L'INTERVISTA

Angeloni (Teleconsys): la nostra esperienza per affrontare la digital transformation

Agostino Angeloni, founder e presidente di Teleconsys, racconta l’evoluzione della PMI innovativa da system integrator ad abilitatore della digitalizzazione. “Le tecnologie sono un’opportunità di cambiamento per restare competitivi”. L’importanza dell’open innovation

Pubblicato il 05 Dic 2019

Agostino Angeloni, founder e presidente di Teleconsys

“Nel digital vortex non ci sono più rendite di posizione in grado di resistere alla furia degli elementi digitali. Bisogna trasformarsi rapidamente per cogliere le opportunità portate dalla tempesta e non finire travolti: siamo nell’era del darwinismo digitale!”. Agostino Angeloni conosce bene il mondo delle tecnologie per le aziende e sa che il clima è cambiato davvero. All’inizio del secolo, da manager di una multinazionale hi-tech è diventato imprenditore e ha fondato la sua startup, Teleconsys, la società di cui è presidente e che ha accompagnato centinaia di imprese e di pubbliche amministrazioni nell’incontro con le tecnologie più avanzate, con un focus sul networking, sui moderni datacenter e sulla cybersecurity.

Teleconsys oggi è una PMI innovativa che fattura più di 10 milioni di euro e ha imboccato, con decisione, convinzione e velocità, la strada della digital transformation. “L’introduzione in azienda di una nuova tecnologia è sempre l’occasione per portare innovazione nei processi, evoluzione del mind-set delle persone e, alla fine, trasformazione nel business”, dice Angeloni.

Presidente, in qualche modo la crescita e l’evoluzione di Teleconsys sono state quelle del mercato italiano. Che cosa è cambiato da quando avete cominciato?

Se pensiamo che quando Teleconsys è nata ancora non esistevano gli smartphone ed i social network, è chiaro come lo stile di vita e di comunicazione, sia personale sia professionale, fossero completamente diversi. L’ingresso di queste tecnologie nella cultura di massa, unitamente alla diffusione della banda larga e, più recentemente, del cloud, ha profondamente rivoluzionato la vita di ognuno di noi e, inevitabilmente, anche il settore dell’ICT nel quale operiamo con un obiettivo: anticipare i nuovi trend cogliendo i segnali deboli per creare il nostro vantaggio competitivo

Che cosa fa adesso Teleconsys e come?

Teleconsys è una azienda caratterizzata da una forte vocazione per l’innovazione digitale e con un’offerta pensata per rispondere alle esigenze di digital transformation delle aziende. Il nostro compito è accompagnare i clienti nel loro viaggio di scoperta e di adozione di cosa le tecnologie possono fare per il loro business, aiutandoli a cogliere tutte le opportunità della digitalizzazione.

Come è strutturata la vostra offerta?

In tre aree: Consulting, per supportare il cliente nella definizione della sua strategia e del suo posizionamento nel digitale; Technology, per realizzare infrastrutture di nuova generazione abilitanti e sicure, sviluppare moderne app con metodologie agili, integrare i principali digital enablers, come analytics, artificial intelligence, extended reality e digital ledger technologies nei processi di business, digitalizzare spazi e luoghi di lavoro; Service, per erogare servizi gestiti adottando i moderni paradigmi dell’AIOps per predire, ottimizzare e automatizzare le funzioni di operations.
Nella nostra sede, inoltre, abbiamo allestito l’Innovation & Contamination Lab, uno smart space dedicato all’innovazione aperta e alla creatività, che coinvolge clienti, start up e università nell’ideazione di soluzioni innovative generate dalla contaminazione di idee, persone e realtà diverse.

Come avete affrontato la svolta verso la digital transformation e l’open innovation?

Trasformandoci radicalmente noi per primi, divenendo, innanzitutto, società per azioni e affidando il timone della Teleconsys 4.0 a un manager di lunga e comprovata esperienza nel settore dell’innovazione. La strategia di sviluppo e il nuovo posizionamento di Teleconsys fondano le loro basi sull’ingresso di nuove figure professionali e manageriali che hanno rivoluzionato il mindset aziendale, valorizzando la nostra tradizione di integratori e portando una visione diversa, innovativa e lungimirante, supportata da nuove competenze e da una nuova organizzazione disegnata per supportare in maniera agile e concreta la sfida della digital tranformation dei nostri clienti.

