Spirito imprenditoriale: come metterlo in pratica e coltivarlo in azienda

La propensione a fare l’imprenditore può essere innata ma si può anche coltivare. Ecco come sviluppare lo spirito imprenditoriale

Pubblicato il 20 Gen 2022

Spirito imprenditoriale

Spirito imprenditoriale, un concetto essenziale per chi si muove nel mondo delle aziende e, più in generale, per l’intera economia. “Qualunque cosa possiate fare, o sognare, incominciatela. L’audacia ha in sé il genio, la magia e il potere. Incominciate subito”. Sono parole di Johann Wolfgang von Goethe, poeta, scrittore e molto altro ancora, che ben si adattano a descrivere quello che dovrebbe essere lo spirito che anima l’imprenditore.

In economia, l’imprenditore è colui che sviluppa beni e servizi, per il mercato e la collettività. Cerchiamo di spiegare cosa significa avere spirito imprenditoriale.

Cosa significa spirito imprenditoriale

Lo spirito imprenditoriale è essenzialmente un atteggiamento mentale, un approccio al pensiero che cerca attivamente il cambiamento, anziché limitarsi ad adattarsi al cambiamento. Lo spirito imprenditoriale abbraccia domande critiche, innovazione e miglioramento continuo. Le aziende che coltivano uno spirito imprenditoriale all’interno della loro organizzazione incoraggiano i loro dipendenti non solo a vedere i problemi, le soluzioni e le opportunità, ma a trovare idee per attivarsi. Queste aziende tendono ad avere un approccio più innovativo nel concepire i loro prodotti e servizi o nuovi modi di svolgere compiti tradizionali.

Lo spirito imprenditoriale è di norma associato anche all’assunzione di rischi, che, seppure calcolati, possono arrivare fino al fallimento. Per realizzare uno spirito imprenditoriale c’è bisogno di persone che pensino che la loro impresa sia possibile e abbiano la tenacia per realizzare i propri obiettivi. Lo spirito imprenditoriale, tuttavia, può esistere in aziende di ogni dimensione, piccola o grande.

Quali sono le competenze imprenditoriali

Le competenze imprenditoriali sono state oggetto di studi e ricerche internazionali. Secondo alcuni, si suddividono in tre classi:

  • entry level: comprendono le caratteristiche individuali;
  • di base: consistono in conoscenze e abilità necessarie per svolgere i lavori o le funzioni di gestione;
  • ad alte prestazioni: includono comportamenti che producono prestazioni del gruppo di lavoro significativamente superiori, in ambienti organizzativi più complessi.

Oltre a definire le competenze in termini di possesso di tratti, abilità e conoscenze, i ricercatori hanno tentato di organizzare le caratteristiche imprenditoriali in aree di competenza chiave. Le principali aree identificate sono:

  • opportunità: relative al riconoscimento e allo sviluppo di opportunità di mercato attraverso vari mezzi;
  • organizzazione: relative all’organizzazione di diversi settori interni e risorse umane, fisiche, finanziarie e tecnologiche esterne, tra cui team building, guida dei dipendenti, formazione e controllo;
  • strategia: relative alla definizione, valutazione e attuazione delle strategie dell’azienda;
  • relazione: relative alle interazioni da persona a persona o da individuo a gruppo; ad esempio, costruire un contesto di cooperazione e fiducia, utilizzando contatti e connessioni, capacità persuasive, comunicazione e abilità interpersonali;
  • impegno: competenze che spingono l’imprenditore ad andare avanti con l’attività;
  • concettuali: relative a diverse abilità concettuali, che si riflettono nei comportamenti dell’imprenditore; ad esempio, capacità decisionali, assorbimento e comprensione di informazioni complesse, assunzione di rischi e innovazione.

Una delle competenze più distintive per l’imprenditore è quella relativa alle opportunità. Anche le competenze concettuali sono considerate importanti per il successo imprenditoriale; la capacità di pensiero cognitivo e analitico, di apprendimento, di processo decisionale e di problem solving, di far fronte all’incertezza e al rischio appartengono a questa categoria. Similmente alle competenze strategiche, le competenze concettuali richiedono un livello più astratto di abilità. Tuttavia, a differenza delle competenze strategiche, le competenze concettuali riguardano una prospettiva a breve termine, aiutando a risolvere eventi istantanei o laddove sono richieste risposte intuitive.

Come allenare lo spirito imprenditoriale in azienda

In un’azienda animata da spirito imprenditoriale, i dipendenti dovrebbero sentirsi autorizzati a prendere decisioni e i datori di lavoro dovrebbero consentirglielo. Ai dipendenti devono essere quindi forniti formazione, coaching e mentoring.

