OPEN INNOVATION

Innovation broker: chi è e che cosa fa il professionista che collega gli innovatori

“Quando in un’azienda il lavoro tra team diversi e cross-disciplinari sta producendo nuove idee e modi di pensare, spesso dietro c’è un broker” scrive il venture capitalist Henry Doss, descrivendo questo ruolo emergente. Ecco quali sono le funzioni di un professionista che la UE sta già impiegando in ambito agro-alimentare

Pubblicato il 17 Gen 2018

innovationbroker

Siamo abituati a pensare al broker come a una figura che opera nel settore finanziario, ma esiste anche il broker dell’innovazione: un professionista, o più spesso un gruppo di professionisti, in grado di costruire ponti, colmare lacune e mettere in collegamento attori diversi nell’ambito dell’ecosistema innovativo. Un ruolo che non sempre si vede, ma che sta gradualmente emergendo e che potrebbe giocare un ruolo importante per le aziende decise a restare al passo con la trasformazione digitale utilizzando il paradigma dell’open innovation.

CHE COSA FA IL BROKER DELL’INNOVAZIONE

“La più grande minaccia per l’innovazione è conservare l’informazione in un ‘silo’, un deposito chiuso” scrive in questo articolo su Forbes Henry Doss, venture capitalist e Ceo di Rainforest Strategies, società di consulenza sulla scienza dell’innovazione. “Uno scambio di informazione libero e aperto – prosegue – è il carburante che alimenta l’innovazione nelle organizzazioni. Ma troppo spesso l’innovazione è recintata dentro divisioni, aree funzionali o aree geografiche separate tra loro. I broker all’interno delle aziende svolgono la funzione critica di ‘arbitraggio’ delle informazioni”. Gli innovation brokers, continua l’esperto, sono coloro che ricercano collegamenti tra le persone e le idee, stimolando conversazioni e interazioni. “Quando vediamo un lavoro tra team diversi e cross-disciplinare che sta producendo nuove idee e nuovi modi di pensare, dietro c’è qualcuno che sta svolgendo il ruolo di broker, qualcuno che ha visto una connessione tra ‘questo’ e ‘quello’ e ha avviato un percorso per mettere insieme le persone”. Henry Doss precisa che i broker dell’innovazione “sono spesso incuranti o indifferenti alle convenzioni e alle gerarchie” e che “il valore che creano è spesso intangibile, così non viene notato”, ma guardando più da vicino li si può vedere agire per collegare idee e persone.

PERCHÉ I BROKER DELL’INNOVAZIONE SONO NECESSARI ALLE AZIENDE

I processi di cogenerazione della conoscenza richiedono la costruzione di un dialogo efficace e costruttivo tra tutti i soggetti, volto a stimolare processi di apprendimento, scrivono Laurens Klerkx, professore associato di Tecnologia e Innovazione dell’Università di Wageningen, nei Paesi Bassi, e il collega Cees Leeuwis. Le dinamiche relazionali, tuttavia, possono essere ostacolate da ciò che Klerkx e Leeuwis definiscono “asimmetrie cognitive, normative ed etiche” oppure da gap informativi e gestionali, che impediscono di individuare i potenziali partner o di acquisire e implementare nuova conoscenza. È in questo contesto che emerge la necessità di attori la cui funzione principale sia stimolare e facilitare la formazione di “partenariati per l’innovazione”. Ovvero l’innovation broker o “intermediario dell’innovazione”, definito da un’altra studiosa, Jane Howell, docente di Organizational Behaviour presso la Ivey Business School in Canada, come “un agente o un broker in ogni aspetto del processo di innovazione tra due o più parti”.

