TECNOLOGIA SOLIDALE

Limitare l’uso del digitale fra i bambini e a scuola: i risultati di un’indagine del Senato

“Più la scuola e lo studio si digitalizzano, più calano sia le competenze degli studenti sia i loro redditi futuri”. Così Andrea Cangini sintetizza le sorprendenti conclusioni di un’indagine della Commissione Cultura del Senato. E aggiunge: “Smartphone e videogiochi? Niente di diverso dalla cocaina…”

Pubblicato il 11 Giu 2021

digitale a scuola

“Non si tratta di dichiarare guerra alla modernità, ma semplicemente di governare e regolamentare quel mondo digitale nel quale, secondo le ultime stime, i più giovani trascorrono dalle quattro alle sei ore al giorno.”

Con queste parole Andrea Cangini, senatore di Forza Italia, commenta l’approvazione all’unanimità da parte della Commissione cultura del Senato della sua relazione finale all’indagine conoscitiva sull’impatto che la tecnologia digitale produce su mente, corpo e vita quotidiana dei più giovani.

Senatore Cangini, Andrea, è di questi giorni la notizia della sospensione dei trecento studenti della scuola media di Cariglio, provincia di Cuneo, sospesi per un giorno per aver diffuso foto ritoccate con insulti a sfondo sessuale di professori e studenti, catturate a video durante la dad. Che ne pensi?

“La preside ha fatto bene. Bisogna far capire che social e dintorni non sono una terra di nessuno, senza regole. E, più in generale, tornare a riaffermare che ci sono dei limiti da non superare, a partire dal rispetto dell’altro, chiunque esso sia. Trovo utile che la sospensione sia consistita in una mattinata di educazione civica sulle regole e i rischi del web, il rispetto della privacy delle persone e le possibili conseguenze, anche penali.”

La tua relazione finale disegna un presente e un futuro molto fosco. Lo scenario che abbiamo di fronte è davvero così drammatico?

“Non lo dico io, lo hanno detto nelle audizioni che abbiamo fatto in questi mesi la maggior parte dei neurologi, degli psichiatri, degli psicologi, dei pedagogisti, dei grafologi, degli esponenti delle forze dell’ordine auditi. Un quadro oggettivamente allarmante, anche perché evidentemente destinato a peggiorare.”

La relazione finale parla di danni fisici – miopia, obesità, ipertensione, disturbi muscolo-scheletrici, diabete – e di danni psicologici: dipendenza, alienazione, depressione, irascibilità, aggressività, insonnia, insoddisfazione, diminuzione dell’empatia…

“Sì…e ci preoccupa ancora di più la progressiva perdita di facoltà mentali essenziali: la capacità di concentrazione, la memoria, lo spirito critico, l’adattabilità, la capacità dialettica…Sono gli effetti che produce sui più giovani l’uso, che nella maggior parte dei casi degenera in abuso, di smartphone e videogiochi. Niente di diverso dalla cocaina. Stesse implicazioni chimiche, neurologiche, biologiche e psicologiche, a partire dalla dipendenza.”

Paragonare smartphone e videogiochi alla droga è un paragone decisamente forte…

“…Sono un giornalista, sono perfettamente consapevole del peso che hanno le parole…”

…ma siamo davvero a questo punto? Non ti sembra uno scenario troppo pessimistico, quasi catastrofico?

“Guarda a ciò che sta succedendo in Corea del Sud, Cina, Giappone, nazioni all’avanguardia per diffusione della tecnologia digitale. I dati sono impressionanti: in Corea del Sud il 30% dei giovani tra i 10 e i 19 anni è classificato come «troppo dipendente» dal proprio telefonino: vengono disintossicati in 16 centri nati apposta per curare le patologie da web. In Cina i giovani “malati” sono 24 milioni. Quindici anni fa è sorto il primo centro di riabilitazione, naturalmente concepito con logica cinese: inquadramento militare, tute spersonalizzanti, lavori forzati, elettroshock, uso generoso di psicofarmaci. Un campo di concentramento. Di luoghi del genere in Cina oggi ce ne sono oltre 400. In Giappone, hanno gli hikikomori,  che significa «stare in disparte». Ragazzi e giovani tra i 12 e i 25 anni che si sono completamente isolati: non studiano, non lavorano, non socializzano. Vegetano chiusi nelle loro camerette perennemente connessi. Gli hikikomori sono circa un milione. Un milione di zombi.”

