Strategie aziendali
MyDrive Solutions, perché Generali ha comprato una startup inglese
La neo impresa è esperta di “behavioral profiling”: quantifica la propensione al rischio del cliente elaborando dati provenienti da vari device. «L’acquisizione rientra nella nuova strategia focalizzata sull’utilizzo di strumenti di data analytics» spiega Valter Trevisani, responsabile Attività assicurative del Gruppo
di Annalisa Lospinuso
Pubblicato il 10 Ago 2015

Per il prossimo triennio Generali ha stanziato 1,25 miliardi di euro di investimenti totali in nuove tecnologie e strumenti di gestione di big data, da finanziarsi con una sforbiciata ai costi lordi e una riallocazione di budget. Il primi effetti di questa strategia, comunicata da Greco durante l’Investor Day di Londra lo scorso maggio, sono la nomina di un Chief data officer (Cdo), Elena Rasa, che integrerà gli strumenti di data analytics nello sviluppo di processi e prodotti, e l’acquisizione di MyDrive che permetterà di conoscere le abitudini dei clienti e ideare tariffe personalizzate. Il passo successivo è costruire intorno alla nuova arrivata del Gruppo un hub specializzato in soluzioni e know-how telematico, che incrocerà tutte le business unit, dal settore automobilistico a quello delle frodi e della salute, introducendo una sofisticata segmentazione della clientela e un’offerta di prodotti personalizzati.
In Generali si comincia a parlare del “modello Amazon” e, bando alla parola target, si pensa alle strategie incentrate sul cliente, sui suoi bisogni e sulle soluzioni migliori per le sue esigenze. “L’acquisizione di MyDrive è un passaggio importante nella realizzazione della nuova strategia di Gruppo focalizzata sulla centralità del cliente e su un ampio utilizzo di nuove tecnologie e di strumenti di data analytics” spiega Valter Trevisani, responsabile delle Attività assicurative e riassicurative di Generali. “MyDrive è un centro di eccellenza nel ‘behavioral profiling’: stiamo sviluppando molti progetti nel campo della telematica e, grazie a queste nuove competenze di cui il Gruppo si arricchisce, puntiamo a diventare la migliore scelta assicurativa per connettività e innovazione. La decisione di puntare su una società così giovane, inoltre, dimostra la volontà del Gruppo di investire nei talenti e nelle nuove eccellenze”.
MyDrive è stata fondata, nel 2010, da Gavin Heavyside e Richard Jelbert, e dopo vari cambi di poltrona la maggioranza societaria è passata a John McMonigall, uno dei principali investitori in startup d’Europa, membro della società di venture capital Apax Partners, che lo scorso luglio ha lasciato il consiglio di amministrazione in contemporanea con l’ingresso di Trevisani e Rasa di Generali. L’amministratore delegato, Linden Holliday, viene dalla consulenza aziendale, dopo anni in Ernst & Young, Centrica, Virgin Media e British Telecom. “Come startup abbiamo sviluppato competenze a livello mondiale in materia di data analytics e software engineering – spiega il ceo di MyDrive – al fine di fornire una profilazione dettagliata e capillare dei comportamenti degli automobilisti. Adesso, sfruttando la leadership di Generali nell’insurance telematics, potremo rapidamente offrire nuovi livelli di innovazione, efficienza operativa e performance in altre aree quali la domotica e la salute, creando prodotti nuovi ed entusiasmanti”.
MyDrive è entrata nel mirino di Generali per la sua esperienza internazionale in campo assicurativo, grazie alla formulazione di algoritmi predittivi di dati provenienti da diversi dispositivi tecnologici, come black box e smartphone, e alla definizione di una serie di “behavioral score” che quantificano la propensione al rischio del cliente e rendono più semplice la loro segmentazione. Conoscere bene le abitudini dei consumatori significa per la compagnia assicurativa poter proporre soluzioni adeguate e premi personalizzati in base al “punteggio” ottenuto. La startup ha anche sviluppato, insieme con la Royal society for prevention of accidents (organizzazione no profit impegnata nella prevenzione degli incidenti), un progetto pilota sostenuto dal governo scozzese per valutare il potenziale di rischio di giovani conducenti che guidano per andare a lavoro, basato sui comportamenti di guida e sull’ambiente circostante. In tempo reale, è stato possibile incrociare le informazioni rilevate dai black box installati sulle auto con le mappe gps e analizzarli mediante cinque parametri fondamentali: dolcezza di guida, calma, coerenza di entrata e uscita in curva, anticipazione con la quale si rallenta agli incroci e velocità. Si è visto che questo patrimonio di dati può essere usato dalle compagnie assicurative per diminuire o aumentare i premi in base alla propensione al rischio ed è anche un metodo efficace per responsabilizzare i giovani alla guida.