QUALI SONO I PRINCIPALI COMPITI DELL’INNOVATION BROKER

Gli innovation brokers devono essere in grado di scandagliare i mercati e individuare le tecnologie emergenti, per poi aiutare le aziende a interpretare il valore di queste tecnologie e dei servizi ad esse collegati. La loro principale funzione non è tuttavia diffondere informazioni o dare consigli tecnici, ma incentivare l’evoluzione di partnership nel campo dell’innovazione. Devono inoltre essere capaci di gestire licenze, startup di progetti, co-sviluppo e contesti di ricerca. Per portare a termine questi compiti devono poter lavorare con una vasta gamma di strumenti che possano aiutarli a prevedere, confermare e dimostrare il valore potenziale di determinati prodotti e servizi.

Una società focalizzata su questi temi è SkypsoLabs, co-fondata da Carlo Soresina e Felipe Padilla, che si occupa, come è scritto nel suo sito, di “aiutare organizzazioni pubbliche e private a sfruttare la creatività dei propri dipendenti, clienti e innovatori esterni per trovare soluzioni a sfide interne in modo veloce ed economicamente vantaggioso”.

SkypsoLabs ha elaborato una lista dei principali compiti di questa figura professionale emergente. Eccoli:

1.Fornire informazioni riguardo a potenziali collaboratori

2.Svolgere un ruolo di coordinamento e matchmaking tra stakeholders

3.Delegare conoscenza e scambio di informazioni

4.Ridurre la complessità delle transazioni tra gli stakeholders

5.Stabilire e sviluppare idee flessibili che possano contribuire all’innovazione

6.Promuovere un approccio trans-disciplinare e un metodo che coinvolga molteplici attori

7.Promuovere ricerca focalizzata sull’utente finale

8.Rendere possibile il cambiamento istituzionale

9.Promuovere un dinamica di apprendimento cruciale per le nuove tecnologie, i finanziamenti e il supporto

10.Rafforzare la posizione della società nella supply chain

11.Effettuare test

12.Effettuare standardizzazione

13.Valutare progetti e gestire il portafoglio

UN ESEMPIO: L’INNOVATION BROKER PER L’AGRICOLTURA IN EUROPA

Il broker per l’innovazione ha avuto un suo riconoscimento ufficiale nell’ambito del settore agricolo dell’Unione europea. Partendo dal principio che, nel comparto agroalimentare, l’innovazione è un fattore determinante per affrontare le sfide future in termini di incremento della produttività, efficienza e sostenibilità, i Partenariati europei per l’innovazione (Pei) –  introdotti da un’iniziativa della Commissione Europea nel 2010 – hanno emanato linee guida sul broker dell’innovazione: suo compito principale, in base ai Pei, è facilitare la costituzione di gruppi operativi animando le iniziative bottom-up, aiutando a perfezionare le idee innovative, fornendo il supporto per la ricerca di partner, di finanziamenti e per la preparazione della proposta progettuale.

Queste funzioni non sono comunque esaustive del ruolo che il broker dell’innovazione può svolgere per agevolare i processi di cogenerazione della conoscenza. Nell’ambito del Pei l’obiettivo prioritario del broker è aiutare il gruppo nell’elaborazione di un buon piano progettuale, favorendo principalmente la composizione del partenariato e l’articolazione della domanda. La gestione del processo di innovazione non è invece descritta come funzione essenziale del processo di brokeraggio. Tuttavia, nel caso in cui il progetto venga finanziato, è possibile che il broker per l’innovazione possa essere coinvolto anche nella fase di attuazione, come facilitatore, nonché nella diffusione dei risultati. Attualmente gli innovation broker sono operativi in diversi Stati membri della UE – Francia, Germania, Belgio, Austria e anche Italia – nell’ambito del PEI “Agricultural Productivity and Sustainability” (EIP-AGRI).

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Luciana Maci
Luciana Maci

Giornalista professionista dal 1999, scrivo di innovazione, economia digitale, digital transformation e di come sta cambiando il mondo con le nuove tecnologie. Sono dal 2013 in Digital360 Group, prima in CorCom, poi in EconomyUp. In passato ho partecipato al primo esperimento di giornalismo collaborativo online in Italia (Misna).

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