STARTUP INTELLIGENCE

Open innovation, le collaborazioni con le università sempre più importanti per le aziende italiane

Nel panel “L’Open Innovation colpisce ancora” del recente convegno degli Osservatori si è discusso di come viene messa in pratica l’innovazione aperta in Italia: il ruolo di manager e startup. Nel 2021 assumono rilievo le Università, Fonte primaria di informazione e conoscenza su trend e tecnologie di frontiera

Pubblicato il 17 Dic 2021

Open innovation università sempre più importanti

Per molte aziende era già chiaro prima, ma la pandemia lo ha sicuramente evidenziato: nei mercati e nei contesti competitivi di oggi, caratterizzati da continui cambiamenti ed eventi di disruption, nessuno può salvarsi da solo. L’adozione di approcci aperti e collaborativi rappresenta sempre di più una necessità per velocizzare e migliorare i processi di innovazione, e gli attori da cui poter trarre spunti, idee e opportunità sono sempre più vari. Sono state queste le tematiche approfondite nel panel “L’Open Innovation colpisce ancora” del Convegno di presentazione dei risultati delle Ricerche degli Osservatori Startup Intelligence, Startup Hi-tech e Digital Transformation Academy, svoltosi lo scorso 30 novembre.

Il tema è stato introdotto da Stefano Mainetti, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Startup Intelligence, e discusso con Michele Carretta, R&D Specialist – Open Innovation Team di Parmalat; Carlo Garuccio, Head of EasyCassa & Mobility di Mooney; Paolo Magni, Innovation Manager di Gruppo Enercom; Cecilia Visibelli Head of Open Innovation Hub –               Digital Transformation and Technology di Snam.

Negli anni stiamo assistendo a un progressivo mutamento delle fonti di stimolo e ispirazione per l’innovazione. Al vertice dominano principalmente figure interne all’azienda, come il Top Management – che sul tema dell’innovazione deve essere coinvolto in prima persona ed essere il primo attore a favorire la diffusione di stimoli e opportunità –, e le Funzioni Aziendali, in particolare quelle di Business. In ottica futura le aziende ritengono inoltre che i clienti assumeranno ancora di più un ruolo importante. Ci troviamo in una fase storica in cui le persone stanno mettendo in discussione molti elementi fondanti della propria esistenza: gli spazi della casa, l’ufficio, le abitudini. Lo stesso sta succedendo come clienti, rappresentando quindi un potenziale incredibile di ispirazione per le aziende che vogliono cogliere tempestivamente questi cambiamenti in atto.

Infine le startup, attore con cui sempre più spesso le aziende si stanno interfacciando e che si prevede diventeranno in futuro una delle principali fonti di stimolo all’innovazione. Proprio la definizione di startup fa emergere il tema della sperimentazione e della costante ricerca di un modello di business innovativo e scalabile. È l’aspetto che rende tali attori un potenziale carburante per l’innovazione: le startup vivono infatti tramite continui processi di test e iterazione, monitorando costantemente i bisogni dei clienti e rappresentando quindi un canale aperto di ascolto delle opportunità emergenti provenienti dall’esterno.

Se si guarda all’adozione concreta di approcci di Open Innovation, riconosciamo una pratica sempre più diffusa all’interno delle imprese italiane, soprattutto in quelle di grande dimensione. Oltre 8 aziende di grande dimensione su 10 adottano già approcci di Open Innovation, mentre le PMI sono poco più di 4 su 10. Le PMI in Italia sono tipicamente avvezze e abituate a collaborare e lavorare in distretti, ma quando si sistematizza l’approccio all’innovazione aperta e gli si dà un nome, si misura un ritardo rispetto alle imprese di grande dimensione. Per le PMI, però, l’Open Innovation rappresenta un mindset accessibile e importante da percorrere.

Si conferma inoltre, sia nelle grandi imprese che nelle PMI, una decisa predilezione per gli approcci atti a stimolare e sfruttare opportunità provenienti dall’esterno (inbound), rispetto alle azioni indirizzate a sfruttare esternamente spunti di innovazione che non hanno modo di essere sviluppati internamente (outbound). Le azioni maggiormente adottate sono le collaborazioni con Università e Centri di Ricerca, fonte primaria di informazione e conoscenza sui trend e sulle tecnologie di frontiera, lo scouting di startup e le attività di partner scouting su imprese consolidate.

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Filippo Frangi
Filippo Frangi

Ricercatore presso Osservatori Digital Innovation

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