Corporate Startup Stars

“Oscar dell’open innovation”: Google è campione del mondo, quali sono le italiane nella Top 100



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Il vincitore dell’edizione 2025 dei Corporate Startup Stars è Google. Nella Top 100 anche 6 grandi gruppi italiani (A2A, Enel, Eni, Fincantieri, Stellantis, Terna), una Rising Star (Italgas) e quattro riconoscimenti speciali che premiano modelli nati o co-sviluppati in Italia

Pubblicato il 3 dic 2025



Corporate Startup Stars Awards 2025 | On the right: Cyrille Saint Olive,  Head of Venture Capital & Startup Business Development @ Google, receiving the Award
Corporate Startup Stars Awards 2025 | A sinistra: Cyrille Saint Olive, Head of Venture Capital & Startup Business Development di Google

Google è il nuovo “campione del mondo” di open innovation. Ma la notizia, per chi guarda all’Italia, è che il nostro Paese continua a esserci – e sempre di più – nella mappa globale dei Corporate Startup Stars, gli “Oscar dell’open innovation” promossi da ICC e Mind the Bridge.

Nel 2023 il titolo era andato a Microsoft, nel 2024 a Nvidia. Nel 2025 la Top Corporate Startup Star è Google, premiata a Parigi alla decima edizione dei Corporate Startup Stars (CSS), mentre in parallelo si è tenuta la terza edizione dei Startup Ecosystem Stars (SES), dedicata agli attori che fanno crescere gli ecosistemi.

Dentro questa cornice globale ci sono sei grandi gruppi italiani nella Top 100 (A2A, Enel, Eni, Fincantieri, Stellantis, Terna), una Rising Star (Italgas) e quattro riconoscimenti speciali che premiano modelli di open innovation nati o co-sviluppati in Italia. Per gli innovation manager italiani, è un termometro interessante di come l’open innovation stia cambiando – e di quali competenze servano per restare nel gruppo di testa. (Nella foto sotto tutti i premiati)


Corporate Startup Stars, gli “Oscar” dell’open innovation

I Corporate Startup Stars sono una classifica internazionale che seleziona 100 aziende globali, tra Fortune 500 e Forbes 2000, considerate benchmark nella collaborazione con le startup: venture client, corporate venture capital, acceleratori, programmi di co-innovazione, partnership con hub e fondi.

Nel tempo la lista è diventata uno standard di settore e un appuntamento annuale che consente di capire chi sta davvero usando le startup per fare innovazione di business, non solo comunicazione.

Parallelamente, Mind the Bridge ha costruito – con il report annuale e gli articoli collegati – una narrativa chiara:

  • l’open innovation è passata dall’“età del marketing” all’“età dei risultati”, in cui conta la creazione di valore, non il numero di PoC;
  • il contesto 2024-2025 è tutt’altro che semplice: il 2024 è stato un “anno nero” per l’open innovation, con riduzione di budget e ripensamento dei modelli;
  • nel 2025, come ha scritto Alberto Onetti su EconomyUp, “fare open innovation non è più cool”, il che è un bene se significa mainstream, ma un rischio se diventa il capitolo da tagliare per recuperare EBITDA.

In questo scenario, i Corporate Startup Stars diventano una mappa delle aziende che non solo resistono, ma continuano a investire, sperimentare e ibridare modelli diversi di collaborazione con le startup.


Google guida l’edizione 2025

La grande novità 2025 è l’ingresso di Google nell’albo d’oro come Top Corporate Startup Star.

Il comunicato ufficiale spiega perché:

  • Google ha completato l’acquisizione da 32 miliardi di dollari della scaleup di cloud security Wiz, la più grande operazione M&A tech dell’anno;
  • i programmi Google for Startups hanno erogato oltre 58 milioni di dollari in capitale “equity free”, di cui 40 milioni tramite il Black Founders Fund, aiutando più di 570 founder black e latinoamericani a raccogliere oltre 590 milioni di follow-on funding;
  • ogni startup supportata può ricevere fino a 350mila dollari in crediti cloud, oltre a mentoring tecnico e accesso agli acceleratori globali;
  • il braccio di venture capital GV gestisce oltre 10 miliardi di asset, con più di 1.300 investimenti, 400 exit e 65 unicorni in portafoglio.

“Nessuna azienda eguaglia l’ampiezza e la continuità con cui Google supporta le startup, dall’idea all’unicorno”, sintetizza Alberto Onetti, chairman di Mind the Bridge.

Sul palco di Parigi, John W.H. Denton, segretario generale dell’International Chamber of Commerce, ha ricordato che “l’innovazione resta la pietra angolare della crescita economica globale” e che la collaborazione tra corporate e startup è uno dei modi più efficaci per generare impatto.


Le aziende italiane tra i campioni mondiali

Accanto a Google, la Top 100 2025 comprende 100 grandi gruppi internazionali. Tra questi, sei sono italiani: A2A, Enel, Eni, Fincantieri, Stellantis, Terna.

A questi si aggiunge Italgas, tra le cinque Rising Stars, le aziende non presenti nelle classifiche Fortune/Forbes ma già attive e riconosciute nella collaborazione con le startup.

A2A: dall’energia alle venture come organizzazione autonoma

A2A non solo è nella Top 100, ma riceve anche uno Special Award per il progetto “Turning Innovation into an autonomous organization: A2A Life Ventures”.

La motivazione è chiara: A2A ha strutturato l’innovazione in una entità autonoma, con logiche da fondo di investimento e connettore industriale. Life Ventures non è “solo” un CVC, ma un motore che:

  • investe in startup energy e climate tech,
  • porta sul mercato soluzioni per decarbonizzazione, efficienza e servizi ai territori,
  • lavora in chiave venture client, sperimentando le tecnologie nelle business unit del gruppo.

