IL REPORT

Investimenti tecnologici 2019, anno record in Europa per i mega round da 100milioni e oltre

Secondo il rapporto Blooming Late, gli investimenti tecnologici nel 2019 crescono di quattro volte: dai 16 nel 2016 ai 70 previsti per fine anno. Gran Bretagna e Germania guidano la classifica ma gli investitori arrivano da fuori Europa. Angelo Coletta, presidente di Italia Startup: “In Italia manca un soggetto adeguato”

Pubblicato il 05 Nov 2019

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Anno record il 2019 in Europa per gli investimenti tecnologici sulle imprese in fase di espansione. Secondo il rapporto Blooming Late, pubblicato da Tech.eu e Stripe, gli investimenti Late Stage nelle scaleup hi-tech quadruplicano in soli tre anni: dai 16 nel 2016 ai 70 previsti per fine anno.

I Paesi dove il trend è più forte sono, ovviamente, ovviamente, Regno Unito e in Germania. Negli ultimi 12 mesi i megaround sono aumentati in modo esponenziale nel fintech e nel settore software. Rallentano invece le IPO e le acquisizioni. 

Investimenti tecnologici 2019, l’anno record

Il rapporto “Blooming Late,” analizza lo stato dei finanziamenti tecnologici Late Stage in Europa: è il terzo pubblicato da Tech.eu e Stripe dopo “Seed the Future” (novembre 2018) e “Life is Growth” (maggio 2019), che esaminano rispettivamente gli investimenti nelle fasi iniziali (Seed) e gli investimenti nelle fasi di crescita nelle imprese tecnologiche europee.

Solo nei primi tre trimestri del 2019, in tutta Europa sono stati registrati oltre 52 round di investimenti tecnologici da oltre 100 milioni di euro, inclusi quelli di Deliveroo (Regno Unito), N26 (Germania), Glovo (Spagna), Doctolib (Francia), Klarna (Svezia ) e OutSystems (Portogallo).

Questo numero è già superiore alla somma degli anni 2017 e 2018, e quasi quattro volte quanto fatto registrare nel 2016. I dati mostrano anche un aumento quadruplo degli investimenti totali in aziende Late Stage in meno di tre anni: da 3 miliardi di euro di megaround di finanziamenti nel 2016 a 12 miliardi nel periodo tra il primo trimestre e il terzo trimestre del 2019.

Se l’attuale tendenza dovesse continuare, è probabile che nel 2019 assisteremo a circa 70 mega round di finanziamento, vale a dire, più accordi di finanziamento Late Stage in un anno rispetto ai tre anni precedenti messi insieme.

⇒ GLI INVESTIMENTI DA 100 MILIONI (E OLTRE) E LE IPO DAL 2015

Round medi stabili, gli investitori diversificano

E mentre il numero di mega round sta crescendo in modo esponenziale, la dimensione media degli investimenti tecnologici 2019 rimane relativamente stabile (147 milioni di € nel 2015 contro 150 milioni nel periodo tra il primo trimestre e il terzo trimestre del 2019), un segno di come gli investitori stiano diversificando in modo massiccio il loro portafoglio.

In totale, 110 aziende hanno raccolto un mega round di finanziamento tra il 2015 e il 2019 e solo 18 ne hanno raccolto più di uno nello stesso periodo. Delivery Hero, Deliveroo, Auto1, OakNorth e N26 sono state le imprese Late Stage più “esigenti”, con 3 mega round negli ultimi 4 anni.

Investimenti tecnologici 2019, Germania e Regno Unito in testa

I dati di Blooming Late mostrano come il Regno Unito e la Germania siano i campioni europei incontrastati in termini di finanziamenti in imprese tecnologiche in fase di espansione, con poco meno di 15,3 miliardi di euro investiti in mega round di finanziamento dal 2015 al terzo trimestre 2019 – vale a dire, più di tutti gli altri paesi messi insieme durante tale periodo (14,7 miliardi di euro) .

Le imprese in fase di espansione con sede nel Regno Unito e in Germania stanno consolidando i loro progressi nel 2019 mantenendosi in vantaggio su Israele, Svezia e Francia, che completano la Top Five.

⇒ DOVE LE SCALEUP ATTIRANO GLI INVESTIMENTI

Gli investitori stranieri sono in gran parte responsabili dell’ondata di finanziamenti a favore delle imprese tecnologiche europee Late Stage

Il 73% del denaro investito in round di finanziamento Late Stage a favore delle imprese tecnologiche europee in fase di espansione proviene da paesi extraeuropei (un mix diversificato di società di private equity e venture capital straniere, grandi società come Microsoft e Amazon, hedge fund, fondi statali, ecc.) .

Gli investitori Late Stage arrivano da fuori Europa

⇒ I PRIMI 5 INVESTITORI IN ROUND LATE STAGE DI SCALEUP EUROPEE

Tra i primi 10 investitori in mega round di finanziamento a favore di imprese tecnologiche europee Late Stage, oltre la metà (6) ha sede al di fuori dell’Europa (Stati Uniti, Giappone, Sudafrica, Hong Kong, Singapore e Cina).

La giapponese SoftBank è responsabile di un massiccio afflusso di finanziamenti Late Stage in Europa. Tramite il suo fondo Vision, ha finanziato con quasi 4 miliardi di euro imprese europee di rilievo dal 2015 al terzo trimestre del 2019, mentre la numero due, Insight Venture Partners (USA), ha distribuito “solo” 1,4 miliardi di euro nello stesso lasso di tempo.

Prendendo in considerazione solo gli investitori con sede in Europa, il Regno Unito regna incontrastato con 30 società che partecipano a round di finanziamento Late Stage rispetto alle 20 società con sede in Francia e alle 17 con sede in Germania (sempre considerando il periodo tra il 2015 e il terzo trimestre del 2019).

