Esperienze

“Per favore non chiamatemi startupper: sono un imprenditore”

Ho girato incubatori, acceleratori e venture capitalist. Ma i progetti finanziati sono lo 0,3%. E gli altri? Anche in questo periodo di difficoltà c’è chi è in cerca di idee da finanziare. Lettera aperta “controcorrente” del founder di borsadelcredito.it

Pubblicato il 26 Mar 2014

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Alessandro Andreozzi è un giovane imprenditore di 29 anni che ha fondato Borsadelcredito.it, una piattaforma online che aiuta le Pmi a ottenere credito dalle banche. Sentendo parlare di “startup” come sinonimo di “nuova impresa”, Alessandro ha preso carta e penna e ha scritto a EconomyUp il suo punto di vista sull’imprenditoria innovativa in Italia e sui pro e contro dell’ecosistema così come si sta delineando. Ecco il suo intervento.

Per favore non chiamatemi startupper. Sono un imprenditore, uno di quei 384.483 che hanno aperto un’impresa nel 2013 e dopo un po’ di anni trascorsi tra elevator pitch e altre esperienze simili ho capito che forse non tutti vogliono essere come Mark Zuckerberg. Intendiamoci, non sono ipocrita: c’è chi sogna di guadagnare miliardi di dollari e creare un’azienda di successo. Ma non per forza l’unico obiettivo deve essere la quotazione a Wall Street.

Ogni giorno che trascorro per lavoro a contatto con le aziende, mi meraviglio delle centinaia di storie di successo di imprenditori che hanno creato piccole o grandi imprese, non meno sfidanti e coraggiose di Facebook o Instagram. Fa sicuramente meno notizia di tutti gli sfortunati fallimenti che ci sono in questo periodo di crisi e delle Ipo miliardarie, ma vorrei ricordare che l’anno scorso sono nate appunto quasi 385 mila imprese: dall’agricoltura all’industria, passando per la moda e il turismo. Gelaterie, ristoranti, società di consulenza, operatori turistici, software house, artigiani, e centinaia di altri esempi che da sempre hanno fatto l’eccellenza e il successo del made in Italy.

Storie di imprese e imprenditori che si sporcano le mani (nel senso buono del termine), che sognano di creare posti di lavoro e pagare le tasse (in Italia). Con un solo limite, se di limite si tratta, di non immaginarsi come startupper ma come “semplici” imprenditori che non hanno avuto l’idea tecnologica del secolo, non amano fare presentazioni in powerpoint con il microfono in mano e le slide sul maxischermo e non vogliono trasferirsi nella San Francisco Bay.

Per avviare la mia impresa, Borsadelcredito.it, ho girato incubatori, acceleratori e venture capitalist. In media un venture capitalist valuta circa mille progetti l’anno, 3-4 al giorno. Hanno team di super esperti che valutano tutte le idee per scovare quelle dal potenziale di almeno il 10x: ovvero puntano a un rendimento di almeno dieci volte il capitale investito. Il risultato è che i progetti finanziati in media ogni anno sono 3-4. Lo 0,3% di quelle che valutano. E il 99,7% restante? Si tratta di progetti che non verranno mai finanziati. Questo significa che per un’azienda di un “semplice” imprenditore questo ecosistema non è sempre utile.

Ma per fortuna in questo periodo di “grande crisi”, una quantità enorme di imprenditori e piccoli investitori vanno alla ricerca di imprese da finanziare (sul serio), ma non riescono a trovarle. Io per esempio ho avuto la fortuna di conoscere 56 persone straordinarie. Va di moda chiamarli business angel, ma in realtà sono tutti amici, principalmente ex-colleghi che hanno creduto nel nostro progetto e ci hanno dato la possibilità di avviare l’impresa.

Avendo vissuto sulla mia pelle cosa vuol dire andare alla ricerca di capitali per fondare un’impresa, mi permetto di dare qualche consiglio agli aspiranti imprenditori. Intanto, partiamo da una buona notizia: i fondi per creare nuove aziende ci sono e in abbondanza! Da dove iniziare? Innanzitutto dovete essere così convinti della vostra idea da essere pronti a rischiare tutto in prima persona.

Poi, preparate un buon piano di impresa. A quel punto, guardatevi intorno: nessuno sa più dove mettere i propri risparmi, forse nemmeno la vostra nonnina. Siamo tra i Paesi con la più alta ricchezza privata, i btp e i buoni postali non rendono quasi nulla e c’è il rischio che da un momento all’altro arrivi qualcuno a tassarli. Se avete un buon progetto di impresa e ci credete fino in fondo probabilmente troverete sicuramente un parente/amico pronto a darvi fiducia e a puntare su di voi. Se non altro per trovare un modo alternativo di investire una parte di risparmi (con ottimi incentivi fiscali per questi tipi di investimenti).

Non avete il parente/amico che investe su di voi? Poco male. Le agevolazioni pubbliche per chi vuole fare impresa sono tante. Le istituzioni che possono dare fondi non mancano, da Invitalia a Finlombarda. Negli ultimi anni, per esempio, la dotazione di Invitalia è stata costantemente incrementata fino a superare i 300 milioni e il bando start-up e restart di Finlombarda ha una dotazione iniziale di 30 milioni di euro.

Certo, ci sono un po’ di moduli da compilare, ma funzionano e arrivano a coprire una parte molto significativa dell’investimento. In più, anche le banche e i consorzi di garanzia possono darvi un aiuto concreto. I fondi per partire, lo ribadisco, ci sono. A noi italiani, le idee non sono mai mancate. Quindi, aspiranti imprenditori, è il momento di provarci. Sarà faticoso ma le soddisfazioni arriveranno.

* Alessandro Andreozzi è co-fondatore e vicepresidente di Borsadelcredito.it

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