Il caso
Venere.com, fine di una startup all’origine della web economy
Entro dicembre il brand della prima agenzia di viaggi online sparirà. Ecco la storia dell’impresa che ha segnato un’epoca: dalla fondazione nel 1994 su iniziativa di tre studenti universitari all’acquisizione milionaria da parte di Expedia
di Concetta Desando
25 Ott 2016

L’idea dei fondatori Matteo Fago, Marco Bellacci e Renata Sarno (i tre fisici) e Gianandrea Strekelj (l’economista, coinvolto in un secondo tempo) nacque all’interno di un gruppo di lavoro impegnato nella realizzazione, all’interno dei laboratori della Sapienza, del prototipo del computer all’epoca più veloce del mondo. E proprio durante le loro ricerche i tre giovani scoprirono lo sconosciuto WWW: “In Italia – spiegherà anni dopo Fago a EconomyUp.it – il fenomeno era ancora agli albori, noi riuscimmo a coglierne le potenzialità. Devo ammetterlo, ci siamo trovati al posto giusto nel momento giusto. Ma abbiamo anche saputo capire che il web era in grado di creare impresa”. E i tre amici la crearono pensando “a qualcosa che fosse presente in abbondanza in Italia e quindi potesse essere facilmente venduta agli stranieri, americani in particolare, senza la necessità di essere fisicamente spedita. Perciò decidemmo: venderemo turismo”.
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Così i tre coinvolsero anche Strekelj, tornato in Italia dopo un lungo periodo di lavoro a Londra, e crearono la loro startup: un milione a testa come capitale, ottenuto
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Nel 2002 una nuova intuizione: l’introduzione del feedback sul modello già sperimentato da Amazon per i libri, cioè la recensione degli alberghi da parte dei clienti che avevano prenotato attraverso il sito. E una nuova crescita: nel 2003 Venere.com raggiunge 10mila hotel, nel 2004 lo sbarco a New York, nel 2006 gli alberghi arrivano a quota 16mila. E mentre Kiwi II (che aveva il 33% del capitale) esce da Venere, contestualmente arriva il fondo di private equity Advent International, che acquisisce il 60% della società. Ancora due anni e per i quattro fondatori arriva il momento dell’exit: Expedia, colosso americano del turismo online, acquisisce il 100% delle azioni (per una quota mai resa pubblica, ma che all’epoca, sulla stampa specializzata, si diceva essere di circa 200 milioni di euro).
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“Volevamo monetizzare – ammetterà il fondatore in un’intervista del 2013 a EconomyUp.it – e le proposte che ci erano state fatte erano interessanti. Inoltre, partiti in maniera ‘casalinga’, avevamo già intrapreso un percorso notevole ma ci era difficile gestire un progetto ancora più grande. Non ci interessava diventare come Apple. Ma posso dirmi soddisfatto perché Venere.com è un’impresa che, nell’ambito del gruppo Expedia, ancora esiste e dà lavoro”. Almeno fino a fine anno. Perché la verità è che finché Venere.com ha mantenuto il controllo sugli hotel le cose sono andate abbastanza bene. Poi è iniziato un processo di assorbimento di Venere all’interno di Expedia, e da lì una serie di passaggi che hanno portato alla fine della pioniera delle startup, facendo sparire entro la fine dell’anno il brand che ha segnato un’epoca.