Piero Formica: «Il segreto di una startup vincente? L’ignoranza creativa»

Il docente di Economia della Conoscenza a Dublino organizza laboratori per aspiranti startupper dove sconosciuti lavorano insieme a una business idea. «Non vogliamo dar vita a startup qualsiasi – dice – ma a quelle in grado di scalare. Però è essenziale che dimentichino quanto hanno imparato»

Pubblicato il 12 Ago 2015

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Piero Formica, docente alla Maynooth University di Dublino

Le startup? Per farle nascere ci vuole “ignoranza creativa”. È la tesi di Piero Formica, poliedrico docente universitario siciliano di origine ma naturalizzato inglese che insegna a Dublino, pubblica libri solo con case editrici anglosassoni e da un anno sta portando avanti un interessante esperimento in Italia e nel mondo con aspiranti imprenditori. Esperimento con alcuni ingredienti-chiave: la diversità, la contaminazione e, appunto, l’”ignoranza”. Cioè, spiega il professore, “la capacità di disimparare, perché quando si diventa esperti in qualcosa si finisce per perdere la visione generale, mentre, per creare innovazione, bisogna saper pensare in modo diverso rispetto a quello che si è appreso”.

Docente di Economia della Conoscenza (uno dei pochi al mondo ad insegnare questa disciplina) e attualmente Senior Research Fellow dell’International Value Institute presso la National University of Ireland (Maynooth, Dublino), Formica, 72 anni, dirige un laboratorio di sperimentazione per startup innovative presso il centro di imprenditoria Eden della stessa università. Su questa sperimentazione ha anche scritto circa un anno e mezzo fa insieme a Martin Curley, vicepresidente di Intel Corporation, un libro edito solo in inglese da Springer dal titolo di “The experimental nature of new venture creation”. E ora sta portando in giro per l’Italia e per il mondo questa modalità di sperimentazione. Laboratori si sono svolti a Palermo presso il Consorzio Arca, a Brescia, a Torino presso The Doers, società che fa formazione per startup, a Bologna nella sede di Confindustria Emilia Romagna. L’iniziativa è stata ospitata anche dall’Università di Teheran (Iran) e da quella di Glasgow (Scozia). Tutte attività con al centro il concetto di “ignoranza creativa”. “Nella vita si impara – spiega Formica – si diventa esperti, ma è come entrare in un pozzo, un pozzo di conoscenza, appunto: all’inizio c’è tanta luce perché proviene dall’esterno, ma via via che si scende verso il fondo, dove c’è la specializzazione, il luogo si fa più buio e si perde la visione generale”.

Per questo i laboratori di Formica – che tra l’altro è fondatore dell’International Entrepreneurship Academy (www.intentac.org), rete internazionale nata in Olanda che associa manager e imprenditori di tutti i continenti interessati a promuovere formazione e sviluppo di idee – sono organizzati secondo precisi criteri. Le persone che desiderano partecipare, che possono essere aspiranti startupper e imprenditori, ma anche semplici curiosi della materia o manager aziendali desiderosi di mettersi alla prova su una propria business idea, vengono selezionati dal team di Formica in base alla diversità: diversità di sesso, età, provenienza geografica. Nel corso dell’incontro viene loro prospettato un grande tema “ombrello” sul quale dovranno lavorare. Di seguito gruppi di 4 o 5 persone che non si conoscono tra loro vengono messi insieme allo scopo di elaborare idee su questo tema. Ai partecipanti è consentito girare da un tavolo all’altro e “prendere in prestito” idee: una buona idea di business pensata per essere utilizzata in un certo contesto può diventare ancora più utile se usata in un ambito diverso. Alla base, sottolinea il professore, c’è l’importanza della condivisione delle idee e della fiducia reciproca. Al termine ogni persona di ogni gruppo è chiamata ad esprimere il proprio voto per un altro team. Attraverso uno specifico software è possibile l’elaborazione di una valutazione oggettiva, in base all’economicità e alla fattibilità del progetto, e soggettiva, ovvero relativa alle emozioni provate.

Cosa succede alle idee imprenditoriali scaturite dai laboratori? È possibile che nei mesi seguenti i gruppi di lavoro entrino in contatto con una rete di business angel e venture capital tra cui spicca Intel Venture Capital, che è il corporate di Intel dedicato agli investimenti in capitale di rischio. “Non ci interessa creare startup qualsiasi, ma solo startup con elevate aspettative di crescita” dice Formica a proposito dei suoi laboratori.

Per ora di startup di questo tipo non ne sono uscite fuori. “Abbiamo cominciato da poco – argomenta l’intervistato – e diamo molto spazio alle decisioni personali: lo startupper può decidere se andare per conto proprio o procedere attraverso la nostra rete di potenziali investitori”.

Questo percorso formativo ha tuttavia contribuito a “fertilizzare” la business idea di un’italiano che si sta affermando in Irlanda: è Nicola Farronato, 38enne di Bassano del Grappa, che collaborava da tempo con il docente e che, grazie anche a questa collaborazione e alla partecipazione ad alcuni laboratori, ha fondato la società B-Smark, la quale poi dato vita a a MySmark, il software adoperato per le valutazioni durante i laboratori di Formica. La startup ha sede legale a Dublino e ha ottenuto finora oltre un milione e mezzo di euro di finanziamenti. L’imprenditore è molto stimato dal governo irlandese, che vanta una forte policy di incentivazione nei confronti delle startup. Eppure anche lui, all’inizio, era un “ignorante”. “Nella mente del principiante ci sono tante possibilità, la differenza la fa l’intuizione” conclude Formica.

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