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Transizione energetica: così Enel innova per la generazione rinnovabile e per le reti di distribuzione

Qual è il contributo di tecnologia e innovazione per la transizione energetica secondo Enel? Ce lo hanno raccontato Matteo Cantù, Head of Industry 4.0 Innovation Enel Green Power, e Daniela Battista, Innovation Specialist di Enel Grids

Pubblicato il 19 Dic 2022

Immagine di peampath2812 da Shutterstock

Transizione energetica, qual è il contributo di tecnologia e innovazione? “Nessuna tecnologia può essere considerata innovativa se non tiene conto dell’impatto ambientale e sociale”. “L’innovazione deve sempre semplificare, mai complicare”. Due risposte che sintetizzano la visione e la filosofia di un gruppo leader nel settore energetico, Enel, e del suo percorso verso la transizione energetica attraverso l’innovazione, tecnologica e non solo.

Il modello resta quello dell’Open Innovation, sostenuto da anni con convinzione dal CEO Francesco Starace, e prevede quindi un ricco network di hubs, partner e laboratori che contribuiscono alle attività di innovazione.

Su cosa sta lavorando nel concreto Enel per rendere più sostenibile la filiera dell’energia, dalla produzione fino alla distribuzione? Quali sono le fasi del percorso? EconomyUp ne ha parlato con Matteo Cantù, Head of Industry 4.0 Innovation Enel Green Power, la business line leader globale nella generazione di energia da fonti rinnovabili e Daniela Battista, Innovation Specialist di Enel Grids, la business line che si occupa di infrastrutture e reti, nonché Technical Manager dell’AI&Robotics Lab di Tel Aviv, iniziativa congiunta tra Enel Green Power e Enel Grids per sviluppare progetti pilota da integrare nelle business line del gruppo.

Enel AI&Robotics Lab, Tel Aviv: l’innovazione per la transizione energetica

Le tecnologie per la transizione energetica: robotica, AI e new materials

Tra i trends tecnologici su cui si sta concentrando l’innovazione di Enel nella produzione e distribuzione dell’energia rientrano la robotica, l’intelligenza artificiale e l’adozione di nuovi materiali circolari e sostenibili.

“Un ruolo chiave è e sarà sempre più giocato dalla digitalizzazione,” spiega Matteo Cantù, “nello specifico si tratta di tecnologie spesso invisibili, intangibili per l’utente che stanno però alla base della gestione di un sistema d’accumulo, di un impianto o della rete di distribuzione.. Un’altra delle aree in cui ci stiamo concentrando come Enel Green Power sono soluzioni di robotica outdoor, per la costruzione e l’esercizio dei nostri impianti rinnovabili con maggiore sicurezza e sostenibilità.”

“L’innovazione nella distribuzione dell’energia parte dall’evoluzione del ruolo delle reti elettriche” aggiunge Daniela Battista, “Non più soggetti passivi, ma orchestratori che abilitano il processo di decarbonizzazione andando ad integrare sempre più energia prodotta da fonti rinnovabili, nonché nuovi attori e servizi.” Le maggiori tecnologie abilitanti? “I droni, la sensorizzazione avanzata della rete, strumenti come Realtà Virtuale e Aumentata per supportare gli operativi migliorando la sicurezza sul lavoro, fino a considerare nuove possibilità che si apriranno con l’arrivo del metaverso.”

“Tutte le nostre innovazioni in ambito digitale seguono il principio della platformization” sottolinea Cantù, “Il fine è integrare strumenti nuo’i all’interno dei nostri sistemi in maniera fluida, con un approccio modulare e con una interfaccia che semplifichil’utilizzo da parte degli utenti, che restano sempre al centro della nostra attenzione. L’innovazione deve sempre semplificare, mai complicare”.

L’innovazione a supporto della transizione energetica: i quattro pilastri dello scouting

Componente fondamentale dell’innovazione di Enel è l’apertura verso gli ecosistemi esterni, come simboleggiato dal nome scelto per definire la sua strategia: Open Innovability, una crasi tra Open Innovation e Sustainability.

