Daimler investe 92 milioni di dollari in Turo, startup del car sharing tra privati

Il gruppo tedesco punta sulla società che propone un nuovo modello di condivisione dell’auto, simile ad AirBnb: a mettere a disposizione il veicolo sono infatti i privati, che lo affittano nei momenti durante i quali non lo usano. In questo modo l’auto, invece di un costo, diventa una rendita

Pubblicato il 13 Set 2017

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Tra motori elettrici, guida autonoma, car sharing ed emissioni zero, il mondo dell’auto continua a procedere verso il nuovo modello di trasporto del futuro. A compiere nuovamente un passo avanti nella direzione dell’auto di domani è stato il gruppo Daimler (che ha nel proprio portafoglio i marchi Mercedes e Smart, e che controlla il servizio di car sharing Car2Go e quello di carpooling Via) con un investimento di 92 milioni di dollari (assieme alla sudcoreana SK Holdings, a Liberty Mutual Strategic Ventures e a Founders Circle Capital) in Turo, startup del car sharing fondata nel 2009 a San Francisco da Andre Haddad.

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A differenza del car sharing classico, nel quale le auto sono di proprietà dell’azienda che promuove il servizio, Turo propone un diverso concetto di condivisione, sul modello AirBnb: a mettere a disposizione l’auto sono infatti i privati, che affittano il proprio veicolo nei momenti durante i quali non lo usano. In questo modo l’auto, invece di un costo, diventa una rendita che consente di pagare interamente il veicolo: secondo i calcoli di Turo, mettendo a disposizione una Tesla Model S per 6,9 giorni al mese, il proprietario incassa 1.021 dollari, cioè un dollaro in più della rata mensile (1.020 dollari) necessaria per l’acquisto dell’auto.

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Con 4 milioni di utenti in America (e 170mila veicoli a disposizione in 4.700 città tra Usa, Canada e Gran bretagna), Turo sta cercando ora di sbarcare in Europa, assorbendo le attività di Croove, l’app di car sharing p2p che, lanciato lo scorso anno proprio da Daimler, si è rivelato un fallimento. Turo cercherà così di ricostruire un servizio di car sharing peer-to-peer nel Vecchio continente ripartendo da zero sulle ceneri di Croove, cercando di espandere il proprio mercato anche all’Asia. E con i 92 milioni di dollari raccolti, la startup di Haddad spera di sbaragliare la concorrenza, soprattutto quella di Getaround, un’altra startup di San Francisco con un modello di business molto simile. E magari di rompere le uova nel paniere a ex startup ora diventate big del settore come Uber e Lyft.

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