Per un innovation manager, il messaggio è forte: l’innovazione aperta funziona quando ha governance, budget e mandato chiari, non quando è relegata a progetto laterale.

Enel: l’open innovation come sistema

Enel torna tra i campioni mondiali di open innovation, confermando una presenza costante nelle classifiche CSS degli ultimi anni.

Il gruppo elettrico è da tempo considerato un caso scuola per:

  • la rete globale di innovation hub,
  • la capacità di lavorare con startup su temi chiave come rinnovabili, reti intelligenti, storage,
  • l’uso integrato di call4startup, programmi di co-sviluppo, sperimentazioni sul campo.

La presenza nella Top 100 2025 conferma che la continuità paga: Enel è tra i pochi casi in cui l’open innovation è ormai parte dell’operatività quotidiana, non un esperimento episodico.

Eni: il “Dual Innovation Model” che integra R&D e startup

Eni non solo rientra tra le 100 Corporate Startup Stars, ma riceve uno Special Award per “Transforming R&D through Open Innovation: Eni Dual Innovation Model”.

Il “dual model” premia l’idea che:

  • l’innovazione non può più essere solo laboratorio interno;
  • R&D proprietaria e open innovation devono coesistere, contaminandosi;
  • la collaborazione con startup, scaleup e centri di ricerca internazionali è un’estensione strutturale della catena R&D.

L’open innovation si fa ibrida, con modelli che combinano intrapreneurship, venture builder, CVC e partnership industriali.

Fincantieri: co-innovazione nei nuovi ecosistemi

Fincantieri riceve lo Special Award “Leveraging Co-innovation in Emerging Ecosystems: Fincantieri in South Korea”.

Tradotto: il gruppo italiano della cantieristica ha scelto di non limitare l’innovazione al proprio perimetro nazionale, ma di:

  • andare dove l’ecosistema è già avanzato (la Corea del Sud della navalmeccanica e delle tecnologie avanzate),
  • costruire programmi di co-innovazione con startup e partner locali,
  • usare questi ecosistemi come “laboratori estesi” per tecnologie che poi possono essere riportate nei cantieri italiani.

È un esempio concreto di open innovation “geografica”, in linea con le analisi su come gli ecosistemi internazionali – da New York ad altre piazze – stiano diventando piattaforme per l’innovazione corporate.

Terna: innovare le reti in logica cross-border

Terna è nella Top 100 e figura anche in uno Special Award congiunto con Redeia (il gestore della rete spagnola) per il progetto “National Transmission Operators Co-Innovating Across Borders: Terna & Red Eléctrica”.

Qui il focus non è solo tecnologico ma di modello:

  • due operatori di rete di Paesi diversi condividono programmi di co-innovazione,
  • si aprono alle startup per affrontare sfide comuni (flessibilità della rete, integrazione delle rinnovabili, digitalizzazione delle infrastrutture),
  • costruiscono insieme un ecosistema che va oltre i confini nazionali.

Per un innovation manager significa riconoscere che l’open innovation sulle infrastrutture critiche richiede massa critica e che i progetti cross-border possono accelerare l’adozione di soluzioni nuove.

Stellantis: mobilità, software e venture

Stellantis è presente nella Top 100 2025, confermando un posizionamento ormai strutturale come player automotive e mobility tech che:

  • investe tramite Stellantis Ventures in startup legate a elettrificazione, software-defined vehicle, nuovi servizi di mobilità,
  • utilizza formule di venture client per sperimentare a bordo veicolo tecnologie sviluppate da startup,
  • lavora in ecosistemi diversi (Europa, Nord America, Israele) alla ricerca di soluzioni scalabili.

In un settore che sta ridisegnando l’intera catena del valore, il messaggio è chiaro: senza startup non c’è trasformazione automotive.

Italgas: una Rising Star nella trasformazione delle utility

Tra le cinque Rising Stars 2025 c’è Italgas, unico nome italiano.

La categoria premia aziende fuori dalle grandi liste Fortune/Forbes che si distinguono per:

  • progetti concreti di collaborazione con startup,
  • capacità di lavorare in ecosistemi emergenti,
  • approccio non episodico alla sperimentazione.

Per Italgas questo significa essere riconosciuta per il lavoro su digitalizzazione delle reti, IoT e data analytics applicati alle infrastrutture gas, ambiti in cui il contributo delle startup è stato visibile negli ultimi anni.


Startup Ecosystem Stars: chi abilita gli ecosistemi (e perché l’Italia deve correre)

Accanto ai Corporate Startup Stars, la giornata di Parigi ha ospitato la terza edizione dei Startup Ecosystem Stars (SES) Awards, che premiano oltre 50 attori – pubblici e privati – attivi nello sviluppo di ecosistemi innovativi: agenzie nazionali, fondi, acceleratori, hub, organizzazioni internazionali.

Candace Johnson, già membro dell’Executive Board dell’ICC, ha sottolineato che questi premi mostrano “come creatività e innovazione si traducano in ecosistemi inclusivi e ad alto impatto”.

La cornice europea che emerge dai SES Awards è questa:
da un lato ci sono i campioni corporate (CSS), dall’altro gli abilitatori di ecosistema (SES) che rendono possibile la crescita di nuove scaleup. E il messaggio implicito per l’Italia è che la presenza di grandi corporate italiane tra i campioni non basta se non viene accompagnata da ecosistemi locali più equilibrati e inclusivi.

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