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Corporate venture capital in Italia: vale meno di 70 milioni e il 59% degli investimenti va all’estero



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Nel 2024 i CVC italiani hanno partecipato a soli 15 round, raccogliendo 69 milioni di euro, in forte calo rispetto ai 228 milioni del 2023. Il corporate venture capital vale circa il 5% degli investimenti sulle startup

Pubblicato il 7 lug 2025



Corporate venture capital
Corporate venture capital

Corporate Venture Capital in Italia nel 2024: è ancora piccolo perché giovane e, come tanti giovani, preferisce guardare all’estero per la sua crescita.

I dati del Rapporto sul CVC realizzato da Italian Tech Alliance, in partnership con Growth Capital, Rucellai & Raffaelli e Soverency, confermano il ritardo negli investimenti delle aziende sulle startup che, pur essendo in aumentano, sono ancora lontani dai livelli europei e statunitensi. Un ritardo ancora più preoccupante se si considera che, nel 2024, si è registrato un calo rispetto all’anno precedente.

Corporate Venture Capital: Stati Uniti, Europa, Italia

Negli Stati Uniti, il CVC è ormai una realtà consolidata. Nel 2024, i CVC hanno partecipato a ben 2.883 round, raccogliendo oltre 108 miliardi di dollari, con una quota significativa di circa il 20% dei round di investimento, rappresentando circa la metà dell’ammontare complessivo degli investimenti. Questo dimostra come il CVC sia una leva fondamentale per l’innovazione e la crescita delle grandi aziende.

In Europa, il CVC è in fase di espansione, con una partecipazione al 20% dei round di investimento, che costituiscono il 47% del capitale totale investito. Nel 2024, i CVC europei hanno investito circa 28 miliardi di dollari. Seppur in crescita, il CVC in Europa ha ancora molto spazio per svilupparsi, con un panorama che risulta in fase di maturazione ma già consolidato rispetto all’Italia.

Il corporate venture capital in Italia nel 2024 è ancora una piccola parte degli investimenti sulle startup. Nel 2024, i CVC italiani hanno partecipato a soli 15 round, raccogliendo 69 milioni di euro, un dato inferiore rispetto ai 228 milioni di euro del 2023. Questo gap si riflette nel fatto che la presenza del CVC italiano sull’intero ecosistema di venture capital è ancora limitata, con una partecipazione che oscilla tra il 4% e il 6% del totale dei round di investimento (qui trovi tutte le aziende che hanno un fondo di corporate venture capital)

Il 59% degli investimenti è su startup internazionali

Un aspetto interessante – ma anche un po’ preoccupante – che emerge dall’analisi di Italian Tech Alliance è l’orientamento internazionale del Corporate Venture Capital Italiano: il 59% dei round in cui hanno partecipato CVC italiani ha visto il finanziamento di startup estere, e queste startup hanno rappresentato circa l’80% degli importi totali raccolti in tali round.

Le aziende italiane, quindi, cercano all’estero per la loro innovazione o, probabilmente, non trovano in Italia le soluzioni tecnologiche e la maturità necessaria per arrivare a un investimento. Il rapporto ricorda i casi di Eni Next e Angelini Ventures che hanno effettuato rispettivamente solo 2 dei 14 investimenti e 4 dei 27 investimenti in Italia (l’ultimo investimento di Angelini a Singapore)

Dove e come opera il Corporate Venture Capital italiano

I CVC italiani si concentrano principalmente su settori legati alle attività core delle aziende, come Smart City, FinTech, Life Sciences e Education & HR. La strategia di investimento più comune è “driving”, ossia focalizzata sull’acquisizione di tecnologie che possano supportare la crescita e l’innovazione delle aziende stesse.

Dal punto di vista operativo, si osservano approcci di investimento prevalentemente diretti, attraverso strutture di investimento non regolamentate, spesso organizzate come veicoli evergreen. Inoltre, sono comuni anche modelli ibridi che combinano investimenti diretti e indirett (il caso di Angelini Ventures o Edison) oppure la partecipazione a fondi multi-corporate (come nel caso di CDP Corporate Fund)

Le sfide del Corporate Venture Capital in Italia

La sfida per il Corporate Venture Capital è adesso creare strutture più stabili, autonome e ben integrate, con strumenti e metriche chiare, supportate dal top management.

Il Corporate Venture Capital rappresenta un’opportunità strategica per rafforzare il legame tra grandi corporate e innovazione, ma in Italia siamo ancora solo all’inizio di un percorso. I dati mostrano segnali positivi, ma servono maggiore consapevolezza, strutture dedicate e un cambio di mentalità per trasformare il CVC in un motore stabile di crescita e competitività“, osserva Davide Turco, Presidente di Italian Tech Alliance.Il CVC, se ben strutturato, può diventare uno strumento fondamentale per intercettare nuove tecnologie, attrarre talenti e generare innovazione di lungo periodo“.

“ll potenziale è evidente, così come il ritardo rispetto ai benchmark internazionali”, aggiunge Fabio Mondini de Focatiis, Founding Partner, Growth Capital. “Per colmarlo servono team dedicati e una maggiore integrazione tra startup e corporate”.

Non farlo significa perdere un’opportunità di crescita per le aziende. “ARM, oggetto della più grande IPO del 2023, nasce da una iniziativa di corporate venture capital fatta negli Anni 80 da Olivetti.”, ricorda Enrico Sisti, Partner, Rucellai &Raffaelli. “Due cose sono però fondamentali: l’emergere di prassi di mercato che facilitino i followers e l’allineamento di interessi con i co-investitori”


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