Quando un dipendente presenta un’idea, è importante che il capo e i colleghi la considerino attentamente e non la stronchino sul nascere. In questo modo si guida il coinvolgimento del personale, che alimenta la creatività e la produttività.

Allenare lo spirito imprenditoriale in un’azienda vuol dire anche ridurre al minimo le regole, che a lungo andare soffocano la creatività.

Per allenare un team di lavoro ad avere uno spirito imprenditoriale si può creare un programma di riconoscimento, che premi le persone che pensano da imprenditori. Ad esempio, coloro che condividono costantemente le loro idee, anche quelle più semplici, ma che fanno comunque una differenza significativa nel migliorare l’esperienza del cliente o aumentare i profitti dell’azienda.

Spirito imprenditoriale significa anche saper comunicare. Se ai dipendenti viene chiesto di pensare come se fossero degli imprenditori, bisogna fornire loro lo stesso livello di informazioni di cui dispone la dirigenza.

Un altro fattore che contribuisce allo spirito imprenditoriale sono le opzioni di lavoro flessibili: fare il proprio lavoro quando e dove riesce meglio. Quindi, spazio al telelavoro, agli orari flessibili, che hanno ormai ampiamente dimostrato di aumentare la produttività, il coinvolgimento, la lealtà e la soddisfazione dei lavoratori.

Come si diventa imprenditore

Come si diventa imprenditore? Per rispondere a questa domanda partiamo da un elenco di indicazioni per chi è intenzionato a fare questo passo, stilato dalla rivista Forbes.

Imparare cosa significa essere imprenditori: qualcuno crede che fare l’imprenditore, oggi, sia di moda. In realtà, si tratta di una scelta da ponderare bene. Per prima cosa occorre comprendere le differenze tra diventare il capo di te stesso come libero professionista, aprire una piccola impresa o lanciare una startup. Bisogna conoscere cosa fa veramente un imprenditore o uno startupper, essere consapevoli che, magari, si dovrà rinunciare al proprio hobby preferito. Essere imprenditori, infatti, non vuol dire lavorare quattro giorni alla settimana… Dopo aver fatto queste considerazioni, se si è ancora convinti di voler diventare imprenditori, si può passare allo step successivo.

Scegliere un’idea imprenditoriale: se si ha uno spirito imprenditoriale, probabilmente si avranno molte idee. Da quale iniziare? Può essere utile elencare tutte le proprie idee su una lavagna e lasciarle decantare per una settimana. Prima di lanciarsi in un’impresa è consigliabile assicurarsi di avere l’idea giusta; conoscere la concorrenza; controllare la redditività commerciale e scoprire perché nessun altro, finora, ha sfruttato quell’idea; determinare se l’idea corrisponde a una reale esigenza delle persone, per la quale sono disposte a pagare.

Impegnarsi a costruire la propria rete: per avviare un’impresa si potrà avere bisogno di molte connessioni. Per prima cosa, quindi, si deve iniziare a realizzare una rete. Consulenti, avvocati, investitori, dovrebbero tutti far parte del proprio database.

Mettere alla prova la propria idea: iniziare quanto prima a testare attivamente la propria attività.

Chiunque può diventare imprenditore? A questa risposta risponde Bill Aulet, grande esperto di imprenditorialità, in passato manager e imprenditore, oggi docente e divulgatore, che in un’intervista a EconomyUp ha dichiarato: “Prima non ne ero sicuro, poi ho viaggiato per il mondo, sono stato ad esempio in Vietnam e in Nigeria, e lì ho visto le persone creare piccoli business per vivere e sopravvivere. Sì, tutti possono fare impresa: se non hanno un reddito fisso diventano imprenditori. È chiaramente qualcosa che si apprende”.

Bill Aulet (MIT): “L’imprenditoria si può insegnare: meno venture capital e più formazione”

“La disciplina dell’imprenditore: il libro”

Aulet ha scritto un saggio sull’argomento, “La disciplina dell’imprenditore – 24 passi per una startup di successo“, con prefazione di Andrea Rangone, presidente di Digital360 Group (FrancoAngeli Editore).

Nel testo, l’esperto internazionale propone un approccio integrato passo dopo passo, completo e validato, per trasformare un’idea in un’impresa di successo sia che stia creando un prodotto fisico, sia che stia proponendo un servizio o si stia limitando alla vendita di dati.

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Pierluigi Sandonnini
Pierluigi Sandonnini

Ho una formazione ibrida, tecnologica e umanistica. Nuove tecnologie I&CT e trasformazione digitale sono i miei principali campi di interesse. Ho iniziato a lavorare nella carta stampata, mi sono fatto le ossa al Corriere delle Telecomunicazioni negli anni a cavallo del Duemila. Collaboro con Digital360 dal 2020

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