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Fintech, se Amazon diventa una banca…

La società di Jeff Bezos continua a crescere e punta al mondo dei pagamenti, favorita dal possesso di enormi quantità di dati sugli utenti. Così gli istituti bancari scoprono che i loro veri concorrenti non sono le startup, ma giganti con più clienti e più liquidità di loro.

Pubblicato il 05 Gen 2018

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Amazon fa i primi passi per diventare una banca e—come è tipico del suo fondatore Jeff Bezos—non segue una una sola strada, ma aggredisce il mercato con cinque-sei operazioni contemporaneamente, in modo da essere inarrestabile: se va male una, vanno avanti le altre.

Grazie a questa strategia, Amazon continua a crescere e Jeff Bezos è diventato l’uomo più ricco del mondo proprio grazie alle azioni che possiede dentro l’azienda.

Ma torniamo al mondo bancario. La prima operazione di Amazon è (apparentemente) piuttosto banale: offrirà sistemi di pagamento sul cellulare. Amazon ha chiuso un accordo con TGI Fridays, una catena di ristoranti, offrendo ai suoi clienti la possibilità di pagare con lo smartphone.

TGI Fridays è una catena di ristoranti diffusa in tutto il mondo, compresa l’India, ma particolarmente popolare negli Stati Uniti, dove tre consumatori su quattro hanno l’app di Amazon installata sullo smartphone.

L’operazione è apparentemente banale, il pagamento con il cellulare non è una novità, ma Amazon ha una marcia in più rispetto ai suoi concorrenti. Innanzi tutto la fiducia: la gente si fida a pagare con Amazon perché ha già pagato in passato.

Ma soprattutto Amazon di questi consumatori conosce vita, morte e miracoli. Sa tutto: sa che cosa leggono grazie ad Amazon Libri, sa che cosa guardano, grazie ad Amazon Video, sa che cosa comprano, sa che cosa regalano, sa persino che cosa mangiano, visto che con Amazon Fresh in molti Paesi del mondo è possibile ricevere a casa cibi e bevande in due ore, con un semplice click sul cellulare.

Con tutti questi dati, i “Big Data”, Amazon potrà fornire prestiti intelligenti ai negozianti e ai ristoranti, con un’operazione simile a quella che sta facendo Just Eat nel Regno Unito. Di fatto Amazon già presta denaro ai merchant che vendono sul suo sito (1.5 miliardi di dollari di prestiti nell’ultimo anno). Adesso si allarga al mondo fisico, iniziando con i ristoranti.

Sia il denaro pagato dai consumatori, sia il denaro prestato da Amazon finisce nel borsellino elettronico di Amazon. Lo stesso che potete ricaricare con i buoni acquisto di Amazon. Quindi con Amazon è possibile pagare, ricevere pagamenti, accumulare denaro e ricevere prestiti: di fatto Amazon è già una banca, in tutto se non nella licenza.

Licenza che però Amazon e Jeff Bezos possono comprare in ogni momento, grazie al fatturato di 136 miliardi di dollari l’anno ed alla liquidità disponibile in cassa. Proprio come ha già fatto Mark Zuckenberg ad ottobre dell’anno scorso. Infatti Facebook in Europa è una banca, con tanto di licenza bancaria (Irlandese).

Per anni i media hanno sognato piccole startup nate in un garage che avrebbero rivoluzionato il mondo bancario. Oggi le banche scoprono che il loro vero concorrente non è una startup, è più grande di loro, con più clienti di loro e con più liquidità di loro, proprio come Amazon e Facebook.

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Questo articolo nasce da Fintech Space, la video rivista sulla finanza tecnologica. Potete vedere il video originale al minuto 28:30 di Rete Economy “La nuova rivoluzione culturale“.

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Stefano L. Tresca
Stefano L. Tresca

Vive dal 2010 a Londra dove è membro fondatore di Level39, il più grande acceleratore al mondo di startup fintech. Il suo ultimo libro è "Future Cities", Amazon bestseller.

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