Esperienze
La maternità? Un’occasione per creare anche un’impresa
A Tel Aviv c’è un campus nato per aiutare le neo-mamme a sviluppare nuove competenze: nove sessioni dedicate allo sviluppo di start up. “Ci siamo chieste cosa potevamo fare per aiutare le donne con bambini piccoli a fare impresa e crescere da un punto di vista professionale” spiegano le ideatrici. In ottobre un nuovo appuntamento
di Francesco Signor
Pubblicato il 05 Ago 2013

“Ho avuto la possibilità di incontrare Hilla e abbiamo iniziato a parlare di come la dimensione del lavoro e della famiglia, lasci poco spazio da dedicare alla formazione e allo sviluppo di nuove competenze” racconta Tal Sarig-Avraham, co-ideatrice di Campus For Moms. “Ci siamo chieste cosa potevamo fare per aiutare le donne con bambini piccoli a fare impresa e crescere da un punto di vista professionale”.
Dunque la maternità vista non solo nella dimensione genitoriale, ma anche come occasione per ripensare la propria carriera. Così ha preso corpo l’idea di un campus per neo-mamme, organizzato in nove sessioni, condotte da imprenditori di successo, investitori ed esperti di tecnologia, dedicate agli aspetti del business management, della pianificazione finanziaria e della consulenza legale. “Abbiamo riorganizzato lo spazio con materassi, sacchi di fagioli e fasciatoi, così da permettere alle mamme-startupper di partecipare ai workshop, prendendosi cura dei loro piccoli” aggiunge Tal Sarig-Avraham. “Quattro bambini sono nati durante il corso e una neo-mamma è ritornata al Campus dopo meno di una settimana dal parto”.
Dalla sua apertura il Campus Tel Aviv ha ospitato migliaia di neo-imprenditori e sviluppatori, organizzando eventi, workshop, conferenze e hackathons. “Ci stiamo preparando per un secondo appuntamento nel mese di ottobre” conclude Tal Sarig-Avraham. “Ora vogliamo condividere gli strumenti e le migliori pratiche che abbiamo sviluppato al Campus For Moms, in modo che possano aiutare le mamme-startupper nelle loro comunità. Dopo tutto, mamme o no, gli imprenditori hanno sempre a che fare con un ‘bambino’”.