Fintech e software in Europa guidano l’ondata di finanziamenti 

L’impennata complessiva di accordi di finanziamento da oltre 100 milioni di euro a favore delle aziende tecnologiche europee che ha avuto luogo negli ultimi 12 mesi è in gran parte dovuta a un aumento del flusso di capitale verso le imprese fintech e software europee Late Stage.

In totale, sono stati firmati 34 accordi di finanziamento per imprese fintech europee in fase di espansione dal 2015 al terzo trimestre del 2019, ma due terzi di questi sono stati chiusi nei primi tre trimestri del 2019. Tra il primo trimestre e il terzo trimestre del 2019, sono stati registrati quasi cinque volte più round di finanziamento Late Stage a favore di imprese fintech europee rispetto all’intero 2018.

Il settore del software sta assistendo a una crescita simile, con un salto dai soli due accordi di finanziamento a favore di imprese SaaS europee Late Stage nel 2018 a un totale di 11 nei primi tre trimestri del 2019.

“Dati la solidità del talento locale e gli investimenti sia nella fase iniziale che in quella avanzata che si stanno rafforzando anno dopo anno, non c’è nulla che trattenga l’ecosistema tecnologico europeo dal favorire lo sviluppo di giganti della tecnologia negli anni a venire,” afferma Guillaume Princen, Responsabile dell’Europa continentale di Stripe, azienda tecnologica che costruisce infrastrutture per l’economia online. “L’Europa rappresenta già la regione più innovativa per il settore fintech e stiamo vedendo le aziende di software mirare alla scala globale fin dal primo giorno. Qui a Stripe, siamo desiderosi di aiutare l’ecosistema europeo a raggiungere il suo potenziale.”

Calano quotazioni in Borsa e acquisizioni

Tuttavia, man mano che più finanziamenti in fase avanzata arrivano alle imprese tecnologiche europee, sempre più di esse scelgono di rimanere private ​​e di espandersi in modo indipendente. Anche se negli ultimi anni abbiamo visto quotarsi varie imprese tecnologiche europee di alto profilo come Spotify, Delivery Hero o Farfetch, il numero di IPO sta calando rapidamente.

Mentre nel 2017 ha avuto luogo un picco di 36 IPO da parte di altrettante imprese tecnologiche europee, solo 21 IPO sono state registrate nel 2018. Con solo 5 IPO tecnologiche registrate finora nel 2019, il numero continua a diminuire costantemente.

Lo stesso vale per le acquisizioni, in quanto un numero crescente di imprese tecnologiche europee in fase di espansione preferisce seguire il proprio percorso. I dati mostrano che ci sono state 629 acquisizioni di imprese tecnologiche europee nel 2015, ma che il numero è sceso di quasi il 12% a 555 operazioni nel 2017 e a sole 273 acquisizioni nei primi tre trimestri del 2019.

Robin Wauters, editore fondatore di Tech.eu e autore principale del rapporto, afferma: “Storicamente, c’è stato una lacuna in termini di finanziamenti in fase avanzata per le imprese tecnologiche in fase di espansione in Europa, che ha portato molte di esse a essere acquisite da acquirenti con sede negli Stati Uniti o in Asia, o a quotare le proprie azioni sul mercato per mancanza di opzioni. Tuttavia, lo scenario sta cambiando. I dati mostrano chiaramente che la crescente disponibilità di capitale – per lo più da fonti straniere – combinata con la maturazione in corso delle industrie fintech, software, medtech e ‘food tech’ in Germania e nel Regno Unito, ha dato origine a un nuovo afflusso di mega round di finanziamento nel settore tecnologico europeo – ed è improbabile che la situazione ritorni ai livelli precedenti in futuro.”

Angelo Coletta, Presidente di Italia Startup

Angelo Coletta (Italia Startup): che cosa manca in Italia

“Uno dei motivi principali per cui non vediamo comparire l’Italia in queste classifiche è che quando si presenta l’occasione di grandi round, nella maggior parte dei casi c’è anche un coinvestitore nazionale a tirare le fila”, commenta Angelo Coletta, presidente di Italia Startup “In Italia non esiste strutturalmente un soggetto deputato al ruolo di anchor investor istituzionale, capace di investire (ad esempio) 20/30 milioni di euro e attrarre contestualmente una quota da 100 milioni proveniente dagli Stati Uniti: spesso, quindi, vediamo le nostre scaleup con maggior potenziale rivolgersi direttamente all’estero”

“Il problema non è dunque solo un’assenza di scaleup potenzialmente capaci di diventare “Unicorni”, quanto più l’assenza di un sistema di venture capital nazionale posizionato sui round di tipo B e C”, continua Coletta. “Una delle possibili soluzioni è che una parte del fondo nazionale annunciato dal MiSE (in una quota del 20/25% del totale che dovrebbe ammontare a un miliardo di euro) possa essere dedicato proprio a questa finalità.

“In Francia a fine settembre Macron ha dichiarato l’istituzione di un fondo da 5 miliardi di euro dedicato ai grandi round per mantenere entro i confini le Startup più interessanti e l’esempio sarebbe da cogliere al volo anche da parte degli altri stati UE: se l’Europa vuole giocare la partita nell’hi tech di domani si deve attrezzare con un’industria di venture capital mista tra pubblico e privato capace di essere soggetto trainante in queste occasioni. Il rischio concreto è che le prossime punte dell innovazione di frontiera nascano sí entro i nostri confini, ma che per spiccare il volo siano poi obbligate a diventare “straniere”.

 

 

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