“Guardiamo costantemente al mondo esterno per spunti e progetti interessanti” spiega Cantù, “Tutto parte da una necessità che identifichia’o all’intern’ dell’azienda, per cui cerchiamo risposta traendo spunti, idee e progetti da diversi attori: startup, PMI, aziende, associazioni, il mondo dell’accademia”.

Questo lavoro di scouting è svolto tramite diversi canali: una piattaforma di crowdsourcing, la rete di Innovation Hubs e Innovation Labs, una rete di partnership, e le iniziative di coinvolgimento dei dipendenti..

La piattaforma di crowdsourcing (openinnovability.com) è lo strumento tramite cui il gruppo lancia challenge aperte a tutti gli innovatori, da startup ad aziende e innovatori indipendenti da tutto il mondo.

Il network di Innovation Hub e Innovation Lab lavora invece in maniera sinergica per garantire la presenza negli ecosistemi locali. Nello specifico, gli Hub si occupano dello scouting sul territorio e i Lab di testare e validare i progetti pilota che nascono da questo processo.

Esiste poi chiaramente una rete di partnership, che consente di attuare collaborazioni di medio-lungo termine con aziende leader di settori tecnologici per sviluppare progetti disruptive.

Infine, l’ultimo tassello consiste nelle iniziative di dissemination e valorizzazione interna dello spirito di innovazione. Lo scopo è quello di mantenere la porta sempre aperta verso esigenze e idee innovative provenienti dai colleghi in campo che lavorano ogni giorno sulle diverse attività, seguendo un approccio bottom-up.

Il percorso dallo scouting all’implementazione

Individuate tecnologie e soluzioni interessanti attraverso la rete di Hub, e tutto il resto dell’ecosistema con cui siamo in contatto, si passa alla fase di definizione del progetto pilota che viene gestito attraverso il supporto degli Innovation Lab. Questi laboratori sono spazi fisici creati per mettere a disposizione infrastrutture e know how necessari a sviluppare un pilota. Successivamente, la soluzione viene testata in ambiente reale per verificarne la fattibilità tecnica e validarne le funzionalità. Si valuta la scalabilità per promuovere l’adozione estesa nel business.

“Questo è il processo che seguiamo anche nel Lab di Tel Aviv, dove ci occupiamo in particolare di AI e robotica” spiega Daniela Battista: “Seguiamo da vicino i progetti con lo scopo di integrarli nelle business line del gruppo. L’obiettivo è doppio, sviluppare e adottare la tecnologia attraverso un progetto pilota, ma anche sostenere le startup più promettenti e scalare le loro soluzioni, per applicarle in tutti i paesi in cui Enel opera”.

I risultati? Solo nei primi 6 mesi del 2022 sono state valutate 2300 soluzioni di cui 1500 provenienti da startups

Enel, innovazione per la sostenibilità a 360 gradi

“Immaginiamo un futuro decarbonizzato dove il cliente ha un ruolo sempre più attivo” afferma Cantù, “La missione di Enel Green Power è centrata sulla sostenibilità: “Enabling Progress with Sustainable Energy”.

Un obiettivo concreto, che si declina in obiettivi quantitativi, tra cui zero emissioni al 2040, entro cui Enel si impegna a uscire dalla filiera del gas, e la realizzazione di oltre 20 gigawatt di energie rinnovabili aggiuntive entro il 2025. L’innovazione gioca un ruolo chiave nel supportare Enel Green Power a raggiungere questi obiettivi, non soltanto nella fase di esercizio degli impianti, ma anche per ridurre le emissioni associate alla realizzazione degli impianti stessi o al loro fine vita, come ad esempio materiali alternativi a quelli convenzionali, che siano però più sostenibili, sia nel mondo fotovoltaico che nell’eolico oppure soluzioni innovative per il riciclo delle pale eoliche a fine vita degli impianti” aggiunge Cantù, “L’innovazione è sia tecnologica che nel modello di business, con l’obiettivo di rendere più sostenibile l’intera filiera, dai fornitori fino al servizio ai clienti”.