Andrea Cangini, giornalista e senatore di Forza Italia

Nella relazione tu scrivi anche che tutte le ricerche internazionali citate nel corso del ciclo di audizioni affermano che l’eccessivo uso dei dispositivi digitali atrofizza il cervello…

“Ci hanno spiegato che il cervello agisce come un muscolo, si sviluppa in base all’uso che se ne fa. Usare da piccoli o piccolissimi gli strumenti digitali riduce la neuroplasticità, cioè lo sviluppo di aree cerebrali responsabili di singole funzioni, come accade per esempio se si smette di scrivere a mano e si scrive solo usando la tastiera. Pensa ai bambini piccoli: nei primi anni di vita la conoscenza di sé e del mondo passa attraverso l’uso di tutti e cinque i sensi. Sollecitare prevalentemente la vista, sottoutilizzando gli altri quattro sensi, impedisce lo sviluppo armonico e completo. È quel che accade nei bambini che trascorrono troppo tempo davanti allo schermo di un IPad o simili.”

Però è anche vero che gli strumenti assistivi digitali consentono di superare molte difficoltà, per esempio, per chi è dislessico…

“Nessuno lo mette in dubbio, ci mancherebbe altro. Noi ci siamo focalizzati sull’uso esagerato, sull’abuso di videogiochi e device. Gli auditi e i dati ci dicono che il digitale sta decerebrando le nuove generazioni, la classe dirigente di domani.”

Vai proprio giù deciso con l’accetta…

“Fingere di non conoscere i danni che l’abuso di tecnologia digitale sta producendo sugli studenti e in generale sui più giovani sarebbe ipocrita.”

Che soluzioni proponi?

In commissione abbiamo proposto alcune ipotesi: scoraggiare l’uso di smartphone e videogiochi per minori di 14 anni; rendere cogente il divieto di iscrizione ai social per i minori di 13 anni; prevedere l’obbligo dell’installazione di applicazioni per il controllo parentale e l’inibizione all’accesso a siti per adulti sui cellulari dei minori; favorire la riconoscibilità di chi frequenta il web; vietare l’accesso degli smartphone nelle classi; educare gli studenti ai rischi connessi all’abuso di dispositivi digitali e alla navigazione sul web; interpretare con equilibrio e spirito critico la tendenza epocale a sopravvalutare i benefici del digitale applicato all’insegnamento; incoraggiare, nelle scuole, la lettura su carta, la scrittura a mano e l’esercizio della memoria.”

Non sopravvalutare i benefici del digitale applicato all’insegnamento?

“Dal ciclo delle audizioni e dalle documentazioni acquisite non sono emerse evidenze scientifiche sull’efficacia del digitale applicato all’insegnamento. Anzi, tutte le ricerche scientifiche internazionali citate dimostrano, numeri alla mano, il contrario. Detta in sintesi: più la scuola e lo studio si digitalizzano, più calano sia le competenze degli studenti sia i loro redditi futuri.”

Su questo punto ho qualche dubbio, non mi sembra rientri nella categoria dell’abuso. Viviamo nell’era digitale, buona parte dei vecchi lavori si digitalizzano, la gamification diventa strumento di apprendimento, i nuovi lavori sono per definizione digitali…

“Tu sai bene che sono un liberale autentico e dunque non è mia abitudine imporre le mie idee. Mi sento però l’obbligo di proporle…e specifico, se non si fosse ancora capito, che la mia preoccupazione e la mia azione sono volte a tutelare i più piccoli, i bambini e i ragazzini.”

Certamente. A tal proposito, consentimi di aggiungere un punto a quelli che avete indicato: educare i genitori. Sono loro, siamo noi genitori che mettiamo in mano ai bambini un ipad per farli mangiare o per mangiare in pace al ristorante, che li affidiamo alla baby sitter digitale perché è comodo, che regaliamo smartphone quando sono ancora alle elementari, che li lasciamo da soli davanti ai social o alle serie tv

“Non posso credere che tu ti comporti così…”

No, almeno per ora. Avendo figli ancora piccoli so bene la fatica alla quale siamo chiamati in casa. Proprio per questo dico che i genitori sono la prima trincea e quindi devono essere coinvolti. Avremo modo di riparlarne, qui e altrove…

“Anche per me non finisce qui. Nei prossimi mesi uscirà un mio libro nel quale raccolgo il meglio delle audizioni e, come sai, ho presentato un disegno di legge per impedire la vendita e il possesso di smartphone o device ai minori di quattordici anni.”

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Antonio Palmieri
Antonio Palmieri

Antonio Palmieri, fondatore e presidente di Fondazione Pensiero Solido. Sposato, due figli, milanese, interista. Dal 1988 si occupa di comunicazione, comunicazione politica, formazione, innovazione digitale e sociale. Già deputato di Forza Italia

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