Fede & innovazione

Il Papa benedice la sharing economy

Nell’enciclica “Laudato si'” Bergoglio suggerisce di «condividere un medesimo veicolo tra varie persone» nell’ambito dei comportamenti da adottare nel rispetto del pianeta. Un riferimento a car sharing e car pooling. «Così la Chiesa apre a un nuovo modello economico», commenta il saggista Jeremy Rifkin

Pubblicato il 19 Giu 2015

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Il Papa benedice la sharing economy. Nell’enciclica “Laudato si’, sulla cura della casa comune”, ispirata al Cantico delle Creature e pubblicata ieri, il Pontefice consiglia, tra le altre cose, di “condividere un medesimo veicolo tra varie persone“, un riferimento al car sharing, ma anche al car pooling, la condivisione di auto private.

L’affermazione rientra chiaramente in un contesto più ampio. Nel documento Bergoglio auspica il raggiungimento di uno “sviluppo sostenibile e integrale” attraverso piccoli accorgimenti o “semplici gesti quotidiani” come “spegnere le luci inutili” o fare la raccolta differenziata. Ma anche azioni di più ampio respiro, come il controllo del surriscaldamento climatico e la limitazione dei grandi danni ambientali. C’è spazio per la mobilità alternativa: il Papa suggerisce di “condividere un medesimo veicolo tra varie persone”. È quello che fanno i diversi servizi di car sharing che si stanno moltiplicando, soprattutto nelle metropoli, ma è anche una scelta adottata da alcune aziende o da comunità informali o singoli gruppi di persone allo scopo di sfruttare pienamente l’automobile e risparmiare sui costi del carburante. La condivisione dell’autovettura è al centro di un servizio come Bla Bla Car che consente di offrire passaggi in auto nelle lunghe distanze in cambio di una somma di denaro per le spese di benzina e autostrada. Nata in Francia per iniziativa di Frédéric Mazzella nel 2006, Bla Bla Car è arrivata in Italia nel 2012 attraverso l’acquisizione di postoinauto.it di Olivier Bremer e ad oggi conta oltre 20 milioni di utenti in 19 Paesi.

Il pronunciamento del Papa a favore di questo fenomeno innovativo – l’economia della condivisione – non sorprende particolarmente perché arriva da un religioso che ha portato una ventata di innovazione nella Chiesa, sia nel linguaggio sia nelle modalità scelte per le comunicazione, dimostrando di essere all’avanguardia e di saper accogliere con apertura mentale il progresso tecnologico.

Sull’argomento è intervenuto Jeremy Rifkin, economista, saggista e attivista statunitense, riscontrando nelle parole del Papa una sostanziale apertura della Chiesa a un nuovo modello economico. “Si parla di nuovi comportamenti che già si stanno diffondendo, specie tra i più giovani – ha detto l’autore de La società a costo marginale zero, solo per citare uno dei tanti titoli, in un’intervista a L’Espresso – e di cui Bergoglio ha capito l’importanza. Quando un neomaggiorenne decide di non comprarsi un’automobile ma di muoversi con il car sharing, cos’altro sta facendo se non modificare lo stile di vita rispetto a un suo coetaneo di trent’anni fa? Eppure quel piccolo gesto è già una rivoluzione. Quando poi il car sharing si allargherà alla diffusione in città di percorsi condivisi sulla stessa auto tramite Gps, sarà un altro passo in quella direzione e si arriverà a una riduzione di automobili circolanti fino all’80 per cento, senza che nessuno abbia meno accesso di ora alla mobilità, anzi”.

Rifkin, che nella sua carriera si è occupato di politiche occupazionali, risorse energetiche rinnovabili e Internet of Things, si sofferma poi su un altro passaggio dell’enciclica papale, quello relativo alle piccole produzioni diffuse che lasciano alle nostre spalle la dialettica tra “proprietario” e “lavoratore” e ci portano verso la società dei “prosumer”, dei consumatori che sono anche produttori: di energia elettrica, di musica, di cultura, di notizie ecc. ecc. “Quando si parla di “piccole produzioni” – osserva l’economista – è tutta l’economia che cambia, che si fa rete, compresa quella più avanzata. Così come quando si parla di sharing economy, non si deve più pensare solo al digitale, alla musica o ai video, perché la condivisione sta passando dal mondo della Rete a quello fisico”.

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