La storia
Industria 4.0, così la startup Safen sta rivoluzionando l’automotive torinese
La società, fondata da Matteo Martinelli, realizza soluzioni innovative per il risparmio energetico nel campo dell’ingegneria fluidomeccatronica che, oltre a recuperare fino all’80% dell’energia utilizzata, permettono di applicare lo smart monitoring nei processi industriali. Risultati: bolletta più bassa e manutenzione preventiva
di Concetta Desando
Pubblicato il 27 Feb 2017

Matteo Martinelli, 40 anni, ricorda così la nascita di Safen, startup che realizza soluzioni innovative per il risparmio energetico nel campo dell’ingegneria fluidomeccatronica, utilizzate dai principali player dell’automotive torinese.
Ingegnere e dottore di ricerca in ingegneria meccanica, dopo l’incontro con il responsabile dell’incubatore torinese,

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“L’aria compressa è uno dei principali vettori energetici nello stabilimento industriale: stazioni di lavoro e linee di produzione utilizzano l’energia contenuta nell’aria compressa per azionare getti d’aria, cilindri, ventose e altro – spiega l’imprenditore – . La soluzione proposta da Safen, il cui nome vuol dire safe energy, permette di monitorare cicli di lavoro e consumi, di agire tempestivamente per la manutenzione, di recuperare, grazie allo pneumotrasformatore, fino all’80% dell’energia utilizzata, e di ottimizzare il processo di produzione. Il risultato è una bolletta elettrica molto più bassa”.
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E proprio grazie a questi dispositivi Safen è oggi attiva nel settore dell’industria 4.0. “Ogni nostro dispositivo è composto da una parte meccanica e da una parte elettronica che gestisce le fasi di recupero energetico. La parte elettronica permette, grazie a una trasmissione wi-fi, di monitorare in tempo reale il consumo e lo stato di salute del cilindro. Si tratta quindi di manutenzione preventiva e smart monitoring” continua Martinelli.
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Oggi Safen ha un fatturato di 250mila euro, un team di sei persone, e vuole giocarsi la sua partita in un mercato enorme: “Solo in Europa vengono venduti annualmente 8 miliardi di dispositivi e cilindri di questo tipo” dice Martinelli. Che è alla ricerca di “finanziamenti e partner industriali che ci aiutino a brandizzare i dispositivi”.