Open Innovation in Practice

Tra startup, università e Innovation Lab, ecco come il Gruppo Hera fa open innovation

Prima multiutility italiana nel settore ambiente, la società da due anni ha una direzione dedicata all’innovazione che risponde al CEO. Ecco come è organizzata e come lavora. «Una volta approcciata un’idea innovativa, l’unità di Innovazione Tecnologica ne studia la fattibilità tecnica ed economica, per poi presentarla direttamente al vertice aziendale», racconta Roberto Privitera, Responsabile Innovazione Tecnologica

Pubblicato il 18 Nov 2016

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Open Innovation in Practice (OIP) è una nuova rubrica di EconomyUp in collaborazione con l’Osservatorio Startup Intelligence del Politecnico di Milano. Il focus è sulle esperienze di open innovation che sono sempre più numerose anche in Italia. Casi concreti, modelli, lesson learned. Insomma, l’open innovation in pratica.

Il Gruppo Hera è una delle maggiori multiutility italiane e opera nei settori Ambiente (raccolta e smaltimento rifiuti), Energia (distribuzione e vendita di energia elettrica e gas) e Idrico (acquedotto, fognature e depurazione). Nel Gruppo, nato nel 2002, lavorano oltre 8.500 dipendenti, impegnati ogni giorno nel rispondere ai molteplici bisogni di oltre 4 milioni di cittadini. I comuni serviti sono oltre 350, localizzati prevalentemente nelle regioni Emilia-Romagna, Marche, Veneto e Friuli Venezia Giulia.

A livello nazionale, nell’area ambiente, il Gruppo Hera è il 1° operatore nazionale con 6,2 milioni di tonnellate di rifiuti trattati annualmente, è il 2° operatore nel ciclo idrico integrato per acqua erogata con 300 milioni di metri cubi annui, 3° nella distribuzione gas con quasi 3 miliardi di metri cubi distribuiti, 5° nella vendita di energia elettrica con 9,6 TWh di energia elettrica venduta.

UNA STRUTTURA DEPUTATA ALL’INNOVAZIONE
Da oltre due anni il Gruppo Hera si è dotato di una struttura deputata all’Innovazione (la Direzione Centrale Innovazione), che risponde direttamente all’Amministratore Delegato. La Direzione include al suo interno la Direzione Sistemi Informativi (per lo sviluppo e l’esercizio dei sistemi), la società Acantho (che gestisce il data center, la connettività e i servizi di telecomunicazione per il Gruppo), Hera Luce (società dedicata all’illuminazione pubblica e ai servizi per le Smart city) e lo  Sviluppo , che a sua volta si suddivide nell’unità Grandi Progetti e in quella di Innovazione Tecnologica, presieduta da Roberto Privitera. Nell’unità di Sviluppo sono presenti circa 15 persone con il compito di individuare e valutare servizi e prodotti innovativi o strumenti e modalità di ottimizzazione dei processi industriali attuali. «Tuttavia, non è corretto dire che l’innovazione si fa solo all’interno di questa funzione: ogni unità continua a possedere e sviluppare un proprio approccio all’innovazione», spiega Privitera.

LA COLLABORAZIONE CON IL POLITECNICO DI MILANO
Fino a un paio d’anni fa il Gruppo Hera non aveva ancora adottato un modello di Open Innovation; era presente una funzione di Ricerca e Sviluppo con un proprio laboratorio e focalizzata su progetti di ricerca o iniziative prototipali,  seppur collaborando con partner privati o del mondo accademico. Per adottare una policy di maggiore trasparenza aziendale e di fronte alla dinamicità e alla velocità di cambiamento del contesto, il Gruppo ha quindi deciso di concentrarsi su iniziative di innovazione di immediata realizzabilità, o almeno con potenziali benefici nel breve-medio termine, con l’obiettivo di trovare nuove tecnologie da implementare, di far crescere le competenze interne, di stimolare la contaminazione continua e di ridurre il time to market. «Con questo spirito dal 2014 abbiamo avviato collaborazioni con il Politecnico di Milano, attraverso il progetto Startup Intelligence, e con altre università e centri di ricerca del nostro territorio, abbiamo partecipato a bandi di finanziamento europei e abbiamo svolto un vero e proprio scouting di startup concluso con un evento finale, l’Innovation Day, che ha visto il coinvolgimento dei vertici aziendali e delle migliori startup identificate», racconta il manager.

UNA INTRANET PER LE IDEE INNOVATIVE DEI DIPENDENTI
Un altro esempio di iniziativa avviata, in questo caso internamente all’azienda, è Heureka, un portale intranet che permette ai dipendenti di proporre le proprie idee innovative. Nel primo anno sono state raccolte circa 70 proposte, un successo frutto della voglia di partecipazione: circa il 50% delle proposte pervenute è stata presentata nel primo trimestre dell’iniziativa, segno che le idee bollivano in pentola già da un po’. Le proposte spaziano dai servizi forniti da Hera, al benessere dei dipendenti fino a nuove opportunità di business. Alcune molto interessanti, oppure già in fase di sviluppo da parte delle strutture competenti; per altre l’interesse suscitato ha portato ad avviare verifiche e studi di fattibilità. “Stiamo adesso lavorando all’evoluzione di Heureka, che prevede il  lancio di una piattaforma informatica interna di co-creation e collaboration”

LA COLLABORAZIONE CON STARTUP E INNOVATION LAB
“In aggiunta allo sviluppo di idee dall’interno, abbiamo anche attivato numerosi momenti di contatto con le startup del territorio”, continua Privitera. Durante l’Innovation Day ne abbiamo incontrate 13 e con la maggior parte di esse abbiamo approfondito l’innovatività di prodotto/servizio proposto e il possibile impatto nel Gruppo Hera; abbiamo collaborato con lo Start Lab di UniCredit, ma anche con la Startup Initiative di Intesa Sanpaolo; e abbiamo in corso tante collaborazioni con incubatori pubblici regionali”.

In Hera si continua a collaborare con gli Innovation Lab anche con il recente avvio di una sorta di Mentorship rivolta a startup non necessariamente inerenti il core business aziendale. L’obiettivo è quello di supportare la crescita di queste realtà fin dall’avvio, piuttosto che agganciarsi solo nelle fasi finali della valutazione. “La principale lesson learned di queste iniziative è stata infatti che c’è ancora tanto da imparare».

“Una volta approcciata un’idea innovativa, l’unità di Innovazione Tecnologica ne studia la fattibilità tecnica ed economica, per poi presentarla direttamente al Vertice aziendale; se essa è valutata positivamente, il progetto o viene preso in carico dalla Business Unit di competenza o può essere portato avanti dalla stessa funzione Sviluppo. In altri casi il confronto tra le due unità può avvenire anche nella fase di concept creation”, conclude il manager.

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Alessandra Luksch
Alessandra Luksch

Direttore dell'Osservatorio Startup Thinking degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano

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