4 presupposti per avere un innovation manager in azienda (e non lasciarlo in solitudine)

Irrequietezza, rischio, delega e autonomia. Sono le condizioni necessarie perché il lavoro dell’innovation manager abbia senso. A manager e imprenditori non va chiesto quale manager serve per cambiare l’organizzazione ma che tipo di azienda sono disposti a diventare per innovare davvero. Partendo dalla cultura interna…

Pubblicato il 15 Feb 2019

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Sono rientrato a Milano dopo un paio di settimane trascorse tra eventi e sessioni di lavoro con aziende per disegnare, progettare e realizzare processi di innovation management.

Dando seguito al mio credo che “nulla capita per caso”, oggi sono andato a pranzo con un mio caro amico/cliente che ricopre il ruolo di Innovation Manager in una grande azienda italiana in cui l’Innovation Management funziona con ottimi risultati in termini qualitativi e quantitativi. Rientrando nel mio ufficio trovo una e-mail di un mio altro carissimo amico/cliente Innovation Manager, di un’altra grande azienda italiana, che mi inoltra un articolo del Sole 24 Ore estrapolato dal plico, rigorosamente elettronico, della loro Rassegna Stampa del 9 Febbraio u.s.

L’articolo dal titolo Gli Innovation Manager faranno la differenza racconta i risultati del sondaggio realizzato dall’Osservatorio di “4.Manager” eseguito in tempo reale durante i lavori di Connext tra i presenti all’evento. Sono state raccolte 173 risposte da Imprenditori (30% rispondenti) e Manager (70% rispondenti). Il 97% di loro ha dichiarato che il manager di cui avranno più bisogno nel futuro è l’Innovation Manager.

Nell’elenco delle motivazioni di tale plebiscito emergono l’esigenza di “sviluppare innovazione”, di “rinnovamento delle competenze manageriali”, di “crescita delle risorse umane”, di “internazionalizzazione”, di “accesso ai capitali” e di “transizione verso industria 4.0”.

Il mio primo pensiero leggendo l’articolo è quello di grande solidarietà nei confronti di coloro che sono e saranno chiamati a ricoprire questo ruolo taumaturgico delle principali priorità aziendali. E, detto da un “evangelist”, capite la vicinanza intellettuale.

L’altro sentimento che mi suscita la lettura di questo articolo è di soddisfazione nel vedere che i temi e i contenuti degli ultimi 10 anni di vita professionale mia e di tutte e tutti coloro che hanno creduto nella crescita e affermazione di questo ruolo finalmente cominciano ad essere centrali nel dibattito attorno alle aziende

Ma se questa è la dichiarazione di intenti dei decisori e degli abilitatori dell’Innovation Manager in azienda, qual è la situazione oggi?

Non ho la conoscenza diffusa e totale degli innovation manager italiani ma prendo spunto da due frasi che mi hanno colpito molto del mio pranzo di oggi che sicuramente non sono esaustive:

L’Amministratore Delegato mi usa come la pietra della fionda da scagliare contro i manager immobili

“Io riesco ad arrivare ad un punto, poi quando è necessario industrializzare l’innovazione e cambiare veramente le cose non ci riusciamo”.

Se provo a visualizzare queste due frasi, l’immagine che mi sovviene è quella di una o di un manager solitario. Una sorte di Eroina o Eroe che, come ha detto la scrittrice Michela Murgia nel suo intervento al TEDxTorino, nel nostro immaginario è sempre solitaria/o.

L’Innovation Managerdeve avere un ruolo collettivo e plurimo.

Non serve dichiarare di aver bisogno di un Innovation Manager se non si considera che avere un innovation manager in azienda presuppone di aver compiuto alcuni passi fondamentali nella cultura aziendale, nei processi aziendali e nella selezione degli obiettivi strategici aziendali che ne permettono il corretto apporto.

Spesso mi auto imputo un eccessivo approccio pragmatico, anche cinico, ma se in azienda non si sono creati i presupposti per avere un innovation manager allora è inutile averlo cosi come per fare innovazione non è detto che l’Innovation Manager sia la soluzione ottimale.

4 presupposti necessari per avere un Innovation Manager in azienda

  • Irrequietezza

    avere un Innovation Manager vuol dire dare libertà d’azione e d’espressione a tutte e tutti gli irrequieti in azienda. Vuol dire importare dall’esterno persone irrequiete. E se questo non è culturalmente accettato si scatenano gli anticorpi ancor prima che all’innovazione alle persone.

  • Rischio

    avere un Innovation Manager vuol dire dare per scontato di dover allocare un budget per supportate l’azione del innovation manager, un budget per supportare le iniziative di sperimentazione dell’innovazione, un budget per condividere le iniziative di innovazione con le business line senza chiedersi i ritorni economici. E se questo non è culturalmente accettato si scatenano gli anticorpi ancor prima che all’innovazione alle persone.

  • Delega

    avere un Innovation Manager vuol dire delegare alcune scelte operative e strategiche Innovation Manager sulle quali responsabilizzare lui e le persone a lui correlate dotandosi  di definire degli MBO differenti rispetto a quelli degli altri manager. E se questo non è culturalmente accettato si scatenano gli anticorpi ancor prima che all’innovazione alle persone.

  • Autonomia

    avere un Innovation manager vuol dire consentire che alcuni progetti possano essere condotti con metodologie e approcci differenti rispetto al tradizionale master plan, permettendo ai team di sperimentare e di rompere le tradizionali liturgie delle attività. E se questo non è culturalmente accettato si scatenano gli anticorpi ancor prima che all’innovazione alle persone.

Al prossimo convegno chiediamo ai manager e agli imprenditori non qual è il tipo di manager di cui avrebbero bisogno per fare innovazione, ma che tipo di azienda sono disposti ad essere e a diventare per innovare.

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Ivan Ortenzi
Ivan Ortenzi

Chief Innovation Evangelist di Bip Group. Già Managing Director di Ars et Inventio, è autore del libro "Innovation Manager" (FrancoAngeli). Docente, TEDxSpeaker e relatore in eventi aziendali e istituzionali sul futuro dei modelli di business. Il suo esercizio Zen preferito è quello di temperare le matite. Sposato, due ragazzi digitali e con uno spirito "rock and roll"

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