Ricerche
Startup, il successo dipende (anche) dal nome
Secondo un’indagine pubblicata da Science, le nuove imprese hanno più probabilità di funzionare se hanno un brand breve (2-3 lettere), senza eponimi. Da preferire anche nomi facili da ricordare (eliminando vocali e aggiungendo il suffisso ly), che emergono facilmente nei motori di ricerca
di Annalisa Lospinuso
Pubblicato il 19 Feb 2015

Gli autori si lasciano andare anche con qualche percentuale: le startup con eponimi hanno il 70 per cento delle possibilità in meno rispetto ad altri di avere successo, mentre quelle con nomi brevi hanno il 50 per cento in più delle chance di raggiungere i propri obiettivi. Si considerano di successo, quelle startup che hanno avuto un’offerta pubblica iniziale o exit entro sei anni dalla fondazione.
Ci sono anche molte aziende, soprattutto nel settore tecnologico, che tendono a deformare le parole, eliminando le vocali o aggiungendo il suffisso “ly” (Flickr, Feedly, Pinterest) perché cercano “nomi facili da ricordare e che possano subito venir fuori nei motori di ricerca”, spiega uno dei autori dello studio di Science, Scott Stern.
Il campione della ricerca è al 100 per 100 californiano e comprende imprese registrate dal 2001 al 2011, oltre a dati del U.S. Patent, dell’Ufficio per la Registrazione del Marchio e di Thomson Reuters. Ma non è l’unico studio che afferma l’importanza della brevità del nome: il sito di offerte di lavoro TheLadders, nel 2013, ha sostenuto che i marchi costituiti da parole corte sono correlati a stipendi più alti. Questa ricerca, come molte altre, non farà di certo scendere la percentuale dei fallimenti delle startup, ma forse aiuterà i fondatori di una nuova impresa a depennare eponimi e parole di 10 lettere dalla lista dei nomi preferiti.