Artificiale. Da tempo sta usando questa tecnologia per suggerimenti personalizzati a compratori e venditori sul marketplace, ma adesso sta esplorando nuovi modi di sfruttare le opportunità dell’AI. Esperti di machine learning sono disseminati in tutta l’organizzazione e stanno lavorando per AWS, Alexa, l’Amazon Go Store e molto altro.

In questo modo Amazon è riuscita a prevalere su competitor come Alphabet e Microsoft nel portare la voice technology fin dentro le case. Sta diventandano sempre più facile parlare con Alexa, l’assistente vocale di Amazon, che continua ad apprendere dai dati degli esseri umani.  Fare shopping tramite voce è ancora considerato difficile dalla maggior parte dei consumatori e i device vocali sono usati per attività poco qualificate. Ma mercato della tecnologia vocale dovrebbe triplicare fino a raggiungere i 18 miliardi entro il 2023. Anche per questi motivi la scommessa di Amazon sulla voice technology è ricca di opportunità.

AMAZON E I NEGOZI FISICI

L’acquisizione a sorpresa, l’anno scorso, di Whole Foods Market (catena di spermercati che vendono prodotti biologici) per ben 13,6 miliardi di dollari ha evidenziato che Amazon vede nel proprio futuro il retail “fisico”. Sebbene Amazon Go, il supermercato senza casse e senza cassieri aperto al piano terreno del quartier generale della compagnia, sia ancora visto come un esperimento, non è escluso che prima o poi i vertici della multinazionale decidano di espandere l’esperienza. Forti di centinaia di punti vendita, potrebbero lanciare l’assalto a Walmart, CostCo e agli altri supermercati tradizionali. La presenza di store fisici, secondo Bloomberg, può essere anche l’occasione per Amazon di creare una rete simile a quella degli Apple Store, mettendo in vetrina i prodotti proprietari come la linea di dispositivi Echo, basati sulla piattaforma vocale Alexa, e facendo toccare con mano questa tecnologia ai potenziali clienti.

AMAZON E L’EDITORIA

A novembre 2007 Amazon lancia Kindle, il lettore di libri digitali che consente di comprare un volume ovunque l’utente si trovi, scaricarlo in pochi secondi e iniziare a leggere. La prima versione viene messa in vendita negli Stati Uniti in abbinamento ad una libreria digitale di oltre 90mila titoli, compresi giornali e riviste. Il dispositivo va esaurito in poche ore anche se il prezzo non è popolare, 400 dollari. Dieci anni dopo gli eBook disponibili sono 5 milioni, di cui 180mila in lingua italiana. Eppure l’anno scorso, a sorpresa, Amazon ha lanciato un progetto di librerie fisiche, la prima a Seattle, la seconda a New York, a due passi da Central Park. Una scelta non causale che la colloca nel cuore dell’industria editoriale e lontano dalle poche e famose librerie sopravvissute alla disruption causata dalla stessa Amazon. (L.M.)

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