Basta cambiare mindset, inserire nuove competenze e riorganizzarsi?

No, abbiamo anche costruito un ampio e qualificato ecosistema d’innovazione, creando collaborazioni con partner in grado di portare valore aggiunto alle soluzioni ed ai prodotti che sviluppiamo, come start up, incubatori, università e centri di ricerca. Abbiamo aderito a iniziative di grande respiro come le sezioni ed i tavoli tecnici di Unindustria e il Cicero Hub, il Digital Innovation Hub del Lazio di cui siamo tra i soci fondatori. Col supporto di questo ecosistema così qualificato, abbiamo avviato diversi progetti di ricerca e sviluppo, alcuni finanziati, altri sostenuti con fondi interni. Questa strategia ci ha permesso, a marzo 2019, di iscriverci come PMI innovativa, con evidenti benefici sia per noi, come l’accesso semplificato al credito, sia per i nostri clienti, che possono ricorrere ai nostri servizi innovativi beneficiando del credito d’imposta.

Vede la stessa attitudine alla trasformazione nel mercato delle imprese?

Il contesto italiano è piuttosto resistente al cambiamento, probabilmente a causa dell’enorme valore che c’è nella nostra storia e nelle nostre tradizioni secolari. Ma questo attaccamento alle prassi e alle consuetudini, se da un lato rappresenta un punto di forza del nostro made in Italy, dall’altro porta le nostre aziende a perdere mercato e competitività. Molte aziende accolgono con entusiasmo l’innovazione, altre sono incuriosite ma prudenti, forse confuse dalla troppa offerta e dalla complessità delle tecnologie di cui si parla, oltre che dalla velocità con cui gli scenari competitivi, in alcuni casi distruttivi, evolvono. Noi lavoriamo per trasformare la paura del cambiamento e l’immobilismo della complessità in slancio verso la trasformazione, suggerendo un approccio per piccoli passi: “think big, start small, learn fast”.

Come fate per trasmettere alle aziende la urgenza della trasformazione digitale?

Non vogliamo trasmettere urgenza ma entusiasmo, raccontando i nostri successi ma anche quelli degli altri che in questi anni hanno rivoluzionato interi mercati, come Amazon, Uber, Airbnb, Netflix. Cerchiamo di trasferire ai nostri clienti l’evidenza di quante opportunità il digitale possa offrire loro, mostrando con esempi concreti che “today every business is a digital business”.

Quali sono oggi le strategie di sviluppo di Teleconsys?

Le direttrici strategiche del nostro piano di sviluppo sono riconducibili a tre percorsi. Il primo è tecnologico: vogliamo completare lo sviluppo della nostra piattaforma cloud/edge/fog pensata per abilitare la data driven economy, verticalizzandola su alcuni dei principali settori in ritardo di digitalizzazione. Il secondo riguarda le partnership: nello spirito dell’open innovation e forti della nostra agilità e competenza, stiamo stringendo accordi, sia tattici che di più lungo respiro, con i grandi player del mercato ICT e delle telecomunicazioni per supportarli nei loro progetti e nelle loro iniziative di innovazione. Il terzo, infine, si concentra sull’espansione geografica del nostro business, ancora troppo basato nel centro Italia, attraverso importanti investimenti che abbiamo avviato per affermare la nostra presenza anche nel nord del Paese, a partire da Milano dove, ormai da quasi un anno, io stesso ho spostato gran parte delle mie attività.

Presidente, avrebbe immaginato 20 anni fa un così profondo cambiamento del mercato IT?

No, ma come imprenditore e uomo di business devo dire che … me lo auguravo, perché è solo nelle discontinuità che le aziende caratterizzate da coraggio, determinazione e intraprendenza, come è stata Teleconsys fin dalla sua nascita, possono crescere!

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Giovanni Iozzia
Giovanni Iozzia

Ho studiato sociologia ma da sempre faccio il giornalista e seguo la tecnologia . Sono stato direttore di Capital, vicedirettore di Chi e condirettore di PanoramaEconomy.

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