Politica e innovazione

Perché su Industria 4.0 il governo non convoca anche le startup?

Dopo la presentazione di Renzi e Calenda del piano sullo smart manufacturing, le parti sociali saranno chiamate a dire la loro sulla stesura finale che entrerà nella legge di stabilità. Finora non sono state convocate le associazioni che rappresentano l’ecosistema. Che avrà un peso rilevante nella quarta rivoluzione industriale

Pubblicato il 29 Set 2016

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Il governo Renzi ha presentato il 21 settembre scorso il piano per l’Industria 4.0, il processo che porterà alla produzione industriale del tutto automatizzata e interconnessa.

Il piano contiene provvedimenti per mobilitare investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione, per progetti early stage, per la formazione specialitica su questi temi, più alcune detrazioni, agevolazioni e incentivi per startup, pmi innovative e venture capital.

Al piano, lungamente atteso, hanno lavorato sei ministeri (con Mise e Miur che stanno svolgendo un ruolo centrale), la presidenza del Consiglio e sono state ascoltate le parti sociali.

Il documento appena presentato dovrà però essere compilato in forma dettagliata ed esaustiva per poi essere, nella sua stesura finale, approvato e inserito nella legge di stabilità, auspicabilmente entro la fine dell’anno. A questo scopo verranno ulteriormente convocate le parti sociali. “Sono tutti molto desiderosi, dai sindacati alle università –ha detto il ministro dello Svilupo economico Carlo Calenda al momento della presentazione del piano – di mettere insieme a frutto lo sforzo su questa partita di investimenti, in particolare quelli sull’innovazione”, aggiungendo di aver già sentito le Regioni, le quali starebbero “decidendo chi è il loro rappresentante”.

Eppure manca all’appello uno dei player più importanti: le startup. Nessuna associazione di rappresentanza dell’ecosistema è stata finora convocata né in commissione parlamentare né a Palazzo Chigi. Ad aprile scorso, in commissione Attività produttive della Camera dei deputati, durante un’audizione dell’indagine conoscitiva su Industria 4.0, è stato ascoltato Paolo Anselmo, presidente dell’associazione Iban, Italian business angel network, che ha sollecitato la “creazione di una connessione stabile tra il mondo delle pmi e il sistema delle startup dell’innovazione”. Ma, per esempio, non risulta che sia stata convocata Italia Startup, associazione fondata nel 2012, presieduta da Marco Bicocchi Pichi e formata da imprenditori, investitori, industriali, startupper, enti e aziende con l’obiettivo di dare vita anche nel nostro Paese a un ecosistema imprenditoriale competitivo. Né sarebbero state invitate alla Camera altre associazioni di rappresentanza del settore. Eppure vrebbero potuto portare nel dibattito il contributo delle giovani imprese, quelle che, più di altre, sono in grado di comprendere e riuscire ad implementare la portata innovativa che scaturirà dalla quarta rivoluzione industriale. Una semplice distrazione? Oppure la mancanza di una radicata consapevolezza che, se l’industria italiana vorrà adeguarsi al nuovo modello, avrà bisogno anche delle startup?

A sottolineare il ruolo centrale delle giovani e piccole imprese innovative nel contesto dell’Industria 4.0 è (addirittura) un esponente dell’associazione degli industriali: parlando con EconomyUp, Gianni Potti, presidente della sezione Servizi Innovativi e Tecnologici di Confindustria ha detto: “Vedo le startup come il nuovo reparto Ricerca e Sviluppo collocato a fianco del manufatturiero. A loro il compito di inventare e creare soluzioni. Già molte aziende si appoggiano a coworking o fablab. È l’open innovation. E, se ben gestita, è un’ulteriore occasione di lavoro per tanti giovani”.

Industria 4.0, Potti (Confindustria): le startup saranno il reparto R&D delle fabbriche

È vero che il piano del governo annuncia una serie di disposizioni a favore dell’ecosistema. Per startup e pmi innovative sono previste detrazioni fiscali fino al 30% per investimenti fino a un milione di euro, assorbimento da parte di società “sponsor” delle perdite di startup per i primi 4 anni, agevolazione fiscale mediante detassazione capital gain su investimenti a medio/lungo termine, un programma per gli “acceleratori di impresa”, fondi di investimento dedicati all’industrializzazione di idee e brevetti ad alto contenuto tecnologico e fondi VC dedicati a startup dell’Industria 4.0 in co-matching con CDP e Invitalia.

Tuttavia l’Industria 4.0 non è solo questione di incentivi e sgravi fiscali. Come spiega a EconomyUp Marco Bonvino, Ceo di Sysdev, startup dell’incubatore del Politecnico di Torino I3P che offre soluzioni Internet of Things per il monitoraggio di edifici e infrastrutture, “le startup sono il magma, il brodo di coltura alle quali attingono le grandi imprese, perché sono in grado di fornire elementi di innovazione su settori che le industrie non possono o non riescono a coprire”.

La Fabbrica 4.0, spiegano gli esperti, dovrà essere flessibile, con una struttura potenzialmente dinamica, senza più divisioni tra un reparto: una rivoluzione che avrà bisogno anche della flessibilità e della dinamicità delle startup.

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