Investimenti

Sweetguest, un milione per la startup nata grazie ad Airbnb

La società, che sviluppa un software per ottimizzare gli annunci sul portale online degli affitti, ha chiuso il suo primo round di finanziamento. A partecipare all’investimento il fondo R204 Partner e alcuni investitori privati. Il CEO Rocco Lomazzi «Vogliamo far guadagnare di più chi affitta»

Pubblicato il 16 Nov 2016

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Il team di Sweetguest

Un milione di euro per puntare sul business degli affitti degli appartamenti a breve termine. È quanto ha raccolto nel suo primo round (seed) di finanziamento Sweetguest startup che ha realizzato un software che gestisce e ottimizza gli annunci della propria casa dedicato a chi affitta tramite Airbnb. A scommettere sulla società milanese sono stati una serie di investitori tra cui R204 Partner, come lead investor, Giulio Valiante, imprenditore seriale e investitore, oltre a un imprenditore del mondo alberghiero di cui però non è stato rivelato il nome.

Nata da appena sei mesi Sweetguest ha fatto registrare da subito numeri interessanti: oltre 2400 prenotazioni gestite, più di 6mila ospiti, quasi 60mila euro al mese di transato, che oggi sono saliti già a 120mila. A fondare l’azienda, quasi per caso, è stato Rocco Lomazzi imprenditore di 28 anni con un passato nel mercato immobiliare. «L’idea di fondare Sweetguest mi è venuta quasi per caso durante il periodo di Expo 2015 – spiega Lomazzi – quando un mio vicino di casa mi ha chiesto di gestire l’affitto del suo appartamento. Da lì è stata una sorta di escalation. Da maggio 2015 a ottobre 2015, con il solo passaparola, sono arrivato a gestire da solo ben trenta appartamenti».

Da qui l’idea di approfondire le opportunità di mercato e metter su un sistema organizzato. «Dopo un’analisi del mercato ho capito che potevano esserci delle opportunità di mercato interessanti – racconta Lomazzi – così ho deciso di coinvolgere due miei amici, Edoardo Grattirola e Jacopo Vanetti (già fondatore di Jusp, ndr) per sviluppare un software in grado di sfruttare le potenzialità della piattaforma più conosciuta, ma al tempo stesso più facile da utilizzare, nell’ambito degli affitti a breve termine: Airbnb. Il nostro obiettivo è quello di far evolvere il settore del turismo».

Sweetguest non è una piattaforma dunque, ma solo un software che ottimizza la gestione degli annunci pubblicati su Airbnb. In che modo? Fornendo agli host una serie di servizi complementari a quello del portale online. Il proprietario di casa contatta Sweetguest attraverso il sito (www.sweetguest.com), per avere una valutazione gratuita e, una volta approvata la casa, il sistema si occupa di una serie di azioni per rendere l’immobile performante, per esempio servizio fotografico di livello che metta in risalto i punti di forza della casa. In più, scegliendo l’opzione gestione completa, sarà possibile usufruire di un servizio di accoglienza ospiti e pulizia dell’appartamento. «Oggi abbiamo in gestione circa 90 appartamenti – spiega Lomazzi – e la definizione che secondo me identifica meglio il profilo del nostro servizio è “booking booster” di Airbnb».

Il modello di business di Sweetguest è legato principalmente ad una fee pagata da chi affitta sul totale della transazione su Airbnb. Se l’utente sceglie la gestione completa (con accoglienza e pulizia) la fee sarà del 20%, mentre solo il 10% è a carico di chi affitta nel caso in cui si scelga la gestione online.

Il target dell’azienda è soprattutto chi punta a investire sui propri immobili, con l’obiettivo di avere ritorni più alti grazie alla modalità di affitto a breve termine. «Il 70% degli appartamenti che abbiamo in gestione sono di proprietà di società che sfruttano l’immobile ad uso investimento – sottolinea Lomazzi – mentre il restante 30% sono proprietari di casa che non vivono lì per un certo periodo di tempo e vogliono affittare in maniera flessibile e senza fare contratti».

In fondo Sweetguest è partita proprio chiedendosi in che modo far guadagnare di più chi affitta, andando a pescare tra coloro che considerano l’affitto lungo non un guadagno ma piuttosto un rischio. E magari riuscire a valorizzare quelle zone d’Italia poco ricettive: «Sfruttando la leva dell’innovazione tecnologica – conclude Lomazzi – vogliamo fornire un libero servizio e migliorare la ricettività di diverse aree del nostro territorio. Con essa abbattiamo anche il rischio di generare economia sommersa, che in questo campo è decisamente elevata».

Il capitale raccolto con il round di finanziamento servirà a completare il team operativo (alla squadra si sono appena aggregati un responsabile marketing, una business development manager e un programmatore) e investire in marketing, con priorità sulla produzione di contenuti approfonditi – legati al tema della gestione degli affitti brevi – su un blog che verrà inaugurato a breve sul sito della società.

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