Le linee guida per l’innovazione sulla rete in Enel: sostenibilità, resilienza, partecipazione

Sono tre le parole chiave di questo processo: sostenibilità, resilienza, partecipazione, traducibili in una sola Grid Futurability.

La sostenibilità comincia da nuovi design più sostenibili per le componenti e gli asset di rete, racconta Battista. “Per esempio, nel Lab di Tel Aviv ci stiamo concentrando nella ricerca di nuove tecniche costruttive, come quelle provenienti dalle potenzialità della stampa 3D,capaci di affiancarsi a quelle tradizionali e nuovi materiali a minore impronta carbonica per la costruzione delle infrastrutture. Stiamo sperimentando, ad esempio un tipo di calcestruzzo sostenibile”.

La resilienza delle reti che si raggiunge anche grazie ad una maggiore sicurezza ed efficienza operativa, attraverso lla robotizzazione di alcune attività che espongono a situazioni di rischio. “Stiamo lavorando con l’Intelligenza Artificiale e Machine Learning per l’ottimizzazione di algoritmi capaci di monitorare l’adozione di comportamenti nelle migliori condizioni di sicurezza, per supportare il lavoro di controllo dei supervisori e degli operativi in campo”.

Infine, la partecipazione, per promuovere la flessibilità energetica e nuove opportunità di business. “Abbiamo un Flexibility Lab dedicato, attraverso il quale ci confrontiamo con gli stakeholder per realizzare nuovi servizi di flessibilità della rete e migliorare l’integrazione delle fonti rinnovabili.”

Tecnologia per la sostenibilità e resilienza: i progetti

Uno dei progetti in lavorazione nell’ambito dei nuovi materiali è la realizzazione di pali sostenibili per la rete elettrica a ridotta impronta carbonica, racconta Battista. “Stiamo collaboriamo con una realtà nord-europea per la creazione di pali dal cuore in legno, ottenuto attraverso un processo sostenibile di recupero di alberi caduti o in via di caduta. Puntiamo a sostituire gli attuali pali in cemento, con un forte impatto sulla produzione di CO2”.

Parlando di intelligenza artificiale, a settembre è partita una challenge per il monitoraggio degli eventi climatici estremi e la valutazione del loro impatto sulla rete elettrica. “L’obiettivo è poter prevedere e attuare azioni di mitigazione su fenomeni imprevisti, per rendere le reti più resilienti e garantire la continuità del servizio”.

Sempre parlando di algoritmi e Industria 4.0, Cantù racconta una sperimentazione per l’implementazione di operatori virtuali nelle control room. “Si tratta sempre di un progetto per la sostenibilità, in questo caso focalizzato sulle persone. La control room è un luogo dove l’operatore è soggetto a un elevato numero di allarmi, con possibili situazioni di stress, specialmente durante il periodo introduttivo in cui ancora non ha maturato l’esperienza per prioritizzare. L’operatore virtuale affiancherà gli addetti umani fornendo consigli, con il doppio ruolo di supportare l’apprendimento e alleviare lo stress”.

“L’apertura del Lab a Tel Aviv è stato uno step molto importante nel nostro percorso di innovazione e transizione energetica” conclude Battista, “L’ecosistema israeliano è una realtà molto dinamica con un’alta percentuale di startup e iniziative concentrate sulla robotica e sull’intelligenza artificiale. Riteniamo che la presenza in questo ecosistema possa dare valore aggiunto al nostro lavoro di ricerca e promozione dell’innovazione”.

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Maura Valentini
Maura Valentini

Laureata in lingue orientali, sono un'amante di Giappone e innovazione. Parte del gruppo Digital360 dal 2020, scrivo per le testate EconomyUp, InsuranceUp e Proptech360.

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