ll Rapporto Sud Innovation 2025 – Attrattività e Competitività del Mezzogiorno, curato da Roberto Ruggeri, restituisce una fotografia accurata e propositiva dell’ecosistema dell’innovazione nelle regioni meridionali. I dati raccolti confermano una traiettoria di crescita solida, supportata da evidenze quantitative che posizionano il Sud come protagonista emergente nel panorama nazionale del venture capital e dell’imprenditoria innovativa.
Indice degli argomenti
L’innovazione al Sud: i numeri di un ecosistema in crescita
Dal 2018 al primo semestre 2025, le startup del Mezzogiorno hanno raccolto complessivamente 372 milioni di euro, distribuiti su 241 round di investimento. Il dato più significativo riguarda il primo semestre 2025: già 57 milioni di euro raccolti, pari all’85% dell’intero 2024, segnalando un’accelerazione senza precedenti.
Il campione analizzato comprende 73 startup nate dal 2017 e 8 scaleup attive dal 2012. La distribuzione regionale evidenzia la leadership della Puglia (27 realtà), seguita dalla Campania (23) e dalla Sicilia (11). In termini di ammontare investito, la Campania si conferma al primo posto con 142 milioni di euro (38% del totale Sud), seguita dalla Puglia con 98 milioni (26%) e dalla Sicilia con 42 milioni (11%).
L’impatto delle scaleup su fatturato e occupazione
Le scaleup, pur rappresentando solo il 10% del campione, generano il 41% del fatturato complessivo e il 37,2% dell’occupazione diretta. Nel 2023, l’ecosistema ha creato 702 posti di lavoro, di cui 261 attribuibili alle sole 8 scaleup, con una media di 33 dipendenti per scale-up contro i 9 delle startup.
Casi emblematici come UnoBravo, che ha visto crescere il fatturato dai 35 milioni del 2021 a gli oltre 77 milioni nel 2023, e Brandon Group, con 48 milioni di fatturato e 51 dipendenti nel 2023, dimostrano la solidità dei modelli di business sviluppati nel Mezzogiorno.
Il Sud Innovation Competitiveness Index (SICI)
La principale innovazione metodologica del Rapporto 2025 è l’introduzione del SICI, indice proprietario che misura la competitività lungo quattro pilastri: Innovazione ed Imprenditorialità, Capitali per l’Innovazione, Governance e Competitività, Inclusione e Sostenibilità.
Campania e Abruzzo si posizionano al di sopra della media italiana, mostrando performance robuste in termini di capacità innovativa e attrattiva. Seguono Puglia e Sicilia, mentre Sardegna, Basilicata e Calabria evidenziano gap strutturali che richiedono interventi mirati.
Specializzazioni settoriali e deep tech: il driver digitale
L’83% delle startup analizzate sviluppa soluzioni digitali, confermando il ruolo centrale del digitale come driver di innovazione. Il settore Healthcare guida con 14 realtà attive, seguito da Enterprise Software (10), Data Analytics (7) e Fintech (6).
Parallelamente, cresce il comparto Deep Tech (17% del totale), con startup attive in space economy, materiali avanzati, energia e cybersecurity. BionIT Labs, specializzata in protesi bioniche, ha raccolto 9 milioni di euro e registrato una crescita media dell’organico del 108% tra 2020 e 2023.
I round di rilievo del 2024
Il 2024 ha visto emergere operazioni di rilievo: HUI (Serie A, 25 milioni di euro), Sibill (Serie A, 12 milioni, H1-2025), UnoBravo (Serie A, 17 milioni, 2022) e HT Materials Science (Serie A, 14 milioni, 2023, con il supporto di Aramco Ventures). Questi round rappresentano esempi emblematici di come il Sud possa competere nei ranking nazionali e attrarre capitali internazionali.
Le 5 priorità per l’innovazione al Sud
Il Rapporto identifica cinque priorità strategiche per rafforzare la competitività:
- Capitale per la crescita: costruire il continuum finanziario tra fasi seed e Serie A
- Capitale umano: ancorare i talenti alle filiere produttive
- Infrastrutture immateriali: uniformare gli standard di governance e digitalizzazione
- Ancoraggio corporate: trasformare la presenza industriale in co-sviluppo
- Diffusione territoriale: connettere poli urbani e aree interne
Il Rapporto Sud Innovation 2025 (qui puoi leggere la versione integrale) segna un punto di svolta nella lettura dello sviluppo del Mezzogiorno: dal racconto del potenziale inespresso a una visione fondata sull’attrattività misurabile. Non più un Sud da scoprire, ma un Sud che si misura, si confronta e compete.
I dati lo confermano: le regioni meridionali non sono più periferia dell’innovazione, ma un ecosistema in consolidamento, capace di attrarre capitali (oltre 370 milioni di euro dal 2018), generare occupazione qualificata e crescere nei settori a più alta intensità tecnologica — dall’healthtech al deeptech, dall’agritech al fintech.
La sfida, oggi, non è più solo quella di crescere, ma di strutturare la competitività. Ciò significa:
- colmare i divari interni tra regioni e aree urbane-rurali;
- stabilizzare le filiere di innovazione pubblico-private;
- consolidare gli strumenti di policy che hanno dimostrato efficacia nel mobilitare investimenti e talenti.
Come ricorda il Rapporto: “La vera misura della competitività non è ciò che un territorio dichiara, ma ciò che riesce ad attrarre, trattenere e far crescere nel tempo.” In questa frase c’è la direzione del futuro: attrarre è la nuova forma di crescita, trattenere è la prova di maturità, far crescere è l’essenza dello sviluppo sostenibile.






