L’intervista
Perché il made in Italy deve puntare su digitale ed esportazione
“Tra i limiti dell’eccellenza italiana ci sono scarsa apertura alle novità e poca curiosità. Senza web ed export siamo fuori da una fetta importante di business” dice Enrico Majer, consigliere delegato di Ulaola, la startup che ha firmato un accordo con Confartigianato per sostenere gli artigiani e i prodotti italiani
di Concetta Desando
Pubblicato il 09 Mag 2014

“Un colpo grosso per la startup, certamente, ma anche per tutto il made in Italy” dice il consigliere delegato di Ulaola che a 38 anni si definisce “un vecchio startupper”. “Prima di arrivare alla passione per l’imprenditoria, mi sono occupato di comunicazione e marketing per Upim e per diverse agenzie di pubblicità. Poi è arrivato l’incontro con Digital Magics e la voglia di provarci” racconta. Senza risparmiare una battuta a Flavio Briatore, che ha invitato i giovani ad aprire una pizzeria invece di una startup: “Probabilmente non sa che per aprire una pizzeria servono soldi per licenza, locale e personale. Il web, invece, ti permette di sviluppare idee gratuitamente” ironizza.
E proprio sulle potenzialità del web e sulle eccellenze del Paese si basa il successo e la fortuna di Ulaola. “È la startup del Made in Italy. In Italia abbiamo un’abilità creativa che è molto più grande della convinzione di molti che il Paese stia affondando. Il made in Italy è la risposta dell’italiano medio alla crisi: made in Italy non è solo bellezza e qualità, ma anche voglia di stare in piedi. La creatività italiana è anche capacità di arrangiarsi. E noi lo stiamo dimostrando bene, puntando non solo sulle brillanti teste dei grandi, ma anche sulle mani dei piccoli che fanno girare l’economia. L’Italia non è solo Roma o Milano, ma il Paese delle province e degli artigiani, cioè delle piccole imprese” spiega.
Non a caso, l’obiettivo concreto dell’accordo con Confartigianato è superare lo spread di piccole imprese italiane che vendono online, fermo oggi al 5% a fronte della

“L’accordo prevede la possibilità di utilizzo di Ulaola da parte di tutte le imprese associate a Confartigianato – spiega Enrico Majer –, che troveranno un ambiente sviluppato appositamente per raccontare il bello e ben fatto artigianale italiano. Ne nascerà un marketplace dell’artigianato che raccoglierà le eccellenze italiane nel settore del design, del fashion, del vintage, del cooking design e del food in una piattaforma tecnologica speciale, dotata di strumenti di marketing innovativi per internazionalizzare le vendite degli artigiani e del Made in Italy all’estero”.
E gli obiettivi futuri sono ambiziosi: “la previsione nel piano a 5 anni è di coprire l’Europa, a partire dai ‘Nordics’ che hanno il maggiore numero di online shopper, per arrivare agli Stati Uniti nel 2018”. Il tutto puntando solo su due elementi su cui far crescere il made in Italy: digitalizzazione e internazionalizzazione. “Digitalizzare significa aprirsi a un mondo senza il quale si rischierebbe di essere tagliati fuori da una fetta fondamentale di business. Il digitale rappresenta uno dei principali fattori di sviluppo dell’artigianato, specie nell’ambito del one of a kind products; l’esportazione è l’unica possibile via di incremento del fatturato dei maker in Paesi dove il Made in Italy è amato e rispettato e Ulaola è il primo portale marketplace che ha compreso come questa triangolazione sia il fattore di unicità del progetto e possa rappresentare la capacità di sviluppo del mondo artigianale italiano”.
Solo con l’internazionalizzazione e con la digitalizzazione, secondo Enrico Majer, si può far leva sui tre punti di forza del Made in Italy ed eliminare i tre punti di debolezza. “L’eccellenza italiana ha tre aspetti che la rendono unica al mondo: percezione del valore, altissima attenzione alla qualità, passione viscerale per il prodotto. Ma ha anche tre aspetti che andrebbero migliorati: la difficoltà del piccolo artigiano a crescere e cambiare; la difficoltà, tipica dell’italiano medio, a buttarsi nelle cose senza pensarci troppo e la tendenza a vivere la vita a piccoli passi; la poca curiosità che non ci fa spalancare le porte alle novità ma ce le fa filtrare da una serratura. Ecco, io credo che l’internazionalizzazione e la digitalizzazione del made in Italy a cui mira l’accordo tra Ulaola e Confartigianato possa intervenire proprio su questi fronti” conclude Majer.