Ci avviciniamo alla fine dell’anno e la tentazione di fare previsioni e bilanci diventa forte. Come sta il venture capital italiano? Come vanno gli investimenti sulle startup, che tanto fanno discutere e soffrire chi segue l’ecosistema dell’innovazione? Risposta di sintesi: non c’è male, forse nel 2025 riusciremo a superare la soglia psicologica del miliardo di investimenti, ma senza i mega round del 2024, anche perché finora non ci sono stati.
L’Italia rappresenta ancora una minuscola parte del mercato europeo del venture capital (15 miliardi raccolti in oltre 2300 operazioni nel terzo trimestre del 2025) ma possiamo consolarci osservando che l’ammontare investito da quasi tre anni è stabile, mentre in Italia c’è un piccolo guizzo in avanti. E resta un piccolo mercato in cui ancora prevalgono le operazioni piccole, manca ancora il supporto necessario per permettere alle startup di crescere. E sono ancora rari i fondi dimensioni europee (in Svezia vengono lanciati fondi da 400 milioni, come quello recente di Lifeline Ventures)
I dati sull’andamento del terzo trimestre 2025 proposti dal report di Growth Capital e Italian Tech Alliance realizzato in collaborazione con Cdp Venture Capital permettono di fare qualche ragionamento che tende verso la fine dell’anno, anche se ancora mancano un paio di mesi in cui potrebbero chiudersi operazioni importanti, sia per le dimensioni sia per i soggetti coinvolti (o almeno così ci auguriamo).
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Venture capital in Italia 2025, i numeri del terzo trimestre
Che cosa dicono i numeri del terzo trimestre 2025? ll mercato del venture capital in Italia ha registrato una raccolta di 261 milioni di euro distribuiti su 75 round di investimento, segnando un incremento rispetto ai 211 milioni di euro del trimestre precedente, ma con una diminuzione nel numero di operazioni (75 contro 104). In sintesi: il venture capital in Italia sta attraversando una fase di stabilità, con segnali positivi in termini di ammontare investito, ma con la necessità di spingere su operazioni di maggiori dimensioni, che sono quelle che quest’anno sono finora mancate (nel 2024 abbiamo avuto tre operazioni sopra i 100 milioni: Bending Spoons, D-Orbit e Medica Instruments)
Venture capital 2025, sarà superato il miliardo di investimenti?
“Il 2025 si profila come l’anno con il maggior numero di deal nella storia del venture capital italiano” osserva Fabio Mondini de Focatiis, Founding Partner di Growth Capital, che allo stesso tempo sottolinea la “stabilità dell’ecosistema”, Siamo inchiodati a quel miliardo di investimenti e, forse, nel 2025 potrebbe essere superata questa soglia psicologica, esclusi i mega round che nel 2024 avevano portato la raccolta quasi a 1,5 miliardi.
La quantità di operazioni segnala una qualche vitalità del mercato, sebbene manchi ancora l’apporto di operazioni di grandi dimensioni, che restano una rarità. Nei primi nove mesi dell’anno, sono stati chiusi 282 round con un ammontare totale di 759 milioni di euro. La calcolatrice è impietosa: una media di circa 2,6 milioni per operazione, una dimensione che rivela un mercato non solo piccolo ma che fatica a trovare la via per la crescita.
Prevalgono gli investimenti pre-seed e seed
In Italia si possono trovare i soldi per fare startup ma diventa difficile trovarli quando si è pronti a far fare un salto di dimensione alla startup: manca il carburante per scalare. i “I Series B restano il vero collo di bottiglia per le scaleup italiane”, conferma Mondine de Focatiis. Nel terzo trimestre, nonostante siano diminuiti i round e aumentato l’ammontare investito, le operazioni Pre-Seed e Seed hanno rappresentato il 68% del totale, confermando la forte presenza di investimenti nelle fasi iniziali delle startup.
Nello stesso periodo il round più rilevante in termini di capitale è stato il Serie C di Exein, che ha raccolto 70 milioni di euro. Dietro ci sono Tretau, Lexroom.AI, Serenis e Soplaya, che entra nella classifica con 6 milioni (sic!). Nello stesso periodo il round più rilevante in termini di capitale è stato il Serie C di Exein, che ha raccolto 70 milioni di euro. Dietro ci sono Tretau, Lexroom.AI, Serenis e Soplaya, che entra nella classifica con 6 milioni (sic!). Sono certo importi rilevanti ma ben lontani dagli anni migliori del venture capital. Il mercato italiano continua a concentrarsi su operazioni di piccole e medie dimensioni e sembra incapace di uscire da questa dimensione.
Che cosa ci dice il confronto con l’Europa?
A consolarci aiuta il confronto con la scena continentale, che presenta dinamiche contrastanti. Sebbene l’ammontare complessivo degli investimenti sia stabile, l’andamento in termini di numero di round mostra una flessione generalizzata, con i Paesi più maturi, come Regno Unito e Francia, in calo per numero di operazioni, ma stabili per quanto riguarda il capitale investito. La Spagna, al contrario, si sta dimostrando più resiliente, con un incremento degli investimenti sopra la media europea. Va, però, ricordato – per non trasformare la consolazione in illusione – che tutti gli altri mercati partono da dimensioni di mercato ben superiori a quelle dell’Italia, Spagna compresa ormai (che si appresta a superare i 3 miliardi)
Il problema, quindi, è che il 2025 si sta rivelando un anno in linea con gli anni precedenti, con il mercato che si stabilizza senza registrare quella crescita che sarebbe necessaria per recuperare il gap e raggiungere gli altri Paesi europei.
“Alle startup ed al VC in Italia servono misure tempestive ed efficaci sia a livello italiano che europeo per non perdere la sfida competitiva nelle tecnologie del futuro”, ricorda Davide Turco, presidente di Italian tech Alliance, che aggiunge: “Servono maggiori investimenti, in particolare da parte degli investitori istituzionali per farlo decollare davvero. Su questo punto, la norma introdotta nella Legge Annuale Sulla Concorrenza, i cui obiettivi sono da noi condivisi in pieno, ancora fatica a trovare applicazione pratica”. Certo, il ruolo degli investitori istituzionali ma pensare di risolvere il gap solo con fondi pensione e previdenziali è illusorio e pericoloso perché è unintervento che non garantisce la velocità richiesta dalla situazione richiede. Da troppi anni si evidenzia il gap, si riconosce la necessità di correre per non restare troppo indietro e , intanto, il tempo passa e siamo sempre al miliardo di cui sopra.






